giovedì 11 dicembre 2025

Sulle tracce del potere invisibile: Sergio Flamigni

Miguel Gotor
L’uomo degli archivi, addio a Flamigni: indagò su Moro e P2

la Repubblica, 11 dicembre 2025

Ieri ci ha lasciato Sergio Flamigni e con lui scompare un uomo di valore e un comunista italiano dal percorso esemplare, condiviso con una leva di dirigenti politici che hanno prima costruito il “Partito nuovo” di togliattiana memoria e poi contribuito a rafforzare la segreteria di Enrico Berlinguer nel corso degli anni Settanta del Novecento. Aveva da pochi mesi raggiunto la veneranda età di cento anni e pochi giorni fa era stato ricordato a Roma in occasione dei festeggiamenti per i venti anni di vita della sua creatura culturale, l’archivio che porta il suo nome. La sua lunga vita ha attraversato il cuore pulsante di un secolo, il Novecento, che appare sempre più distante: da ragazzo era stato partigiano a fianco di Luciano Lama nella Brigata «Gastone Sozzi», in una terra, la Romagna, in cui la Resistenza si era combattuta palmo a palmo e fino all’ultimo sangue, sotto la guida di Arrigo Boldrini, il leggendario comandante «Bülow».

Nel dopoguerra si era impegnato prima nella Cgil di Forlì e poi nel partito e, dopo avere fatto il consigliere comunale e provinciale nella sua città, dal 1968 fino al 1987 era stato prima deputato e poi senatore del Pci, attivo componente delle commissioni Antimafia e delle commissioni parlamentari di inchiesta sul caso Moro e sulla P2. Nel corso degli anni Settanta aveva collaborato con Ugo Pecchioli nella sezione «Problemi dello Stato» del Pci che vide quel partito impegnato nella lotta al terrorismo su un doppio fronte: la spina nel fianco delle Brigate rosse e l’idra dell’eversione neofascista. Sia dall’esperienza della lotta armata resistenziale sia da quella politico-istituzionale nel partito e in parlamento è scaturito il suo impegno nello studio del terrorismo italiano con una particolare attenzione per il caso Moro. Uscito dal parlamento, infatti, ha avuto inizio una seconda feconda fase della sua vita, dedicata alla cultura e all’impegno come ricercatore indipendente, intorno al centro di documentazione da lui fondato a Oriolo Romano, che ben presto si sarebbe trasformato in un punto di riferimento obbligato per quanti vogliono studiare la storia dell’Italia repubblicana.

Tre sono stati i suoi campi di ricerca principali come studioso militante su cui ha lasciato opere pionieristiche e innovative tutte pubblicate per le edizioni Kaos che ha contribuito a renderle note al grande pubblico. Un impegno che gli è costato aspri scontri con uomini politici come Francesco Cossiga, che lo accusava ingiustamente di essere un dietrologo e uno stalinista, e dure polemiche con alcuni esponenti della magistratura. Il primo campo, il più noto, è quello dedicato al caso Moro, a partire dal suo primo libro, edito nel 1988, con una introduzione di Luciano Violante, intitolato “La tela del ragno”. Un’immagine pregnante e insuperata che gli ha consentito di mettere a fuoco, con una vera e propria controinchiesta, i tanti lati oscuri di un passaggio fondamentale della storia della Repubblica, sia sul versante brigatista, evidenziando incongruenze testimoniali e relazioni ambigue, sia sul versante di quella parte degli apparati dello Stato infedeli.

Il secondo campo è collegato al primo, ma approfondisce il tema dell’anti-Stato attraverso la ricostruzione del covo di via Gradoli. Un libro inchiesta, Covo di Stato nel 1999, che Flamigni ha potuto scrivere grazie al precoce utilizzo dei documenti dello scandalo dei «fondi neri» del Sisde del 1993, i quali hanno rivelato che nella via dove si trovava la principale base delle Brigate rosse durante il sequestro Moro insistevano anche una serie di appartamenti di proprietà di società fiduciarie dei servizi segreti o di persone collegate al ministero degli Interni. Una pista approfondita anche nelle ultime indagini sull’attentato alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, che hanno rivelato la contemporanea presenza di covi neofascisti dei Nar nella stessa palazzina e hanno portato alla condanna per falsa testimonianza dell’amministratore di quel condominio, risultato uomo di fiducia dei servizi stessi.

Il terzo campo di ricerca ha riguardato lo studio della P2 e della massoneria occulta in generale, un ambito di studi inspiegabilmente trascurato dalla storiografia contemporaneistica. Flamigni, con il volume “Trame atlantiche” del 1996, non soltanto ha dimostrato i rapporti della loggia gelliana con l’oltranzismo statunitense in Italia, ma anche la portata eversiva dell’organizzazione segreta sulla scorta delle risultanze della omonima commissione d’inchiesta presieduta da Tina Anselmi. Siamo sicuri che la sua eredità — la politica come servizio disinteressato e l’attuazione della Costituzione repubblicana come bussola — anche nel ricordo della compagna di una vita, Emilia Lotti, storica dirigente del movimento femminista comunista, non si disperderà grazie all’attività dell’archivio che porta il suo nome e a una leva di studiosi che proveranno a onorare il suo impegno.

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