venerdì 19 dicembre 2025

Giù le mani da Askatasuna

 

Comunicato stampa   su sgombero di Askatasuna  

Questa mattina all’alba ingenti forze di polizia, carabinieri e guardia di finanza in assetto antisommossa, dopo avere bloccato il quartiere Vanchiglia, chiuso due scuole, deviato il traffico e finanche il tragitto dei mezzi pubblici, hanno fatto irruzione nello stabile dell’ex asilo di corso Regina Margherita 47 già sede del centro sociale Askatasuna e da oltre due anni oggetto di un progetto, concordato tra un gruppo di cittadini e il Comune e accettato dal collettivo di Askatasuna, finalizzato, come si legge nelle delibere comunali, a mettere l’edificio in condizioni di sicurezza e di maggior agibilità per attività sociali, culturali e ricreative utili al territorio. All’esito dell’irruzione le forze di polizia hanno provveduto a murare gli accessi all’edificio e a tagliare le utenze di acqua e luce. Il ministro dell’interno, il prefetto e i media parlano di “sgombero”: peraltro in maniera del tutto impropria, ché l’edificio era stato dismesso da Askatasuna (il cui collettivo ha continuato, peraltro, ad operare) e, secondo quanto comunicato dalla prefettura, la perquisizione effettuata ha solo accertato la presenza nei piani superiori di sei “attivisti” e due gatti (sic!): assai poco per dimostrare l’esistenza di un centro sociale operativo e in grado, addirittura, di attentare all’ordine pubblico! 

La finalità dell’operazione di polizia, come è chiaro nei tempi e nella dinamica e come si legge tra le righe delle dichiarazioni del ministro, è quella di contrastare le mobilitazioni contro il genocidio in Palestina e contro le derive autoritarie e la repressione delle opinioni dissenzienti in atto in città e nel Paese, assumendo come pretesto alcuni episodi di violenza a cui avrebbero partecipato, tra gli altri, attivisti del collettivo Askatasuna destinatari di provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Evidente, infatti, è la sproporzione – a dir poco – tra il perseguimento di eventuali reati e l’operazione di polizia realizzata, preparata, del resto, da campagne di stampa risalenti e martellanti, da iniziative anche istituzionali della destra e da una criminalizzazione che ha condotto addirittura a un processo penale nei confronti di esponenti di Askatasuna per il delitto di associazione a delinquere, la cui esistenza è stata esclusa all’esito del dibattimento di primo grado dal Tribunale di Torino. L’operazione di polizia appare, dunque, nient’altro che una rivincita del Governo contro le ripetute smentite, anche giudiziarie, delle sue politiche di ordine pubblico e contro la scelta del Comune di avviare un dialogo con realtà antagoniste in vista di un governo della città inclusivo e capace di dare spazio a tutte le sue componenti nella prospettiva del superamento di contrapposizioni violente e improduttive. 

A fronte di questa operazione, sorprende e preoccupa l’atteggiamento del sindaco di Torino che, lungi dall’opporsi – come pure sarebbe stato doveroso – a un intervento teso a vanificare un proprio progetto, ha dichiarato in tempo reale la “cessazione” del patto di collaborazione (intervenuto, tra l’altro, non con Askatasuna ma con i proponenti il percorso di riqualificazione) in conseguenza dell’“accertamento della violazione delle prescrizioni relative all’interdizione all’accesso ai locali” (circostanza idonea a motivare richieste di chiarimento e successive prescrizioni ma non certo a determinare la chiusura d’autorità – e da parte di altri – dell’edificio e del progetto per esso elaborato). 

In questa situazione, come sottoscrittori della lettera con cui, sin dal settembre 2023, abbiamo sostenuto il progetto di trasformazione dell’ex asilo di corso Regina Margherita in bene comune a disposizione della città, esprimiamo la più ferma protesta per l’operazione di polizia tesa ad impedirlo, chiediamo alla Giunta comunale e alle forze politiche che la sostengono di adoperarsi per la riattivazione del progetto e ribadiamo il nostro impegno ad operare in tale direzione, convinti che le complesse dinamiche cittadine richiedono dialogo e confronto e non interventi autoritari e repressivi che – è facile prevederlo – determineranno solo ulteriori contrapposizioni e violenze 

Torino, 18 dicembre 2025 

Maria Chiara Acciarini 

Giorgio Airaudo 

Alessandra Algostino 

Eleonora Artesio 

Sandro Busso 

Amedeo Cottino 

Angelo d’Orsi 

Leopoldo Grosso 

Roberto Lamacchia 

Livio Pepino 

Gianfranco Ragona 

Marco Revelli


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