lunedì 10 febbraio 2025

Giulia




Antonio Maria Mira, Gli arresti. Giulia, sposa a 12 anni, schiava sessuale e madre a 14: choc a Latina, Avvenire, 10 febbraio 2025

Sposa bambina a 12 anni, incinta alla stessa età, una prima interruzione di gravidanza al quinto mese, nuovamente incinta dopo meno di tre mesi, una seconda interruzione di gravidanza, e infine a 14 anni la nascita di una figlia. Non è una storia da Terzo mondo ma italianissima. Storia di Giulia (nome di fantasia), bambina campana trasferita con la famiglia a Latina, dove finiscono in contatto con ambienti criminali.

È stata infatti scoperta dai carabinieri che indagavano su una piazza di spaccio di cocaina a Campo Boario, nel capoluogo pontino, gestita dal clan Di Silvio, famiglia rom sinti, italianissimi, riconosciuta da anni come famiglia mafiosa, con attività illecite in molti territori del Lazio, da Ostia alle province di Latina e Frosinone.

Un’inchiesta durata più di quattro anni e che si è occupata in particolare dei coniugi Ferdinando Di Silvio detto “Gianni” e Laura De Rosa, detta “Puccia”, famosi anche per i due enormi leoni dorati davanti alla loro casa. Intercettandoli i carabinieri hanno scoperto «una realtà di abusi di carattere sessuale a danno della minore infraquattordicenne».

Emerge così che la bambina nel mese di agosto 2021 era in stato di gravidanza «dovuta al concepimento, avvenuto quando era ancora dodicenne, con Armando Di Silvio», figlio della coppia indagata, all’epoca diciassettenne. Durante la gravidanza, nel settembre 2021, viene celebrato «il matrimonio, non consacrato, dei due giovani, come da tradizione Sinti». Gli sposi avevano 17 e 13 anni. Due mesi dopo, una visita medica accerta che il bimbo che Giulia portava in grembo era morto.

Essendo alla 22ma settimana è necessario un intervento. Ma le famiglie dei due ragazzini, che erano a conoscenza dei rapporti sessuali tra i due e «consapevoli dell’illiceità della situazione», per evitare denunce, portano a minore presso l’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia (Napoli) dove avviene l’intervento, senza che nessuno segnali l’evidente illegalità dello stato della bambina, malgrado si tratti, oltretutto, di una struttura pubblica.

Dopo l’intervento Giulia viene riportata dai Di Silvio malgrado la madre sia preoccupata del suo stato psicofisico. «È solo una bambina», dice in un’intercettazione, insistendo nel riportarla a casa. Ma la famiglia del clan si oppone perché, dicono, è stato celebrato un matrimonio. La stessa ragazzina telefona al padre per dirgli che vuole tronare a casa, perché solo dai suoi genitori può trovare l’affetto di cui ha bisogno dopo il trauma della perdita del figlio. La mamma così la va a prendere ma provoca la reazione della De Rosa che dice di sentirsi offesa, così alla fine il papà di Giulia convince la moglie a desistere.

E la bambina non solo deve restare a casa Di Silvio accettare di avere rapporti sessuali già pochi giorno dopo l’aborto perché, diceva il giovane compagno, la doveva mettere incita subito. Giulia è usata «come una marionetta» dice ancora la madre all’altra figlia. E lei stessa racconta che le hanno buttato via i vestiti, jeans e pantacollant, perché deve indossare solo gli abiti tradizionali Sinti. Inoltre la obbligano a collaborare nello spaccio, come documentato, dalle videoriprese dei carabinieri.

E ha 13 anni. Un’età che evidentemente non conta. Niente scuola, niente svaghi. Lei serve per altro. Così dopo trenta giorni dall’aborto è nuovamente incinta. Mentre lei è preoccupata, perché il ginecologo le aveva sconsigliato una nuova gravidanza dopo poco tempo, la famiglia Di Silvio fa i complimenti al ragazzo per le sue doti sessuali. Ma, come prevedibile, dopo pochi giorni arriva la seconda interruzione di gravidanza nel dicembre 2021.

La storia non finisce qui e non finiscono le insistenze per farle fare un figlio. Che alla fine arriva, una bimba nata ad aprile, 2023, quando Giulia ha ancora 14 anni. Lo scorso 4 febbraio scatta l’operazione dei carabinieri, coordinati dalla Procura di Latina, che porta all’arresto dei coniugi Di Silvia sia per il traffico di stupefacenti che per violenza a un minore. Indagati anche i genitori di Giulia. Il gip nell’ordinanza parla di «inconcepibili e assolutamente non giustificati usi e costumi» della famiglia Di Silvio «che non può trovare ingresso nel nostro sistema giuridico e desta particolare allarme ove si tenga conto dello stato di evidente sottomissione della minore e delle pressioni psicologiche attuate sulla stessa dagli indagati, tali da indurre la vittima, che era solo una bambina, a subire passivamente le vessazioni descritte e che, tutt’oggi risulta vivere con gli indagati». Fino al 4 febbraio.

Ora, infatti, Giulia, che è nuovamente incinta di 4 mesi, è ospitata con la figlia in una casa famiglia protetta. Qui è stata ascoltata dai magistrati, alla presenza di una psicologa. Un colloquio difficile, tra ammissioni e paure, la difesa, apparsa non convinta, degli usi Sinti, ma anche la conferma del suo desiderio di tornare nella sua famiglia. Una vicenda ancora da chiarire fino in fondo, anche sulle responsabilità dei servizi sociali e delle istituzioni scolastiche e sanitarie che non hanno mai segnalato nulla al Tribunale per i minori di una bambina cresciuta troppo in fretta, di due gravidanze e di due aborti. Neanche il matrimonio celebrato in uno dei locali più lussuosi di Latina, con oltre cento invitati, e malgrado le riprese dei carabinieri, ha suscitato interesse su quella bambina, quasi un fantasma.

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