Andrea Lavazza
"Putin era pronto a concessioni". Perché fallì il negoziato nel 2022
Avvenire, 16 febbraio 2024
I negoziati di pace tra Russia e Ucraina avviati dal 28 febbraio 2022 (a 4 giorni dall’invasione delle truppe di Mosca) erano molto più vicini a un accordo di quanto potesse allora apparire, e forse non c’è stato un unico elemento che li ha fatti poi fallire. Di certo, non fu un intervento dell’allora premier britannico Boris Johnson, come spesso sostenuto dal Cremlino, anche se l’Occidente rimase tiepido dinanzi alla trattativa. Quello che si può imparare da quella vicenda, ora rivelata in dettagli inediti da una ricostruzione degli storici e analisti politici Samuel Charap e Sergey Radchenko su Foreign Affairs, è che anche Putin era pronto, almeno fino alla vigilia di un potenziale incontro con Zelensky, a "concessioni" importanti (non dimenticando che era ed è l'aggressore).
I colloqui che avrebbero potuto porre fine alla guerra in Ucraina
Una storia nascosta di diplomazia che non ha funzionato, ma che contiene lezioni per i negoziati futuri
Samuel Charap e Sergey Radchenko
In questo articolo mostreremo come, sulla base delle informazioni fino ad oggi disponibili, questa tesi in tutti i suoi aspetti risulti infondata dal momento che:
La narrazione della ‘pace sabotata’ è stata promossa dai media di regime russi e dal Cremlino stesso nel tentativo di imputare la responsabilità della guerra all’Ucraina ed ai suoi alleati. Il fallimento dell’accordo è a volte attribuito all’intransigenza ucraina, altre alle pressioni occidentali, in particolare degli ‘anglosassoni’ (Regno Unito e Stati Uniti), per usare il gergo del Cremlino. Queste due tesi, sebbene contradditorie, soddisfano in realtà la necessità di puntellare due diverse correnti nella campagna di disinformazione russa: quella che vuole l’Ucraina come responsabile del conflitto e quella che la dipinge invece come ostaggio e vittima di una ‘guerra per procura’ occidentale contro la Russia.
- Nonostante le negoziazioni avessero fatto dei progressi, non è affatto vero che le parti fossero pronte o vicine a firmare un accordo.
- La bozza, o meglio le bozze, del presunto accordo oggetto di negoziazioni erano tutt’altro che esaustive e tralasciavano molte delle questioni cruciali, inclusa quella territoriale.
- Il fallimento delle trattative ha avuto poco a che fare con un presunto sabotaggio occidentale e sembra invece il risultato dell’incompatibilità delle posizioni delle parti, della malafede dimostrata da parte russa, e della debolezza delle condizioni e garanzie messe sul tavolo.
- Le presunte condizioni offerte all’Ucraina non erano particolarmente favorevoli e sembrano non esservi ragioni per sostenere che fossero migliori allora di quanto sarebbero [state] in un’ipotetica trattativa futura.
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