Italo Calvino a Franco Fortini, New York, vigilia di Natale 59
Caro
Fortini,
dunque
qui uno è sempre felice, e si sveglia al mattino ed è felice, va a
dormire ed è felice, e viene da domandarsi ma sono diventato cretino
che sono sempre così felice? eppure è così, in fondo uno pensa
tutti i problemi si potranno risolvere piano piano, anche il problema
negro, io sono favorevole a una lenta integrazione, ma quello che
manca, accidenti, lo senti ogni giorno più grave, non per la
televisione o per i persuasori occulti che quelle sono tutte
stupidaggini e l'America è un grande paese, e la televisione poi è
bellissima, ma è il fatto accidenti che proprio non capiscono
niente, non hanno il senso della storia, non hanno il senso della
filosofia, non hanno Hegel, è quello che cambia tutto, perciò sono
così spappolati dentro, Hegel, qui a venire a spiegare Hegel, a
mettere su un collegio hegeliano c'è da fare un sacco di quattrini,
naturalmente io ragiono già con criterio americano, i quattrini sono
la base di tutto e questo è ancora la cosa sana, fuori dei quattrini
non c'è che la teologia, questo spaventoso monoteismo
protestante-ebraico-cattolico che ha fatto blocco ed è diventato la
stessa cosa come già era, spaventoso come sono monoteisti in
America, io che sono più che mai politeista in tutto e credo
che la verità esista solo nella molteplicità degli dèi e in questo
senso amavo l'America e ancora l'amo ma come diversa invece mi appare
con questo monoteismo che fa del cattolicesimo qui un pericolo
terribile e gli ebrei questi cani che non hanno mai costruito niente,
pensare che l'America oggi pensa con cervello ebreo, novantacinque
per cento ebreo, e gli ebrei cosa hanno risolto? niente, la
psicanalisi per evitare le antitesi, basta
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