sabato 8 febbraio 2025

Dante e la musica

 



Purgatorio, canto secondo, 67-133

La musica in questo canto interviene già prima dell'incontro con Casella. 

"In exitu Israel de Aegypto "
cantavan tutti insieme ad una voce
con quanto di quel salmo è poscia scripto.

Siamo al verso 46 e seguenti, i visitatori Dante e Virgilio si trovano ancora ai piedi della montagna che costituisce il secondo regno dell'aldilà e vedono approdare delle anime destinate a dimorare in quei luoghi. Ed ecco che i nuovi arrivati intonano un canto, che è come l'insegna sotto la quale è posto tutto il Purgatorio. È il canto della liberazione degli ebrei dall'Egitto: «In exitu Israël de Aegypto». E qui il commento ce lo offre Dante stesso, quando nel Convivio cita questo salmo ad esempio del «sovrasenso» della Scrittura: è vero ciò che il canto dice alla lettera come è vero il senso spirituale di quelle stesse parole, l'uscita dall'Egitto equivale all'uscita dal peccato. L'anima viene ad essere santa e libera nella sua potestà. 

Poi viene l'incontro con Casella che è un musico. L'anima penitente si rivolge all'amico, per tre volte i due tentano di abbracciarsi senza riuscirci. Si ripete la scena di Enea che agli Inferi per tre volte cerca di stringere a sé la moglie Creusa nel poema di Virgilio. Di fronte alla meraviglia del visitatore amico l'ombra si ritrae, mentre l'altro si fa avanti e poi soavemente invitato a farlo si arresta. A questo punto Dante riconosce Casella - "allor conobbi chi era" - e lo prega di fermarsi a sua volta: "e pregai che, per parlarmi, un poco s'arrestasse". Per un breve momento i due si attardano a ragionare sul tempo trascorso dalla morte del nuovo arrivato in Purgatorio e una ragione chiara dello scompenso non viene fuori. Ecco di nuovo la musica occupare il centro del discorso:

E io: "Se nuova legge non ti toglie
memoria o uso a l’amoroso canto
che mi solea quetar tutte mie doglie,108

di ciò ti piaccia consolare alquanto
l’anima mia, che, con la sua persona
venendo qui, è affannata tanto!".111

’Amor che ne la mente mi ragiona’
cominciò elli allor sì dolcemente,
che la dolcezza ancor dentro mi suona.114

Lo mio maestro e io e quella gente
ch’eran con lui parevan sì contenti,
come a nessun toccasse altro la mente.117

Torna il richiamo alla dolcezza. Prima Casella aveva detto "soavemente" a Dante di fermarsi. Ora comincia dolcemente a cantare, "sì dolcemente che la dolcezza ancor dentro mi suona". La musica non è solo sottintesa, viene chiamata in causa dall'uso del verbo "suona". Che effetto fa? Sia Dante che Virgilio e  gli altri ascoltatori ("lo mio maestro e io e quella gente") cadono in preda all'estasi: "stato di isolamento e di evasione totale dalla realtà circostante dell'individuo completamente assorto su un unico oggetto; nella teologia cattolica il grado più alto dell'esperienza mistica"  (Treccani): "parevan sì contenti come a nessun toccasse la mente", ossia "come se nessuno avesse altro pensiero". E' accaduto qualcosa che somiglia alla sfida di Ulisse nel canto VIII dell'Inferno, un limite è stato superato, degli esseri umani si sono spinti al di là di ciò che è consentito. con l'accenno all'esperienza mistica il dizionario Treccani dà un'idea del problema che è insorto. Secondo la dottrina cattolica, tutte le cose più belle e più alte della terra non possono essere dei fini; non è lecito fermarsi ad esse, indugiare. Tocca a Catone, custode del Purgatorio, dare voce a un richiamo, impersonando la coscienza morale (il Super-io in termini freudiani):  

ed ecco il veglio onesto
gridando: "Che è ciò, spiriti lenti?120

qual negligenza, quale stare è questo?
Correte al monte a spogliarvi lo scoglio
ch’esser non lascia a voi Dio manifesto".123


Quel che è stato detto e fatto, tuttavia, è stato detto e fatto. A futura memoria la natura assoluta del fascino che la musica arriva ad esercitare sull'animo degli ascoltatori ha lasciato una traccia indelebile e definitiva.



PARAFRASI

Le anime, non appena si furono accorte della mia condizione,
del fatto che, poiché respiravo, ero ancora vivo,
impallidirono per la sorpresa.

E come intorno ad un messaggero che porta notizie,
per poterle sentire, la gente si raccoglie,
e nessuno si trattiene dall’accalcarsi intorno a lui,

allo stesso modo si misero a fissarmi tutte quelle anime
fortunate, quasi dimenticandosi dello scopo del loro viaggio,
di dover salire al monte per purificarsi dai peccati commessi.

Vidi quindi una di quelle anime avanzare verso di me
ed abbracciarmi, con un affetto tanto profondo,
che non potei fare a meno di ricambiare l’abbraccio.

Ahimè, ombre senza nessuna consistenza, se non all’apparenza!
Per tre volte strinsi le braccia intorno a lei, ed altrettante
non riuscii ad afferrare nulla e tornai a toccare il mio petto.

Credo di aver assunto quindi un’espressione di stupore;
poiché l’anima sorrise e si allontanò un poco,
ed io, per seguirla, avanzai.

Mi disse dolcemente di fermarmi, di non procedere oltre;
sentendo la sua voce, riconobbi quindi chi era e la pregai
di rimanere a parlare con me.

Mi rispose: “Tanto ti ho amato quando avevo un corpo mortale,
tanto ti amo ora che sono una anima libera: perciò, come mi
chiedi, mi trattengo; ma perché fai questo viaggio?

Mio caro Casella, per poter tornare ancora, dopo morto,
qui dove mi trovo adesso, ho intrapreso questo viaggio”,
gli risposi; “ma tu, che sei morto già da tanto tempo, come mai arrivi solo ora?”

Mi rispose lui: “Non mi è stato fatto alcun torto,
se l’angelo che decide chi traghettare e quando partire,
per più volte mi ha negato questo viaggio;

poiché attraverso la sua volontà si manifesta quella di Dio:
in verità negli ultimi tre mesi l’angelo ha preso a bordo
ogni anima che voleva salirci, senza nessuna opposizione.

Perciò io, che ero in quel momento rivolto al tratto di mare
in cui sfociano le acque del Tevere,
fui benevolmente accolto da lui.

L’angelo ha ora di nuovo rivolto le sue ali verso quella foce,
perché si raccolgono sempre in quel luogo
le anime che non dovranno scendere al fiume Acheronte.

Dissi allora io: “Se le nuove leggi dell’aldilà non ti hanno privato
della memoria, o della facoltà di cantare rime d’amore,
con cui riuscivi ad alleviare tutti i miei dispiaceri,

ti prego di consolare un poco con una canzone
la mia anima, che, giunta fino a questo punto insieme al suo
corpo, si è tanto affaticata!”

Amor che ne la mente mi ragion”
cominciò ad intonare allora Casella, con tanta dolcezza
che ancora adesso posso sentirla dentro di me.

Il mio maestro, io e tutte le anime che si trovavano
con Casella, sembravano così felicemente rapiti da quel canto,
come se la loro mente non fosse attraversata da nessun altro pensiero.

Eravamo tutti concentrati ed attenti
alla sua musica; quando apparve Catone
gridando: “Cosa succede, spiriti pigri?

Che negligenza, che ritardo è mai questo?
Affrettatevi a raggiungere il monte, a purificarvi da
quell’impedimento che vi impedisce di godere della vista di Dio.”

Come quando, per beccare della biada o del loglio,
i colombi stanno insieme per mangiare, quieti,
senza manifestare il loro solito orgoglio, senza stare impettiti,

e non appena appare qualcosa di cui abbiano paura,
subito abbandonano il cibo
perché assaliti da una più grande preoccupazione;

allo stesso modo, vidi quella folla di nuove anime
abbandonare l’ascolto del canto e fuggire verso il monte,
come colui che va senza sapere dove stia andando;

né io né Virgilio fummo meno rapidi ad allontanarci.




TESTO

L’anime, che si fuor di me accorte,
per lo spirare, ch’i’ era ancor vivo,
maravigliando diventaro smorte.

E come a messagger che porta ulivo
tragge la gente per udir novelle,
e di calcar nessun si mostra schivo,72

così al viso mio s’affisar quelle
anime fortunate tutte quante,
quasi oblïando d’ire a farsi belle.75

Io vidi una di lor trarresi avante
per abbracciarmi, con sì grande affetto,
che mosse me a far lo somigliante.78

Ohi ombre vane, fuor che ne l’aspetto!
tre volte dietro a lei le mani avvinsi,
e tante mi tornai con esse al petto.81

Di maraviglia, credo, mi dipinsi;
per che l’ombra sorrise e si ritrasse,
e io, seguendo lei, oltre mi pinsi.84

Soavemente disse ch’io posasse;
allor conobbi chi era, e pregai
che, per parlarmi, un poco s’arrestasse.87

Rispuosemi: "Così com’io t’amai
nel mortal corpo, così t’amo sciolta:
però m’arresto; ma tu perché vai?".90

"Casella mio, per tornar altra volta
là dov’io son, fo io questo vïaggio",
diss’io; "ma a te com’è tanta ora tolta?".93

Ed elli a me: "Nessun m’è fatto oltraggio,
se quei che leva quando e cui li piace,
più volte m’ ha negato esto passaggio;96

ché di giusto voler lo suo si face:
veramente da tre mesi elli ha tolto
chi ha voluto intrar, con tutta pace.99

Ond’io, ch’era ora a la marina vòlto
dove l’acqua di Tevero s’insala,
benignamente fu’ da lui ricolto.102

A quella foce ha elli or dritta l’ala,
però che sempre quivi si ricoglie
qual verso Acheronte non si cala".105

E io: "Se nuova legge non ti toglie
memoria o uso a l’amoroso canto
che mi solea quetar tutte mie doglie,108

di ciò ti piaccia consolare alquanto
l’anima mia, che, con la sua persona
venendo qui, è affannata tanto!".111

’Amor che ne la mente mi ragiona’
cominciò elli allor sì dolcemente,
che la dolcezza ancor dentro mi suona.114

Lo mio maestro e io e quella gente
ch’eran con lui parevan sì contenti,
come a nessun toccasse altro la mente.117

Noi eravam tutti fissi e attenti
a le sue note; ed ecco il veglio onesto
gridando: "Che è ciò, spiriti lenti?120

qual negligenza, quale stare è questo?
Correte al monte a spogliarvi lo scoglio
ch’esser non lascia a voi Dio manifesto".123

Come quando, cogliendo biado o loglio,
li colombi adunati a la pastura,
queti, sanza mostrar l’usato orgoglio,126

se cosa appare ond’elli abbian paura,
subitamente lasciano star l’esca,
perch’assaliti son da maggior cura;129

così vid’io quella masnada fresca
lasciar lo canto, e fuggir ver’ la costa,
com’om che va, né sa dove rïesca;132

né la nostra partita fu men tosta.


https://machiave.blogspot.com/2016/10/amor-che-ne-la-mente-mi-ragiona.html




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