giovedì 6 febbraio 2025

Poesie in ricordo di un profugo




Bertolt Brecht 

PER IL SUICIDIO DEL PROFUGO W. B.

Ho saputo che hai alzato la mano contro te stesso
prevenendo il macellaio.
Esule da otto anni, osservando l’ascesa del nemico,
spinto alla fine a un’invalicabile frontiera
hai valicato, dicono, una frontiera valicabile.

Imperi crollano. I capibanda
incedono in veste di uomini di stato. I popoli
non si vedono piú sotto le armature.

Cosí il futuro è nelle tenebre, e le forze del bene
sono deboli. Tutto questo hai veduto
quando hai distrutto il torturabile corpo.

A WALTER BENJAMIN, CHE SI TOLSE LA VITA MENTRE FUGGIVA DAVANTI A HITLER

Stancare l’avversario, la tattica che ti piaceva
quando sedevi al tavolo degli scacchi, all’ombra del pero.
Il nemico che ti cacciò via dai tuoi libri
non si lascia stancare da gente come noi.

 Traduzione italiana da “Bertolt Brecht. Poesie politiche”, a cura di Enrico Ganni, Einaudi 2015

LA VICENDA
Giulia Muroni, La postura dell'esule. Walter Benjamin e Bertolt Brecht a confronto
Mimesis Journal, anno 6, n. 2, pp. 101-102 

Ai porti e ai posti di confine vengono inviati elenchi di ebrei tedeschi e di oppositori del regime; la milizia di Vichy ispeziona i campi d’internamento, liberando i sostenitori del regime e riconsegnando alla Gestapo i «nemici dello Stato». Le possibilità di uscire legalmente dalla Francia sembrano inesistenti, perciò Benjamin sceglie di tentare di passare illegalmente la frontiera, nella speranza di attraversare la Spagna, arrivare in Portogallo e da lì imbarcarsi per gli Stati Uniti. Decide di attraversare il confine valicando i Pirenei. La meta è la cittadina costiera di Port Bou, dove passa la notte tra il 25 e il 26 settembre. Di fronte alla minaccia della polizia spagnola di riconsegnare i fuggitivi alle autorità francesi, Benjamin si toglie la vita con una forte dose di morfina. È il 26 settembre 1940 e, ironia della sorte, l’indomani la frontiera viene riaperta. L’anno successivo, durante l’estate 1941, pochi giorni dopo l’arrivo in California, la notizia raggiunge Brecht tramite Gunther Anders. La sua prima reazione consiste nella frase: «la morte di Benjamin è la prima reale perdita che Hitler ha causato alla letteratura tedesca». Nonostante il carico di incomprensioni e divergenze non solo caratteriali, Brecht mostra profonda stima e commozione per l’amico suicida e gli dedica alcune poesie. Si segnala qui la prima, che fa esplicito riferimento alla pratica, spesso condivisa del gioco degli scacchi: «Stancare l’avversario, la tattica che ti piaceva quando /sedevi al tavolo degli scacchi, all’ombra del pero. / Il nemico che ti cacciava via dai tuoi libri, / non si lascia stancare da gente come noi».
La quartina, che si rivolge direttamente al suicida, è una sorta di ultima lettera in cui Brecht fa menzione della tattica di logoramento dell’avversario al gioco degli scacchi. Benjamin era infatti solito pensare a lungo prima della mossa successiva, prolungando così l’attesa e sfiancando l’avversario. Quella dinamica del loro contesto amichevole viene trasferita nel violento contesto di guerra. Il nazismo ha allontanato con la forza Benjamin dai suoi libri, lo ha obbligato a impiegare le sue energie contro se stesso, privandolo della propria esistenza, condotta prima nell’indigenza, poi nell’isolamento e infine alla morte. La prima persona plurale usata nel finale indica la solidarietà e la vicinanza di Brecht nei confronti dell’amico. La conclusione inoltre cita il ritornello della Canzone dell’inadeguatezza degli sforzi umani dell’Opera da tre soldi: «Per stare a questo mondo ci vuol gente più furba di voialtri». La scelta della quartina conferisce un senso di urgenza al poema che lo distingue dagli altri: il linguaggio dei versi, la rima, il ritmo regolare e i suoni delle vocali, sembrano evocare le giornate estive nel frutteto di Svendborg. Un’atmosfera brutalmente interrotta dal nemico. Questa e le altre liriche sembrano partecipare – nell’intento di Brecht – di quell’azione di resistenza al regime di terrore nazista, al trionfo della barbarie, tenendo viva la memoria di Benjamin e degli altri amici caduti sotto la dittatura e impedendo che la loro storia venga cancellata o mistificata. Il suo dolore si esprime in una serie di liriche indirizzate personalmente, così da preservare e dare espressione alla personalità di Benjamin e seguire il suo monito: «il dono di riattizzare nel passato la scintilla della speranza è presente solo in quello storico che è compenetrato dall’idea che neppure i morti saranno al sicuro dal nemico, se vince. E questo nemico non ha smesso di vincere».

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Casualty List

Fleeing from a sinking ship, embarking on another sinking one
- with still no new one in sight - I note  
On a little scrap of paper the names of those
No longer around me.
 My little teacher from the working class
Margarete Steffin. In the middle of the lesson
Exhausted from flight
The little wise one sank down and died.
In the same way
Walter Benjamin left me -
My sparring-partner, so learned
Always seeking after the new.
At the impassable frontier
Tired of persecution, he lay down.
No more did he wake from sleep... 

Allo stesso modo
mi ha abbandonato il mio istruttore così ferrato
sempre in cerca del nuovo.
All'insuperabile frontiera
Stanco della persecuzione, si è coricato
né più si è risvegliato da quel sonno...



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