Bertolt Brecht
PER IL SUICIDIO DEL PROFUGO W. B.
prevenendo il macellaio.
Esule da otto anni, osservando l’ascesa del nemico,
spinto alla fine a un’invalicabile frontiera
hai valicato, dicono, una frontiera valicabile.
Imperi crollano. I capibanda
incedono in veste di uomini di stato. I popoli
non si vedono piú sotto le armature.
Cosí il futuro è nelle tenebre, e le forze del bene
sono deboli. Tutto questo hai veduto
quando hai distrutto il torturabile corpo.
A WALTER BENJAMIN, CHE SI TOLSE LA VITA MENTRE FUGGIVA DAVANTI A HITLER
Stancare l’avversario, la tattica che ti piaceva
quando sedevi al tavolo degli scacchi, all’ombra del pero.
Il nemico che ti cacciò via dai tuoi libri
non si lascia stancare da gente come noi.
Traduzione italiana da “Bertolt Brecht. Poesie politiche”, a cura di Enrico Ganni, Einaudi 2015
LA VICENDA
Giulia Muroni, La postura dell'esule. Walter Benjamin e Bertolt Brecht a confronto
Mimesis Journal, anno 6, n. 2, pp. 101-102
Ai
porti e ai posti di confine vengono inviati elenchi di ebrei tedeschi
e di oppositori del regime; la milizia di Vichy ispeziona i campi
d’internamento, liberando i sostenitori del regime e riconsegnando
alla Gestapo i «nemici dello Stato». Le possibilità di uscire
legalmente dalla Francia sembrano inesistenti, perciò Benjamin
sceglie di tentare di passare illegalmente la frontiera, nella
speranza di attraversare la Spagna, arrivare in Portogallo e da lì
imbarcarsi per gli Stati Uniti. Decide di attraversare il confine
valicando i Pirenei. La meta è la cittadina costiera di Port Bou,
dove passa la notte tra il 25 e il 26 settembre. Di fronte alla
minaccia della polizia spagnola di riconsegnare i fuggitivi alle
autorità francesi, Benjamin si toglie la vita con una forte dose di
morfina. È il 26 settembre 1940 e, ironia della sorte, l’indomani
la frontiera viene riaperta. L’anno successivo, durante l’estate
1941, pochi giorni dopo l’arrivo in California, la notizia
raggiunge Brecht tramite Gunther Anders. La sua prima reazione
consiste nella frase: «la morte di Benjamin è la prima reale
perdita che Hitler ha causato alla letteratura tedesca». Nonostante
il carico di incomprensioni e divergenze non solo caratteriali,
Brecht mostra profonda stima e commozione per l’amico suicida e gli
dedica alcune poesie. Si segnala qui la prima, che fa esplicito
riferimento alla pratica, spesso condivisa del gioco degli scacchi:
«Stancare l’avversario, la tattica che ti piaceva quando /sedevi
al tavolo degli scacchi, all’ombra del pero. / Il nemico che ti
cacciava via dai tuoi libri, / non si lascia stancare da gente come
noi».
La
quartina, che si rivolge direttamente al suicida, è una sorta di
ultima lettera in cui Brecht fa menzione della tattica di logoramento
dell’avversario al gioco degli scacchi. Benjamin era infatti solito
pensare a lungo prima della mossa successiva, prolungando così
l’attesa e sfiancando l’avversario. Quella dinamica del loro
contesto amichevole viene trasferita nel violento contesto di guerra.
Il nazismo ha allontanato con la forza Benjamin dai suoi libri, lo ha
obbligato a impiegare le sue energie contro se stesso, privandolo
della propria esistenza, condotta prima nell’indigenza, poi
nell’isolamento e infine alla morte. La prima persona plurale usata
nel finale indica la solidarietà e la vicinanza di Brecht nei
confronti dell’amico. La conclusione inoltre cita il ritornello
della Canzone
dell’inadeguatezza degli sforzi umani dell’Opera
da tre soldi:
«Per stare a questo mondo ci vuol gente più furba di
voialtri». La
scelta della quartina conferisce un senso di urgenza al poema che lo
distingue dagli altri: il linguaggio dei versi, la rima, il ritmo
regolare e i suoni delle vocali, sembrano evocare le giornate estive
nel frutteto di Svendborg. Un’atmosfera brutalmente interrotta dal
nemico. Questa e le altre liriche sembrano partecipare –
nell’intento di Brecht – di quell’azione di resistenza al
regime di terrore nazista, al trionfo della barbarie, tenendo viva la
memoria di Benjamin e degli altri amici caduti sotto la dittatura e
impedendo che la loro storia venga cancellata o mistificata. Il suo
dolore si esprime in una serie di liriche indirizzate personalmente,
così da preservare e dare espressione alla personalità di Benjamin
e seguire il suo monito: «il dono di riattizzare nel passato la
scintilla della speranza è presente solo in quello storico che è
compenetrato dall’idea che neppure i morti saranno al sicuro dal
nemico, se vince. E questo nemico non ha smesso di vincere».
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Casualty List
Fleeing from a sinking ship, embarking on another sinking one
- with still no new one in sight - I note
On a little scrap of paper the names of those
No longer around me.
My little teacher from the working class
Margarete Steffin. In the middle of the lesson
Exhausted from flight
The little wise one sank down and died.
In the same way
Walter Benjamin left me -
My sparring-partner, so learned
Always seeking after the new.
At the impassable frontier
Tired of persecution, he lay down.
No more did he wake from sleep...
Allo stesso modo
mi ha abbandonato il mio istruttore così ferrato
sempre in cerca del nuovo.
All'insuperabile frontiera
Stanco della persecuzione, si è coricato
né più si è risvegliato da quel sonno...
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