Lorenzo Cremonesi, Putin va avanti con il super missile Zelensky: «Ora una risposta seria»
Corriere della Sera, 23 novembre 2024
Ma, come interpretare le frasi di Putin? Sembrava che la vittoria elettorale di Trump portasse acqua al mulino russo. E dunque adesso Putin va all’attacco convinto di guadagnare posizioni in vista degli accordi con Trump a spese dell’Ucraina, oppure non crede più nelle intese facili e prende tutto ciò che può? La sua è una prova di forza, o un’ammissione di debolezza? Perché è vero che le sue truppe stanno avanzando nel Donbass, però lo fanno molto lentamente, con perdite spaventose. Appare anche evidente che il suo bisogno di ricorrere agli aiuti dello «Stato canaglia» di Kim Jong-un per liberare l’enclave di Kursk manifesta gravi difficoltà. A metà agosto proclamava sicuro di sé che gli ucraini sarebbero stati scacciati in men che non si dica. Oggi sono ancora su circa metà del migliaio di chilometri quadrati che erano riusciti a occupare e ogni giorno di battaglia in più per Putin rappresenta uno smacco. E ora ci si mettono pure i razzi a lungo raggio Atacms americani, oltre agli Storm Shadow britannici: armi agili, potenti, infide per le retrovie russe. Putin minaccia, cambia la dottrina atomica, ma la Nato ribadisce che il sostegno all’Ucraina non cambia. Zelensky chiede ai leader globali una «risposta seria» così che Putin «provi le conseguenze reali delle sue azioni». L’intelligence ucraina spiega poi che i missili russi ipersonici sono pochi e ancora in fase sperimentale. Nato e ucraini ne parleranno martedì al summit dedicato alla minaccia balistica russa. «Le ultime ore dimostrano che la minaccia di un conflitto globale è seria e reale», ha notato il premier polacco Donald Tusk.
Marco Imarisio, L'auto senza freni di Putin, Corriere della Sera, 23 novembre 2024
L’iniziativa spetta ora agli Usa e all’Europa. In Russia, la convinzione generale è che, per quanto il presidente aspiri a entrare nei libri di Storia, non abbia alcuna intenzione di farlo da cavaliere dell’apocalisse. È ben conscio dell’inferiorità conclamata del suo Paese nel campo nucleare. «Cominciare la Terza guerra mondiale a causa di un missile ucraino caduto su un magazzino nella regione di Bryansk sarebbe un po’ esagerato» scrive il Moskovsky Komsomomoltes, il più cremliniano dei quotidiani schierati con il Cremlino.
Anche se si tratta di un bluff, andare a scoprire le carte potrebbe non essere la migliore delle idee. Putin è specializzato nel superare le linee rosse. Lo ha fatto il 24 febbraio 2022 invadendo l’Ucraina, lo ha ripetuto con il referendum per l’annessione delle regioni appena conquistate, e infine lanciando un missile a media gittata. Per descrivere il suo carattere, i biografi più accreditati usano l’immagine di un’auto priva di retromarcia e di freni.
I quaranta giorni che ci separano dall’insediamento di Trump alla Casa Bianca saranno una gara di forza e lucidità che prevede un dilemma-Putin da affrontare nel più breve tempo possibile. Chi si mostra più unito e convinto delle sue idee, potrebbe guadagnare un posto di riguardo al futuro tavolo delle trattative. Ma sembra quasi che Europa e Usa si stiano preparando ad affrontare questa prova decisiva creando una babele di tante voci diverse. Nei suoi ultimi giorni da presidente, Joe Biden vuole rafforzare la posizione ucraina. Trump promette invece di risolvere la guerra in poche ore, lasciando così intendere che è disposto a far contenta la Russia. La Germania telefona al Cremlino, Gran Bretagna e Francia promettono invece altre armi a Kiev, l’Italia cerca un difficile equilibrio tra posizioni ben distanti tra loro.
Il presidente russo è l’unico che può permettersi di aspettare. La sola opinione che conta è la sua. L’unico elemento fisso di un paesaggio sempre più variabile rimane lui. Era chiaro fin dall’inizio che sarebbe stato così. Il 7 marzo del 2022, nel suo ultimo editoriale per il Corriere, il compianto Franco Venturini scriveva che qualunque cosa accada, per porre fine alla guerra è comunque con Vladimir Putin che bisognerà parlare. Sarebbe meglio non arrivare in ordine sparso a questo ineludibile appuntamento.
Romano Prodi, intervistato da Massimo Giannini, la Repubblica, 24 novembre 2024
Non credo che Trump, da solo, riuscirà a far finire le guerre. Ma a mio parere è pressocché certo un aiuto più massiccio a Israele e una forte riduzione dell'aiuto all'Ucraina. Non solo perché è legato a Putin da un'amicizia personale, come ha spiegato anche a Zelensky in occasione della sua visita alla Trump Tower il 27 settembre. Ma anche perché è convinto che l'Ucraina sia una faccenda esclusivamente europea. Lasciando che sia l'Europa a "morire per Kiev", Trump raggiunge due obiettivi geostrategici. In primo luogo indebolire ulteriormente l'Europa, scaricando sulle sue spalle l'onere bellico della difesa ucraina e dunque costringendola a politiche di austerity ancora più severe. In secondo luogo ricucire un rapporto con la Russia, per isolare la Cina sul piano economico, politico, militare e persino energetico. Anche lo stop al Green Deal e la politica dei dazi per Trump servono a questo: impedire a Xi Jinping di esportare l'eolico e il solare, mercati sui quali i cinesi hanno una forza dirompente e in qualche caso, come le terre rare, quasi monopolistica.
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