mercoledì 6 novembre 2024

La filastrocca delle lucciole




C'erano nel dialetto cilentano della mia infanzia delle parole derivate dal greco. Il filologo tedesco Gerhard Rohlfs ha perfino voluto sostenere che quei vocaboli almeno in parte avessero a che fare con la antica presenza dei coloni greci nella zona. Ipotesi discutibile. 
La derivazione diretta dall’antichità greca accantonata e messa da parte, quel che resta è un bel repertorio di parole dall'aria esotica. Alcune, non tutte, sono molto belle. Catacatascio, catecatascia per lucciola fa pensare al gioco danzante dell’insetto nel buio, ma non contiene nessun richiamo al pur modesto splendore dell’insetto. L'origine greca del termine è almeno probabile per via del prefisso "cata" (sotto). L' etimologia di "catascia", "catascio" dà invece luogo a opinioni divergenti. Innegabile è la consonanza onomatopeica della parola che richiama l'alternanza dell'accensione e dello spegnimento. Le sillabe ripetute facevano da motivo conduttore in una crudele filastrocca al tempo di me bambino o ragazzo:

Catacatascio
a monte e abbascio
Vieni vieni
ca mo’ te scascio

Lucciola che vai su e giù, vieni vieni che ora ti rovino”.
Ne esiste una variante che dice:

Catacatàscia, scinni abbàscio:
mo' te véo, mo' te scascio
"

Lucciola, vieni giù, ora ti vedo, ora ti rovino". 
La versione toscana di questa filastrocca è molto più fantasiosa e gentile:

Lucciola lucciola gialla gialla
metti la briglia alla cavalla
che la vuole il figlio del re
lucciola lucciola vieni con me

Ugualmente gentile  e graziosa è la versione tradizionale italiana:

Lucciola lucciola vien da me
ti darò il pan del re
pan del re e della regina
lucciola lucciola vien vicina

Il greco si ritrova altrove nel Sud, con la rima in -asce. Così a Trevico (Avellino):

Cata catascia
scinn abbasce
ie te chiure
e tu ti skascie
e si skascie la cascatella
vien abbasce quera cchiù bella.

Lucciola vieni giù, io ti chiudo e tu ti rompi e se cascando ti rovini, viene giù quella più bella”. Per "skascie la cascatella" non sarebbe da escludere una sequenza legata al gioco della ripetizione meccanica senza un significato chiaro. 
Decisamente crudele il testo di Calitri, sempre dalle parti di Avellino:

Botta catascia scinn’ abbasc’
ramm’ la chiav’ r’ la cascia
tu te ‘nghiur’ e ij t’ skasce

Avanti lucciola vieni giù, dammi le chiavi della cassa, tu ti chiudi e io ti rovino”.

Nomen omen. Nel Sud, il nome greco è stato portatore di morte per le lucciole. Tutto questo per via delle assonanze con certe parole dialettali. Più fortunato il termine italiano lucciola, che sembra quasi un vezzeggiativo. E lasciamo stare la metafora che porta a usare la parola come sinonimo di prostituta. Vale la pena di ricordare da ultimo il valore simbolico dell'insetto: associata alla luce interiore, la lucciola incarna la speranza che ci invoglia a resistere nei momenti di sconforto. Proiettata nel mondo dei sogni, in alcune leggende giapponesi, essa rimanda alle anime dei condottieri morti in battaglia. Nel pensiero magico, viene collegata all'elemento del fuoco e simboleggia lo spirito. 



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