Lorenzo Cremonesi, Atomiche, Putin alza il livello, Corriere della Sera, 20 novembre 2020
Il ministero della Difesa a Mosca comunque minimizza e afferma di avere abbattuto 5 missili e danneggiato il sesto. Putin coglie l’occasione per ufficializzare la sua nuova dottrina atomica, già annunciata nel recente passato: d’ora in poi la Russia potrà ricorrere all’arma nucleare contro qualsiasi attacco convenzionale considerato «un pericolo per la sicurezza nazionale» e che venga lanciato da un Paese anche privo di atomica, ma alleato di potenze che ne sono muniti. In realtà, è dal primo giorno di guerra il 24 febbraio 2022 che il presidente russo sventola lo spauracchio atomico. «Il ricorso agli Atacams è il segnale chiaro che il fronte Nato vuole l’escalation», commenta il ministro degli Esteri russo Lavrov. «Ci riserviamo il diritto di ricorrere alle armi nucleari», ha reagito minaccioso anche il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. Resta l’impressione che Mosca intenda attendere la presidenza Trump prima di compiere alcuna mossa drastica.
Marco Imarisio, Lo zar prova a far leva sull’ansia occidentale E a infiammare la propaganda interna, Corriere della Sera, 20 novembre 2024
Tutto come previsto. Ma con una scelta di tempo che meno casuale di così non potrebbe essere. Con la firma del decreto numero 991, «Le basi della politica statale nel campo della deterrenza nucleare», Vladimir Putin parla senza dire una parola. Lascia capire, senza esporsi in prima persona su una notizia tanto importante quanto non ancora confermata ufficialmente, com’è quella del via libera della Casa Bianca all’uso di armi a lunga gittata in territorio russo da parte dell’esercito ucraino.
La nuova dottrina, che sostituisce quella del 2020 la quale a sua volta riscriveva quella del 2010, era stata annunciata all’inizio della scorsa primavera, dopo una settimana ad alta tensione con l’Occidente. Per essere poi lasciata in naftalina. Fino a ieri mattina. Sette pagine in tutto, e una premessa benevola. «La Russia considera l’arma nucleare come (...) una misura estrema e obbligata, e intraprende tutti gli sforzi necessari per diminuire la minaccia nucleare e scongiurare un inasprimento dei rapporti interstatali capace di provocare conflitti militari di ogni genere».
Ma dopo le buone intenzioni, ecco le novità, già ampiamente anticipate a mezzo stampa. «In seguito all’insorgere di nuovi rischi e pericoli militari per la Russia», così spiega la Tass, l’agenzia di Stato incaricata di rendere note e spiegare le leggi appena approvate dal Cremlino, viene confermato il principio secondo cui la Russia può usare l’atomica in risposta ad un attacco contro sé stessa o la Bielorussia, avvenuto con l’impiego di armi convenzionali, a patto che minacci la sovranità e l’integrità territoriale. Mentre prima si parlava di «minaccia all’esistenza stessa dello Stato», qui l’asticella viene abbassata fino a una più generica e sindacabile «minaccia critica».
Con effetto immediato, l’aggressione di qualunque Stato appartenente a una coalizione militare contro la Russia e i suoi alleati, viene considerata come un’aggressione della coalizione intera. Anche un attacco da parte di uno Stato non-nucleare, vedi alla voce Ucraina, con la partecipazione o con il sostegno di uno Stato nucleare sarà considerato come un attacco congiunto e quindi passibile di una risposta nucleare. L’opzione atomica è possibile anche in caso di «informazione veritiera» riguardo un lancio di missili balistici contro la Russia o su suoi obiettivi militari ubicati fuori dai suoi confini, e pure in presenza di «un’informazione attendibile» sul decollo in massa di «mezzi di attacco aereo» in territorio russo.
Il semplice dispiegamento da parte dell’avversario potenziale di sistemi e mezzi della difesa antimissilistica, di armi ipersoniche ad alta precisione, e di droni d’urto, può invece autorizzare il Cremlino a far scattare una eventuale deterrenza nucleare. Così come da oggi potrebbe essere sufficiente a raggiungere lo stato d’allerta nucleare anche la semplice progettazione e lo svolgimento di grosse manovre militari vicino ai confini e, lampante il riferimento alla Nato, «la formazione o l’allargamento delle coalizioni militari esistenti che avvicinano la loro infrastruttura alla Russia».
Il messaggio è chiaro. Più che i contenuti, conta il momento. Putin conosce bene qual è la grande paura dell’occidente e di tutto il mondo. Il presidente sa anche che si tratta di una partita che non può permettersi di giocare, per assenza di risorse.
Ma la scelta di sbrinare un decreto pronto da mesi non è solo rivolta al mondo esterno. Dopo la notizia giunta venerdì dagli Usa, l’opinione pubblica russa, soprattutto quella televisiva, ha subito gonfiato i muscoli dell’orgoglio patriottico. I talk show serali del lunedì hanno toccato vette altissime. «Bastano tre missili ben piazzati e l’intera civiltà britannica crollerà e sarà distrutta per sempre» ha detto un esperto militare sul primo canale di Stato, mostrando una cartina con tutte le capitali e luoghi sensibili d’Europa potenzialmente raggiungibili dai missili del suo Paese, per poi concentrarsi sul «nemico principale», ovvero il Regno Unito.
Non importa se i pochi media avveduti e le persone con reale conoscenza delle intenzioni di Putin e del suo circolo ristretto continuano a escludere il ricorso all’arma totale. Questa è l’aria che tira e che da anni viene fatta soffiare in Russia, veicolando messaggi di natura ultra-nazionalistica. Putin non poteva parlare, ma doveva dare una risposta.
«L’uso dei missili può essere ora qualificato come aggressione dei Paesi del blocco Nato contro la Russia. Questa è già la Terza Guerra Mondiale. Forse il vecchio Biden ha deciso davvero di lasciare la vita in bella maniera portandosi dietro una buona parte dell’umanità». Firmato Dmitry Medvedev, uno dei pochi ad avere commentato finora il nuovo trattato firmato dal Cremlino, l’ex enfant prodige della politica russa che all’estero gode ancora di ampia visibilità proprio in virtù delle sue invettive senza freni. La doppia narrazione andrà avanti a lungo, anche in Russia. Con i cavalieri dell’apocalisse sempre in prima fila.
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