Putea.
Bottega
in italiano. La parola greca in origine era apotheke,
che
di fatto è ancora adesso il
nome delle farmacie in Germania, nei Paesi Bassi e in Fiandra. Nei paesi del Cilento, la putea
era spesso l’unico negozio di prossimità e vendeva un po’ di
tutto dai prodotti alimentari a
tutta una serie di articoli utili nella vita familiare, i fiammiferi, i quaderni a righe e a quadretti, la penna da intingere nel calamaio con l'astuccio e il pennino, tanto per dire. Ancora adesso nei villaggi
piemontesi di montagna succede la stessa cosa. La putea
era
l’antenato della superette e del minimarket. Aveva
un lungo passato alle spalle. Ne parlano nei loro resoconti di
viaggio gli stranieri che attraversarono il territorio nella prima
metà dell’Ottocento. Craufurd Tait Ramage, letterato e ministro
della Chiesa scozzese, arriva a Torchiara il 30 aprile 1828: “Era
necessario , a questo punto, ottenere qualche informazione sulla
strada da seguire e pensai che il luogo migliore fosse la locanda.
La gente mentre passavo mi osservava ma nessuno diceva una parola ed
io non parlai finché non trovai la locanda; questa fungeva pure da
bottega e la riconobbi subito dai vari oggetti appesi alla porta.
Consisteva in una sola stanza ed era affollata dai contadini; non era
intonacata, il tetto era basso ed il locale era oscuro e squallido,
ma questa era forse solo la mia impressione, provocata dal
contrasto con la strada assolata da cui provenivo. Lanciai una
rapida occhiata sui vari prodotti esposti nella piccola bottega e
ordinai un fiasco di vino. L’oste, disponendo di un locale angusto,
teneva tutto appeso al soffitto, ad eccezione del vino; potei vedere
prosciutti che sembravano ben conservati, lunghe corone di salsicce;
piccole forme di formaggio di latte di capra e, appesa in reticelle,
una grande varietà di frutta secca, come lo zibibbo ed i fichi. Due
botticelle di vino completavano la dispensa dell’oste. […] Alcuni
dei presenti facevano una partita a carte, che l’oste tiene sempre
a disposizione dei clienti, forse per indurli a frequentare il suo
locale. Giocavano a scopa”.
Dieci
anni dopo, il 17 maggio 1838, un altro viaggiatore, l’inglese
Arthur John Strutt si trova una sessantina di chilometri più a sud,
a Pisciotta. Ed ecco spuntare di nuovo la bottega: “Strada facendo,
ci dovemmo fermare dal giudice per mostrargli i passaporti […]
Trovammo Sua Signoria, insieme con uno o due altri dignitari, seduto
davanti ad un braciere a carbone. Fu cortesissimo, ed avendo dato uno
sguardo ai nostri documenti, ci affidò alle
cure della nostra padrona di casa, che subito ci condusse alla
“bottega”, un negozio fornito di tutto, come se ne trovano in
questi villaggi”. Forse, con l'avvento dell'automobile, il primato assoluto del bazar universale è venuto meno: se la distanza dal centro più vicino non è troppo grande, il problema degli acquisti trova una soluzione diversa.
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