sabato 16 novembre 2024

La bottega del paese






Putea. Bottega in italiano. La parola greca in origine era apotheke, che di fatto è ancora adesso il nome delle farmacie in Germania, nei Paesi Bassi e in Fiandra. Nei paesi del Cilento, la putea era spesso l’unico negozio di prossimità e vendeva un po’ di tutto dai prodotti alimentari a tutta una serie di articoli utili nella vita familiare, i fiammiferi, i quaderni a righe e a quadretti, la penna da intingere nel calamaio con l'astuccio e il pennino, tanto per dire. Ancora adesso nei villaggi piemontesi di montagna succede la stessa cosa. La putea era l’antenato della superette e del minimarket. Aveva un lungo passato alle spalle. Ne parlano nei loro resoconti di viaggio gli stranieri che attraversarono il territorio nella prima metà dell’Ottocento. Craufurd Tait Ramage, letterato e ministro della Chiesa scozzese, arriva a Torchiara il 30 aprile 1828: “Era necessario , a questo punto, ottenere qualche informazione sulla strada da seguire e pensai che il luogo migliore fosse la locanda. La gente mentre passavo mi osservava ma nessuno diceva una parola ed io non parlai finché non trovai la locanda; questa fungeva pure da bottega e la riconobbi subito dai vari oggetti appesi alla porta. Consisteva in una sola stanza ed era affollata dai contadini; non era intonacata, il tetto era basso ed il locale era oscuro e squallido, ma questa era forse solo la mia impressione, provocata dal contrasto con la strada assolata da cui provenivo. Lanciai una rapida occhiata sui vari prodotti esposti nella piccola bottega e ordinai un fiasco di vino. L’oste, disponendo di un locale angusto, teneva tutto appeso al soffitto, ad eccezione del vino; potei vedere prosciutti che sembravano ben conservati, lunghe corone di salsicce; piccole forme di formaggio di latte di capra e, appesa in reticelle, una grande varietà di frutta secca, come lo zibibbo ed i fichi. Due botticelle di vino completavano la dispensa dell’oste. […] Alcuni dei presenti facevano una partita a carte, che l’oste tiene sempre a disposizione dei clienti, forse per indurli a frequentare il suo locale. Giocavano a scopa”. Dieci anni dopo, il 17 maggio 1838, un altro viaggiatore, l’inglese Arthur John Strutt si trova una sessantina di chilometri più a sud, a Pisciotta. Ed ecco spuntare di nuovo la bottega: “Strada facendo, ci dovemmo fermare dal giudice per mostrargli i passaporti […] Trovammo Sua Signoria, insieme con uno o due altri dignitari, seduto davanti ad un braciere a carbone. Fu cortesissimo, ed avendo dato uno sguardo ai nostri documenti, ci affidò alle cure della nostra padrona di casa, che subito ci condusse alla “bottega”, un negozio fornito di tutto, come se ne trovano in questi villaggi”. Forse, con l'avvento dell'automobile, il primato assoluto del bazar universale è venuto meno: se la distanza dal centro più vicino non è troppo grande, il problema degli acquisti trova una soluzione diversa. 

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