Commercio al dettaglio itinerante: non una nicchia di mercato, ma una realtà consolidata che occupa una posizione non indifferente nel panorama italiano. Ci si comprano fiori o prodotti alimentari, tessuti artigianali o bigiotteria; il più delle volte il venditore è straniero, ma in alcune realtà i banchi sono quasi tutti italiani. È l’Italia degli ambulanti, i cui banchetti non sono solo l’appuntamento del week end per gli appassionati di mercati e mercatini, ma costituiscono sempre più una frangia di spessore nel settore, con 183 mila operatori, pari al 22% (quasi una su quattro) di tutte le imprese commerciali, attività che per la stragrande maggioranza (175 mila, il 95%) sono micro-imprese individuali. A dare la dimensione di questo fenomeno sono i dati elaborati da Unioncamere-InfoCamere sulla base del Registro delle Imprese delle Camere di commercio, che fotografano la situazione al 30 giugno. A trainare il settore è la forte presenza di operatori stranieri tra gli imprenditori (il 56%, poco meno di 100 mila unità). Per quanto riguarda infine i settori, i più numerosi sono i banchetti non alimentari (38%), in particolare il comparto abbigliamento, seguiti da quelli di fiori, cosmetici e chincaglieria (‘altri prodotti’, 37%), mentre sono poco meno di uno su cinque (18,5%) quelli alimentari. (Fortune)
Stando a questi dati i banchetti di alimentari in mano a venditori stranieri non sono tanto numerosi in Italia. Nel mercato che ho l'abitudine di frequentare a Torino gli ambulanti marocchini sono ben presenti e godono di una folta e affezionata clientela. Sono spesso giovani. Nel campo della frutta e della verdura sono particolarmente ricercati da una clientela italiana sovente composta da anziani e da vecchi con le badanti. Offrono ortaggi di buona qualità a prezzi accessibili. Quanto alla frutta, la loro è più buona che bella e colpisce per la sua diversità da quella che sullo stesso mercato viene proposta da taluni venditori indigeni. Da anni ormai esiste la frutta bella, bella da vedere, con la buccia lucente e regolare, tanto bella da vedere quanto insipida da mangiare. Come esiste il suo contrario la frutta sghemba, picchiettata, dal colore incerto, un po' rosso e un po' verde per le mele, giallastro per le pesche, beige sporco per le pere. Questa ha spesso un gusto migliore, è più gradevole al palato.
Altra cosa ancora è l'attenzione che i giovani venditori marocchini riservano alle vecchie signore. Sarà tutto un cinema esibito per ragioni commerciali, però le dame mostrano di gradire. Domande sulla loro salute. Domande che presuppongono una buona memoria dei fatti già accaduti. Come va la gamba, ora? Sei andata dal dottore? E che cosa ti ha detto? Ultima cosa. Questi venditori passano buona parte del tempo a ridere e scherzare. Bisogna dire che un po' di recita rientrava anche nel repertorio di alcuni commercianti piemontesi. Dispute rituali tra marito e moglie, tra fratello e sorella, tra genitori e figli. Ora questi marocchini mostrano di saper maneggiare lo scherzo. Non è un fatto tanto ovvio. Per la buona riuscita dello spettacolo bisogna avere una certa padronanza della lingua. Con un italiano da bongo bongo non si riesce a addomesticare le parole in modo da strappare un sorriso o un sentimento di adesione, di simpatia umana.
Tutte cose lontane dalle accuse grossolane che circolano a proposito degli stranieri in generale. Il diavolo non è brutto come lo si dipinge. Basta guardarsi intorno e assistere senza troppi pregiudizi agli spettacoli che si svolgono sotto i nostri occhi.
Non ci sono solo i venditori magrebini al mercato. Ci sono i piccoli danzatori sudamericani nella metropolitana. A Porta Susa a Torino ci sono due stazioni, una della ferrovia e una della metropolitana, appunto. Due stazioni distribuite su tre piani. Al terzo piano sotto terra c'è la metropolitana. Davanti ai tornelli dell'ingresso si apre un vasto spazio vuoto e poco o niente attraversato dall'andirivieni dei passeggeri. Alcuni ragazzini sudamericani vanno lì tutti i pomeriggi e si esibiscono in uno spettacolo di danza. Hanno con sé un diffusore che manda musica ad alto volume. Il ballo è sempre lo stesso, mette in scena il corteggiamento. Il ragazzo fa il giro della pista battendo ritmicamente i piedi e tenendo in mano un sombrero rovesciato di fianco. La ragazza sta al centro e moltiplica da ferma le movenze. Nessuno applaude. Solo la nostra nipotina di tre anni si ferma incantata a guardare e non si lascia facilmente portar via. Bisogna approfittare della pausa tra un ballo e l'altro e sperare che la musica non riattacchi troppo presto.
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