venerdì 15 novembre 2024

C'era una volta Rimal




Sami al-Ajrami con Anna Lombardi, Le chiavi di casa. Un diario da Gaza
Mondadori, Milano 2024

Rimal non esiste più

Dopo due settimane di bombardamenti e attacchi, le forze israeliane lasciano l'ospedale
Al-Shifa. Le immagini che arrivano da lì sono di totale devastazione. Provo dolore, non solo per le centinaia di vittime, ma anche perché segna davvero la fine di un'era di speranza e di sviluppo. Il quartiere di Rimal, dove sorgeva, nel cuore di Gaza City, era un'area elegante. Oltre all'ospedale, c'era un famoso centro commerciale, sempre affollato. E poi
un ristorante "italiano", il migliore della Striscia, o almeno così dicevano. Era il preferito delle mie figlie, spesso ci facevamo consegnare le loro buone pizze a domicilio. Proprio davanti all'Al-Shifa  c'era poi il più storico albergo della città, Marna House, una villetta di tre piani trasformata in una sorta di boutique hotel, con davanti un albero molto antico e nel suo giardino una piacevolissima caffetteria. Ci andavo da piccolo, mi ci portavano i miei genitori. E ho continuato a frequentarlo, accompagnandoci spesso i giornalisti stranieri a bere qualcosa o a fumare la shisha. Era un luogo dall'atmosfera cosmopolita.
Nella stessa area, poco distante, frequentavo poi un ristorante, quello di Abu Talal, noto per preparare "i migliori falafel di Gaza". L'ultima volta ci sono stato a settembre, poco prima dell'inizio della guerra.
Penso con dolore a quei luoghi per me così densi di ricordi, ora distrutti per sempre. E immagino il tormento di chi in quei bei palazzi viveva, spesso i più ricchi fra noi, e ora è costretto a sopravvivere nelle tende di Rafah. Le loro case a Rimal sono state tutte distrutte dall'artiglieria e bruciate. 
È accaduto al mio amico Eyad, avvocato esperto di diritti umani e manager di una ONG. Ha resistito A Rafah per mesi agognando il ritorno a casa. Poi, quando ha visto le immagini del suo bell'appartamento distrutto, ha comprato il passaggio in Egitto per sé e per la sua famiglia. Mi ha salutato con le lacrime agli occhi: "Ci mettiamo in salvo prima dell'invasione di Rafah, non ho più nulla a cui tornare". Ora è al Cairo e va avanti con i risparmi di una vita. Presto li esaurirà, e non ha ancora trovato un lavoro. 






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