Sabino Cassese
Ci sono più democrazie occidentali, ma sono più vuote
Il Sole 24ore, 29 giugno 2025
Aumenta il numero degli abitanti del pianeta che vive in regimi democratici, ma si svuotano le democrazie occidentali. La politica è spogliata di valore. Si registrano indifferenza e diffusione di sentimenti antipolitici. I segni di questa fase di passaggio delle democrazie sono molti e vanno dall’elettorato, ai partiti politici, alla prevalenza della democrazia costituzionale, all’europeizzazione.
I cittadini si allontanano dall’arena politica convenzionale, declinano la coesione elettorale e l’identità collettiva tra gli elettori. L’affluenza alle elezioni diminuisce, l’elettorato è volatile e imprevedibile. In secondo luogo, diminuiscono il numero degli iscritti ai partiti e il loro senso di appartenenza, aumenta la distanza tra partiti e elettori, sempre meno fedeli a causa del minore radicamento sociale dei partiti. I partiti sono sempre meno attenti all’integrazione, mobilitazione, aggregazione degli interessi e finiscono per rappresentare il governo nella società piuttosto che il contrario.
Tutto questo produce un aumento della componente costituzionale della democrazia (dei pesi e contrappesi), il ricorso a istituzioni non maggioritarie, un governo neo corporativo, in cui le politiche sono decise attraverso negoziati tra interessi e il coinvolgimento degli stakeholders, invece che con la partecipazione popolare. Contribuiscono a questo allontanamento dei partiti dalla società la disciplina legislativa dei partiti e il loro finanziamento pubblico. C’è, infine, una relazione tra l’integrazione europea e la crescente depoliticizzazione perché l’UE opera come una struttura in cui prevalgono le organizzazioni degli interessi e svolge una funzione di regolazione, piuttosto che di redistribuzione.
Quindi le democrazie sono sempre più alla ricerca di legittimità procedurali, registrano un disimpegno dell’élite, mentre perde peso la divisione tra destra e sinistra e si assiste a una presidenzializzazione della leadership politica.
Queste le conclusioni principali di una riflessione straordinariamente efficace, analitica, ben argomentata, fondata su un attento esame di tutti i dati disponibili, dello studioso irlandese Peter Mair, che è stato uno dei principali protagonisti della scienza politica contemporanea e ha insegnato all’università di Leiden e all’Istituto universitario europeo di Fiesole. Questo libro fornisce un contributo fondamentale alle trasformazioni in corso delle democrazie, certamente le più importanti da quando, nel 1835 e nel 1840, Alexis de Tocqueville analizzò la democrazia moderna e ne fissò i concetti principali. C’è ora da chiedersi se queste trasformazioni costituiscano soltanto una fase del ciclo di vita dei regimi democratici o, invece, rappresentino un segnale della sua definitiva obsolescenza.
Peter Mair
Governare il vuoto. La fine della democrazia dei partiti
Rubbettino, pagg. 198, € 18
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