sabato 21 giugno 2025

Bannon


«Giusto frenare Trump pensi agli americani»
Viviana Mazza

NEW YORK L’altro ieri, il giorno in cui Trump ha annunciato una finestra di due settimane per decidere se intervenire o meno in Iran, Steve Bannon — che è alla testa del fronte contrario all’intervento americano in questa guerra — è stato visto entrare alla Casa Bianca per incontrare il presidente a pranzo, dove si sarebbe trattenuto per tre ore. Abbiamo parlato al telefono con l’ex stratega elettorale di Trump ieri mattina, prima che andasse in onda con il suo programma tv online War Room.

Di cosa avete parlato con il presidente Trump?

«Non voglio parlare delle conversazioni personali, ma consideriamo molto saggio quello che ha fatto: prendersi un paio di settimane per valutare le alternative e vedere se c’è la possibilità di un accordo che gli ayatollah rispettino, lasciando che lo faccia Steve Witkoff, e puntando a cercare una soluzione pacifica con la diplomazia, anche se è diplomazia coercitiva. E un’altra cosa che non dove sfuggire è che sta valutando tutte le alternative per assicurarsi che, se l’opzione militare sarà necessaria per evitare che gli iraniani arrivino alla Bomba, sia efficace, e una volta sola. Non si farà coinvolgere in un cambio di regime. Ha già detto che non ci sarà un assassinio o l’eliminazione dell’ayatollah. E il punto è che Netanyahu sta cercando di forzare la situazione».

In che modo?

«Non è stata data tuttora una spiegazione del perché abbiano agito lo scorso giovedì notte-venerdì mattina. Perché era così urgente? Quello che Netanyahu ha fatto è trasmettere un falso senso di urgenza, è il vecchio trucco del venditore che cerca di venderti qualcosa in più: vuole vendere un cambio di regime, cosa che il presidente ha rifiutato. Quello che continuo a dire, il mio mantra, è: gli israeliani finiscano ciò che hanno iniziato. È scandaloso che abbiano iniziato dipendendo dagli americani per il colpo di grazia finale. Non ne hanno mai parlato con l’amministrazione, non hanno mai informato il presidente Trump che era subordinato a questo. È scandaloso. Francamente, si potrebbe argomentare che Israele sta perdendo questa guerra in base al numero di colpi che stanno subendo e al fatto che stanno finendo i missili: devono mantenere il focus, se il loro obiettivo finale è Fordow, dovrebbero bombardarlo costantemente o fare qualunque cosa sia necessaria. Sono un grande sostenitore di Israele e del fatto che Israele metta se stesso al primo posto, ma America First non è Israel First. America First è America First. Trump sta facendo ciò che deve in quanto comandante in capo, in modo coraggioso e intelligente».

Ma se gli iraniani non cedono nei negoziati e visto che Israele non può distruggere Fordow, lei ha l’impressione che Trump potrebbe entrare in guerra?

«Se tutti gli aspetti diplomatici non potranno essere risolti o se non potrà ottenere un accordo che ha fiducia che verrà rispettato, potrebbe esstidito sere un’opzione. Ma non è un’opzione che sta spingendo. Il presidente Trump è un dealmaker, uno che fa accordi, punta sempre sull’opzionalità. L’attuale situazione gli dà la possibilità di considerare alternative diverse. Se l’obiettivo degli israeliani è eliminare Fordow, non sta dicendo loro di fermarsi, sta dicendo l’esatto opposto. Quello che ha infatutti in America è che Netanyahu ha dato per scontato che gli Stati Uniti sarebbero semplicemente intervenuti militarmente. E dà lezioni al movimento Maga dicendoci: “Che cosa volete, l’america First o l’america morta?”. È oltraggioso. Nessun leader può parlare così, specialmente un leader che viene a supplicare l’appoggio del popolo americano. Fox News, Rupert Murdoch, Ted Cruz e tutti i guerrafondai hanno esagerato e infastidito tutti, per il semplice motivo che stavano spingendo uno scenario tipo guerra in Iraq. E il presidente non si farà mai risucchiare in una situazione del genere».

Per quale ragione?

«Perché il suo programma di politica interna sta funzionando: l’economia, i dazi, l’immigrazione e le espulsioni, ha tante vittorie, e il suo focus dovrebbe essere il riavvicinamento alla Russia, non gestire i mullah persiani. Non si farà distrarre, non si farà tirar dentro ad un evento secondario. È ovvio che hanno cercato di fargli fretta per spingerlo a una decisione militare perché non erano in grado di finire ciò che hanno iniziato, che dipende dal trascinare gli americani in guerra. Il popolo americano non è stato preparato a questo. È successo all’improvviso e ripeto: perché giovedì? Netanyahu ha ammesso su Fox News che (gli iraniani, ndr) non avranno una Bomba per almeno 12 o 13 mesi. Hanno fatto un attacco a sorpresa come a Pearl Harbor: perché?».

Gli israeliani dovrebbero usare le forze speciali per distruggere Fordow?

«Israele deve averci pensato. Qualunque cosa serva per il colpo di grazia: strike multipli, raid dei commando... finite quel che avete iniziato».

Distruggere Fordow potrebbe non bastare per distruggere il programma nucleare. Molti credono che ci sia un programma segreto.

«Esatto».

Che cosa pensa del ruolo degli europei?

«Gli iraniani sperano che gli europei lancino loro una scialuppa di salvataggio. Se cercano di negoziare con gli europei anziché con il team del presidente Trump questo non verrà accolto bene, ma vediamo cosa succede. In vista del summit Nato, la cosa più importante su cui devono riflettere gli europei è la richiesta americana del 5% del Pil per la difesa: un cambiamento epocale per la politica interna europea e specialmente italiana».

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