Alfonso Berardinelli
Il Novecento con i suoi fantasmi e un presente incapace di nostalgie
Il Foglio, 28 giugno 2025
Di circa dieci anni più giovane di Croce, che nacque da Hegel ma più tardi anche da De Sanctis, un grande narratore come Thomas Mann nacque da Schopenhauer, Wagner e Nietzsche per arrivare a Goethe e perfino alla Democrazia, pur restando fedele alla Nobiltà (etica) dello Spirito, della Kultur dell’anima come opposto della cultura come civilizzazione progressiva e umanistica della vita pubblica.
E’ con il tramonto della cultura in quanto spirito, ancora presente in poeti intellettuali come Valéry e Eliot, che l’Europa cambia, travolta sia da Marx che da Freud, trionfanti nei decenni fra le due guerre. Per loro, per la loro scienza dell’umano, la parola spirito non ha più senso perché manca di contenuto.
Con la generazione di Montale (che pubblicò nel 1925 il suo primo libro, Ossi di seppia) e di Marcuse (su cui è appena uscito da Castelvecchi La critica radicale di tutto ciò che esiste di Andrew Feenberg) la vita perde la sua autotrascendenza. In Montale è assoluta e occasionale contingenza; e con la sintesi di Marx e Freud, Marcuse pensa la storia umana solo come storia della società. E’ così che il Novecento finisce. Ironica chiacchierata pseudo-metafisica negli ultimi libri poetici di Montale. Estremistico neoumanesimo in Marcuse, che porta la Kritische Theorie francofortese in California, e da qui cerca di rilanciarla nell’europa anni Sessanta-settanta.
Anniversari, bilanci retrospettivi. Mi sembra di sfogliare e contemplare un album di vecchie foto. Defunta è l’arte, la letteratura che trascende la vita. Sparita è la cultura che trascende “il presente stato di cose” socialmente dato. Di che cosa avere nostalgia? Non so più se sarei capace di rileggere un racconto di Mann o una poesia di Montale, che in fondo non mi è mai piaciuto. Quanto al Marcuse rivoluzionario, deplorato dai suoi vecchi amici Horkheimer e Adorno, lo rivedo in una bella foto mentre parla a una folla di studenti berlinesi nel 1967. E questa è nostalgia.
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