lunedì 16 giugno 2025

Israele non ce la fa


E adesso? Le possibili evoluzioni della guerra Iran-Israele
Angela Napoletano, Avvenire, 14 giugno 2025

Cosa succede adesso? È la domanda che si fanno tutti. Lo scenario è incerto ma caratterizzato da “linee rosse” ben visibili che sono state ampiamente superate da entrambe le parti. Queste sono le tre questioni che gli esperti invitano a tenere in considerazione per ipotizzare l’evoluzione del conflitto.

Dai siti nucleari alle infrastrutture energetiche

Israele ha ancora molta strada da fare se vuole smantellare le strutture nucleari iraniane. Secondo alcuni analisti militari la distruzione totale dei siti ben nascosti e fortificati in tutto il Paese è pressoché impossibile. Per lo meno adesso e senza l’aiuto dei governi amici di Tel Aviv. È per questo che i prossimi attacchi potrebbero riguardare altri punti nevralgici del regime iraniano, come le infrastrutture energetiche. Nel mirino del Mossad potrebbero esserci in particolare i giacimenti petroliferi. Speculare potrebbe però essere anche la estensione del fronte da parte di Teheran. Sabato mattina il regime ha minacciato con chiarezza di colpire le basi regionali degli alleati di Tel Aviv: l'Iran «avverte Stati Uniti, Regno Unito e Francia che le loro basi e navi nella regione saranno prese di mira se contribuiranno a fermare gli attacchi di Teheran contro Israele», riportano gli organi semi-ufficiali degli ayatollah.

La caccia al leader massimo Ali Khamenei

L'entità dell’attacco di Israele contro l'Iran e la scelta dei bersagli dell’operazione, comprese figure chiave nella catena di comando militare del paese e scienziati nucleari, rivela un’ambizione più a lungo termine che va oltre la destabilizzazione della leadership del regime: Tel Aviv vuole rovesciarlo. La tattica del far cadere una dittatura smontando il vertice è stata del resto adottata da Israele a Gaza con l’uccisione del leader di Hamas Yahia Sinwar (e di suo fratello Mohammed) e in Libano dove nel 2024 venne fatto fuori il numero uno di Hezbollah, Hassan Nasrallah. La fine dell’era di Bashar al-Assad in Siria l’anno scorso e di Saddam Hussein in Iraq nel 2003 dimostrano che anche le dittature finiscono. Secondo alcuni analisti il premier israeliano Benjamin Netanyahu di Khamenei vuole, letteralmente, la testa. Potrebbe farcela? Diversi sono i dubbi considerato che la leadership teocratica è molto ben radicata e sostenuta da forze di sicurezza leali. L’operazione è tra l’altro rischiosa considerato che non c’è alcuna garanzia che chi subentrerà non sia ancora più radicale nel perseguire un conflitto con Israele. La storia ci insegna che potrebbe essere anche peggio.

Le insurrezioni

È parte di questo piano anche la spinta all’insurrezione del popolo iraniano. Le parole con cui Netanyahu si è rivolto agli iraniani poche ore dopo l’inizio degli attacchi non lasciano margini all’interpretazione. «Il regime islamico, che vi opprime da quasi 50 anni, minaccia di distruggere il nostro Paese», ha sottolineato in un discorso video. Il premier israeliano ha spiegato che la determinazione con cui Israele intende eliminare il “pericolo esistenziale” rappresentato dall’Iran per la sua nazione fa il paio con la necessità di ridare all’Iran la libertà. «Il regime non sa cosa lo ha colpito, né cosa lo colpirà. Non è mai stato così debole. Questa è la vostra opportunità – ha insistito - per alzarvi e far sentire la vostra voce». Non va dimenticato tuttavia che tutti i tentativi di insurrezione avvenuti in Iran negli ultimi anni, gli ultimi degni di nota sono quelli registrati dopo la morte di Mahsa Amini tra il 2022 e il 2023, sono stati soffocati. Sui tetti di Teheran per il momento sventola solo la bandiera rossa della vendetta.


Una situazione fuori controllo
Giovanni Carpinelli

Normalmente la guerra dovrebbe essere la prosecuzione della politica con altri mezzi. Non sempre è così, e Clausewitz lo sapeva. Per questo introdusse il concetto di "guerra assoluta". Allora il ricorso alla violenza tende solo all'annientamento del nemico. La tendenza verso la guerra assoluta causò la rovina di Napoleone. La prima guerra mondiale ebbe questo aspetto fin dall'inizio, fin da quando, il 30 luglio 1914, il cancelliere Bethmann-Hollweg, durante una riunione del gabinetto prussiano, dichiarò: "La grande maggioranza dei popoli ama la pace, ma gli eventi non sono più sotto controllo". Ecco: gli eventi non sono più sotto controllo è una espressione che vale anche per quanto sta accadendo in Medio Oriente. Nessuno degli attori principali, Netanyahu, Khamenei, Trump, persegue uno scopo politico raggiungibile. Le iniziative assunte possono avere conseguenze imprevedibili, molto lontane dalle aspettative dei promotori.


1 commento:

  1. Grazie Giovanni, le tue parole sono più che condivisibili. Stiamo vivendo momenti che hanno del terribile, così lo sento io, tuttavia altri pare che se lo nascondano. Ho una seria grossa paura.

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