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Lyse Doucet, la giornalista canadese corrispondente della Bbc dall'Iran |
Nello Scavo
Il punto. I siti nucleari sono stati distrutti? E Khamenei dov'è? L'Iran resta un rebus
Avvenire, 27 giugno 2025
Di sicuro c’è solo che sono stati bombardati. Ma nessuno ad oggi è riuscito a dimostrare che l’Iran non sia in grado di tornare ad arricchire uranio fin dai prossimi mesi. Il presidente Trump aveva invocato il licenziamento dei giornalisti della Cnn e del New York Times che avevano raccolto voci tutt’altro che trionfali all’interno dell’intelligence Usa. E le annunciate «prove incontrovertibili» che avrebbero dovuto confermare l’annientamento della capacità nucleare iraniana, e di conseguenza costringere i media al mea culpa, in realtà hanno aggiunto altri dubbi alla narrazione della Casa Bianca.
A rubare la scena però è stato l’ottantaseienne Khamenei, la guida suprema che da una località nascosta ha inviato un videomessaggio registrato, mettendo a tacere voci contrastanti sulla sua sorte. Ha rivendicato la «vittoria dopo 12 giorni di guerra», culminati in un attacco iraniano alla più grande base statunitense nella regione, situata in Qatar, dopo che Washington si era unita agli attacchi israeliani. «La Repubblica Islamica ha dato uno schiaffo in faccia all’America. Ha attaccato una delle più importanti basi americane nella regione», ha dichiarato Khamenei. In realtà tra Teheran e gli Usa c’era stato un accordo per consentire una reazione che consentisse ai pasdaran di salvare la faccia, senza che vi fossero vittime né danni rilevanti alla base americana. Con alle spalle una bandiera iraniana e un ritratto dell’ayatollah Khomeini, nel discorso trasmesso dalla televisione di stato, la guida suprema , che prima ha accusato Trum di avere «esagerato» l’esito degli attacchi Usa, ha giurato che l’Iran non si arrenderà mai. «Il presidente degli Stati Uniti Trump ha svelato la verità e ha chiarito che gli americani non si accontenteranno di niente di meno che la resa - ha detto -, un evento del genere non accadrà mai». E con la consueta retorica ha sostenuto che aver colpito «importanti centri americani nella regione» mostra che Teheran potrà «intervenire contro di essi ogni volta che lo riterrà necessario».
All’opposto, per “the Donald” l’intervento Usa ha sortito «un vero e proprio annientamento» del processo nucleare iraniano. Lo ha ribadito il tycoon ignorando una valutazione iniziale della “Defense Intelligence Agency” statunitense, secondo cui il percorso dell’Iran verso la costruzione di un’arma nucleare potrebbe essere stato ritardato solo di alcuni mesi. Parlando dall’Aia, dove ha partecipato al vertice Nato, Trump ha affermato di non vedere l’Iran nuovamente impegnato nello sviluppo di armi nucleari. «Parleremo con loro la prossima settimana. Potremmo firmare un accordo. Non lo so. Per me, non credo sia così necessario», ha aggiunto volendo mostrare d’essere certo di avere azzerato le ambizioni atomiche degli ayatollah. «L’ultima cosa che vogliono fare - ha insistito il presidente Usa - è arricchire qualcosa in questo momento».
Il direttore della Cia, John Ratcliffe aveva dichiarato in una nota che gli attacchi aerei statunitensi avevano «gravemente danneggiato» il programma nucleare iraniano, ma non è arrivato a sostenere che il programma sia stato distrutto. L’agenzia di intelligence ha confermato un «insieme di prove credibili» secondo cui diverse strutture iraniane chiave sono state distrutte e che ci vorranno anni per ricostruirle. Anche l’agenzia nucleare israeliana ha valutato che gli attacchi hanno «retrocesso di molti anni la capacità dell’Iran di sviluppare armi nucleari», sebbene Trump abbia affermato di non fare affidamento sull’intelligence israeliana. La Casa Bianca ha anche smentito che l’Iran abbia rimosso materiali sensibili dal sito nucleare bombardato nel fine settimana, ribadendo quanto dichiarato in precedenza dal suo segretario alla Difesa, Pete Hegseth. In un post pubblicato su Truth Social, Trump ha scritto: «Le auto e i piccoli camion presenti sul sito erano di operai del cemento che cercavano di coprire la sommità dei condotti. Nulla è stato portato via dall’impianto». Ma ancora una volta non ha fornito prove a sostegno della sua affermazione, facendo leva sulle parole poco prima pronunciate dal segretario alla Difesa. Pete Hegseth: «Non sono a conoscenza di alcuna informazione di intelligence che indichi che le cose non fossero dove dovevano essere, spostate o altro».
La risposta da Teheran al momento chiude le porte a ipotesi negoziali. L’Iran ha annunciato di volersi chiamare fuori dal trattato di non proliferazione, cancellando le intese che permettevano agli ispettori dell’Aiea, l’agenzia per il nucleare dell’Onu, di poter esaminare gli impianti. Nella capitale iraniana la vita è ripresa nella scomoda normalità fatta di timori per la repressione, lavori per rimuovere le macerie degli edifici colpiti, e la speranza che si possa aprire una stagione di riforme.
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