Giovanni Tesio
Za(vattini) dalla A alla Zeta: enciclopedia sperimentale dell’arte di andare a vanvera
Ottanta voci e venti collaboratori tratteggiano una personalità poliedrica e inarrestabile
Ci sono entusiasmi che vanno dichiarati senza paura di essere eccessivi. Ed è quanto mi accade di pensare di fronte a questo Zavattini A-Z, pubblicato da Electa, che sarà in libreria dal 17 giugno. Un’enciclopedia versatile che Guido Conti ha dedicato a uno dei suoi numi tutelari. Ottanta voci e venti collaboratori che di Zavattini tratteggiano la personalità poliedrica e inarrestabile, di cui Conti già aveva curato la fluviale “summa”, Cesare Zavattini a Milano (1929- 1939) Letteratura, rotocalchi, radio, fotografia, editoria, fumetti, cinema, pittura: un sottotitolo che dà bene l’idea di un protagonista, che in tanta attività disperde forse un poco del suo enorme potenziale, ma che ha attraversato un’Italia ancora rustica e barbara per accompagnarne la crescita con la sua - di fatto - “solidissima presenza”.
È stato un sodale e solidale come Luigi Malerba a definirne meglio di altri la caratura parlando di uno scrittore all’apparenza «del tutto disorganico» ma di una coerenza «così compatta e consapevole» da non temere «né l’urto degli entusiasmi, né quello dei sospetti». Zavattini è un universo, uno sperimentatore plurimo, che addirittura i telegrammi riusciva a trasformarli - come testimonia Bruno Gambarotta - in lenzuolate di parole. Lui, nato sulla sponda destra di Po, nell’antica Padanìa (non la più volgare dizione di Padània, come ci avvisa Roberto Barbolini), che altre presenze grasse evoca e convoca tanto da farne una specie di koinè del tutto atipica: tanto puntigliosa nel contraddire le regole quanto determinata nell’accudirne il blasone.
A fare da connettivo la scienza della “vanvera”, da non intendersi come disarmonia, ma come arte della deroga, dell’andare a zig zag. Una linea che sulle due sponde di Po segna una delle terre letterariamente più estrose delle nostre patrie lettere. Tra Mantova e Reggio, un andare d’ambio, di qua e di là del maggior fiume, che imbarca lungo la via Emilia una quantità di nomi tutti buoni e tutti bizzarri, di cui, come dei maiali - nessuna offesa, beninteso - si mangiano anche gli “unghiuoli”. Geografia lunare, dialettale materica, macaronica, corporale, e chi odia gli aggettivi se ne faccia una ragione.
Molti aneddoti, molte curiosità, molti documenti (si veda alla voce fondamentale Archivio Zavattini dovuta ad Alberto Ferraboschi), molte trouvailles, che arricchiscono i temi più disparati. Tanto che diventa difficile restare a singoli passaggi perché siamo qui di fronte a un vero e proprio caleidoscopio di possibilità. Da Guareschi a Pasolini, da Bertolucci a Celati, da Munari a Steinberg, da Cristo a Mussolini, dai Sette fratelli Cervi al Sessantotto, temi, ismi, periodici, film, luoghi, confronti in cui non ci si stanca di frugare, anche in virtù di una lodevole leggibilità.
Restando a Za, occorre precisare che la sua origine provinciale (si veda alla voce Provincia), pur restando incardinata - Zavattini da Luzzara, poeta in dialetto e scopritore di talenti letterari di franca narrazione - ha saputo muoversi nei suoi altrove: Milano, Roma, dove ha vissuto la sua stagione cinematografica di segno forte (si veda alla voce Cinema nuovo o De Sica o Rossellini o Neorealismo), non dimenticando l’oltreoceano, specie alla voce Cuba o alla voce Márquez Gabriel García.
Ma soprattutto si abbia cura di tenere presente la passione umoristica (alla voce Umorismo), che è forse la cifra dell’aspirazione maggiore. E a farne fede sia almeno una lettera inedita che Za scrisse allo scrittore e amico Arnaldo Frateili. Lettera in cui, accanto alla consapevolezza della propria ambizione, si mostra in tutta evidenza, e non senza qualche gustosa curiosità (il sogno di essere assunto da Charlot come gagman…) l’apertura a un mondo cinematografico che avrebbe meritato maggiore attenzione e dedizione culturale.
Come per ogni enciclopedia che si rispetti - a meno che non si voglia fare come il Roquentin della Nausée - la lettura non chiede di essere sistematica e ogni scheda con un suo autore ha una sua autonomia. A integrazione di un mondo così policromo, ci sono poi qui più di cento illustrazioni che fanno storia di per sé: fotografie, dipinti di piccolo formato, locandine di film, pagine autografe, numeri unici, testate, copertine di libri. Anche se a dominare è la fotografia di uno Zavattini di singolare eleganza e di straniata sprezzatura. Cappotto con collo di pelliccia, guanti neri nella mano sinistra, bastone da passeggio ben poggiato al suolo sulla destra, cappello sulle ventitré e sigaretta pendula, gli occhi di insolente e un poco obliqua e sdegnosa guardatura. Uno Zavattini “futurista”, che pare contrastare con le tante pose assai meno atteggiate che le illustrazioni documentano.
Comincia di qui il viaggio sorprendente di un uomo di così grande immaginazione e di così straordinaria avventura.

Nessun commento:
Posta un commento