Natalia Aspesi
Venerdì di Repubblica, 26 giugno 2025
Cara Natalia, miei verdi 81 anni mi permettono, spero, di usare il tu, abitudine da giramondo. Le due lettere del numero del 6 giugno del Venerdì, di Flavio Viero e di Mauro di Firenze, mi hanno fatto piangere, ecco perché: dopo 48 anni di matrimonio, nel 2015 mia moglie ha cominciato a soffrire di Parkinson, dopo pochi anni si è presentato l’Alzheimer. Quando giravo il mondo, sveglia a orari notturni e bacio prima di correre a Pisa, prendere l’aereo e via per il mondo. Ora nel lettone purtroppo diviso da sbarre, per evitare sue cadute, lei vive nel suo mondo. Nessuno capisce se soffre. La mettiamo sulla sua sedia a rotelle e ci guarda come un gattino perduto. Prima di andare a letto ascolto il suo respiro, lei apre gli occhi e capisce che sono lì, un bacio e dormiamo mano nella mano con il mio braccio appoggiato alla sbarra che non è proprio la posizione migliore ma tant’è. E nel frattempo gli anni di matrimonio sono 58. Questo è uno sfogo per dire a tutti: siate felici e godetevi la vita rispettando chi avete vicino, perché la vita è più breve di quanto si possa immaginare. Grazie per la tua attenzione. Un caro saluto ed un abbraccio!
Giovanni Ponzi
Un’altra donna che non c’è, un altro gattino perduto, che vive in un mondo altro. Questa è la quarta lettera scritta da uomini, che non hanno abbandonato nel vuoto la presenza e l’aiuto della loro donna. Vedo che lei ha pianto dopo aver letto due lettere di uomini che hanno parlato della loro moglie perduta nell’Alzheimer, ne hanno raccolto quella che era la loro vita insieme e l’hanno adattata a sé, cercando di renderla vivibile: una forma d’amore tra sconosciuti che non si conosceranno mai. Sì, mi dia pure del tu, anche se ho più anni (non lo dica) di lei. A me lasci darle il vecchio Lei che mi fa sentire a mio agio. Io non so se riuscirei ad accettare un fantasma, anche amandolo molto: invidio la sua capacità di trasformare quello che è nato come un amore tanti anni fa, e continua, nel vuoto, ad essere amore.
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