Fallimenti da evitare
Angelo Panebianco
Corriere della Sera, 17 giugno 2025
... La conclusione è che per capire se e quando il regime degli Ayatollah crollerà occorrerà, come da sempre fanno gli specialisti occidentali di quel Paese (sia gli studiosi indipendenti sia i servizi di intelligence), tenere d’occhio le eventuali crepe che si apriranno, se si apriranno, nei ranghi della sua classe dirigente. Se e quando tali crepe si manifesteranno e se risulteranno sufficientemente larghe, allora forse assisteremo a un regime change.
Se è assai dubbio che l’azione militare di Israele possa provocare da sola il crollo del regime iraniano (a meno, per l’appunto, di divisioni forti entro la sua classe dirigente), può invece — questo sì — provocare un pesante ridimensionamento del suo ruolo internazionale, può comprometterne lo status di potenza regionale. Non è detto che ci riesca ma forse può impedire all’Iran di diventare in tempi rapidi una potenza nucleare. Può, inoltre, indebolire la sua capacità di sostenere gruppi armati esterni. Per esempio, un serio ridimensionamento della forza militare dell’Iran potrebbe riflettersi in una drastica restrizione delle capacità di manovra degli Houthi (alleati dell’Iran) nello Yemen. A vantaggio del loro storico nemico, l’Arabia Saudita. Per non parlare del fatto che potrebbe anche essere indebolita la capacità dell’Iran di continuare a rifornire la Russia dei droni che le servono per colpire l’Ucraina.
Occorre comunque diffidare della semplicistica idea secondo cui sia sufficiente un intervento militare esterno per provocare un mutamento di regime.
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