venerdì 25 ottobre 2024

Paolo Griseri

 






E' morto improvvisamente a 67 anni, stroncato da un infarto, Paolo Griseri, dagli anni Ottanta uno dei massimi esperti del mondo Fiat, oggi Stellantis, ma anche punto di riferimento della Torino degli operai. 

Lascia la moglie Stefania e il figlio Gabriele.

Firma storica del giornalismo italiano, ha iniziato la sua lunga carriera di giornalista con il Manifesto, poi come inviato di Repubblica e della Stampa, di cui è stato anche vicedirettore.

Ha seguito Sergio Marchionne dal 2004 alla scomparsa nel 2018. Con la Stampa collaborava ancora e, negli ultimi mesi, aveva raccontato la storia della Fiat, in un lungo viaggio a puntate fino alla nascita di Stellantis. Ha scritto molti libri dedicati al mondo dell'auto e alla politica: con Massimo Novelli e Marco Travaglio "Il processo", mentre con Sergio Chiamparino ha pubblicato per Einaudi "La sfida. Oltre il Pd per tornare a vincere. Anche al Nord". Nel 2012, sempre per Einaudi, ha pubblicato "La Fiat di Marchionne. Da Torino a Detroit".

Paolo Griseri non era solo un giornalista, era una persona di grande competenza e sensibilità. Aveva il fiuto della notizia e sapeva raccontarla. Era un punto di riferimento per tutti i colleghi, per chi aveva lavorato con lui e per i giovani perché aveva un bagaglio enorme di conoscenze, sapeva mille aneddoti su ogni argomento e ascoltarlo era davvero un piacere. Era andato in pensione da un anno, ma non se n'era accorto nessuno perché non si era mai fermato. Aveva sempre un pezzo da scrivere, da finire, una storia da raccontare. La sua voce si sentiva sulla Stampa, in televisione, nei dibattiti che moderava a Torino e in tutta Italia. Uno dei suoi ultimi reportage per la Stampa - il racconto del rider che consegnava le pizze nell'alluvione di Bologna - riassume tutte le sue principali qualità: la sua capacità di dare voce ai più fragili, di cogliere le sfumature e di scrivere in modo fluido e insieme profondo. (ANSA)


Andrea Malaguti

Paologriseri, tuttattaccato, lo volevamo a La Stampa già vent’anni fa. Lo volevano tutti, a dire il vero. Banalmente perché scriveva da dio. E, soprattutto, sapeva. Profondo, chiaro, sincero, diretto, rapido, curioso. Capiva le cose e vedeva le persone. Com’è fatto un giornalista? Come Paologriseri, che, con le radici a Mirafiori, aveva un debole per i più deboli. La politica, la cultura, la società, la città, la sua Torino - certo – ma soprattutto l’economia e le storie. Per questo, dopo essere finalmente riusciti a portarlo in squadra gli avevamo affidato la rubrica settimanale del Bosco dei saggi”.

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