Yitzhak Rabin, Bill Clinton ed Yasser Arafat durante la firma degli accordi di Oslo (13 settembre 1993) |
Si dice sempre e si ripete fino alla noia che la storia non si fa con i se. Dipende. Ci sono in realtà due tipi di se o di ipotesi per meglio dire. C'è l'ipotesi che si riferisce a ciò che in astratto sarebbe potuto accadere e non è accaduto. Se Napoleone fosse morto nel 1811 e non ci fosse stata la campagna di Russia. Se nel 1921 don Sturzo avesse deciso di allearsi con Turati. Se non ci fossero stati nel 1978 il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro. Tutte queste non sono possibilità lasciate cadere. La morte anticipata di Napoleone, l'alleanza mancata dei cattolici e dei socialisti, la sopravvivenza di Moro sono semplicemente fatti che non si sono verificati ed è ozioso, oltre che inutile, stare lì a chiedersi che cosa sarebbe potuto accadere. Altra cosa è una ipotesi corrispondente a una possibilità percepita sul momento da alcuni ma non sfruttata allora dai personaggi abilitati a decidere. Qui gli esempi sarebbero innumerevoli, non meno che nel caso precedente. Se Vittorio Emanuele III avesse abdicato nel 1944 a favore del nipote, figlio di Umberto, e Umberto fosse diventato reggente, anziché luogotenente del regno, la monarchia avrebbe ugualmente perso il referendum? L'ipotesi fu prospettata all'epoca da Benedetto Croce. Se nel 1932 la socialdemocrazia tedesca avesse adottato misure di carattere keynesiano e avesse per questa e altre vie puntato a uscire dal vicolo cieco in cui si era cacciata, avrebbero continuato i nazisti a navigare sulla cresta dell'onda? L'ipotesi di un piano economico fu avanzata sul momento da Vladimir Voitinsky, ma questo non impedì alla socialdemocrazia di rimanere sulle sue posizioni. Queste sono possibilità mancate. non ipotesi astratte.
L'editoriale che oggi Le Monde pubblica si riferisce proprio a una possibilità mancata che potrebbe pure restare tale. Perché parlarne allora? Parlarne serve a mostrare che la storia non è fatta solo di scelte obbligate. Chi sembra agire in nome di una necessità ineludibile sta in realtà compiendo una scelta precisa. E siamo arrivati a Netanyahu, il quale viene sostenuto di fatto, al di là dei mugugni, dagli Stati Uniti perché difende il diritto all'esistenza di Israele. Ma l'esistenza di Israele può essere difesa anche in altri modi. Il riferimento a una occasione mancata consente di affermare che un'altra politica esiste e sarebbe perseguibile. Il primo ministro israeliano può certo ritenere di avere compiuto la migliore scelta possibile. In realtà le cose stanno diversamente. E di questo i governi suoi alleati, gli Stati Uniti in primo luogo, dovrebbero essere consapevoli. Se lo sono, non lo sono abbastanza. Non sono lungimiranti come potrebbero essere. Questo dice l'editoriale pubblicato oggi da Le Monde in prima pagina.
Le Monde, editoriale del giorno, non firmato, 1 ottobre 2024
L’indebolimento delle milizie che giurano sulla perdita di Israele offre [...] un’opportunità: quella di prendere finalmente in considerazione i legittimi diritti dei palestinesi all’autodeterminazione senza che essi vengano immediatamente negati in nome di minacce presentate o percepite come esistenziali. Ciò ovviamente richiede un interrogatorio ai rappresentanti dei palestinesi, più che mai necessario: Hamas deve rispondere delle scelte che hanno precipitato il disastro e seminato morte a Gaza; il capo dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, tragicamente silenzioso nelle ore peggiori vissute dal suo popolo, deve farsi da parte.
La coalizione di governo in Israele è incapace di intraprendere questa strada. Gli alleati dello
Stato ebraico devono trarne le conseguenze e smettere di considerarlo come un partner dal
quale non si dovrebbe mai pretendere nulla. Gli israeliani, infine, devono valutare cosa
rappresenterebbe la normalizzazione con i loro vicini arabi – non solo con i regimi autoritari
e brutali che pretendono di rappresentarli – e cosa consentirebbe il compromesso territoriale
evitato per troppo tempo. Per decenni, ciascuno schieramento ha accusato l'altro di non
perdere mai l'occasione... di perdere un'occasione. Chi oserà spezzare questa maledizione?
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L'ultima espressione del sostegno americano a Netanyahu
Joe Biden ha definito il raid israeliano che ha ucciso il capo di Hezbollah a Beirut, Hassan Nasrallah , “una forma di giustizia” per le molte vittime di cui si è macchiato. «Hassan Nasrallah e il gruppo terroristico che ha guidato, Hezbollah, sono stati responsabili - afferma Biden in una nota diffusa dalla Casa Bianca - della morte di centinaia di americani in oltre quattro decenni di terrore. La sua morte a causa di un attacco aereo israeliano rappresenta una forma di giustizia per le sue molte vittime, tra cui migliaia di americani, israeliani e civili libanesi. (Il Sole 24 ORE)
Statement by Vice President Harris on the Death of Hassan Nasrallah, The White House, Briefing room
Hassan Nasrallah was a terrorist with
American blood on his hands. Across decades, his leadership of
Hezbollah destabilized the Middle East and led to the killing of
countless innocent people in Lebanon, Israel, Syria, and around the
world. Today, Hezbollah’s victims have a measure of justice.
I
have an unwavering commitment to the security of Israel. I will
always support Israel’s right to defend itself against Iran and
Iran-backed terrorist groups such as Hezbollah, Hamas, and the
Houthis.
President Biden and I do not want to see
conflict in the Middle East escalate into a broader regional war. We
have been working on a diplomatic solution along the Israel-Lebanon
border so that people can safely return home on both sides of that
border. Diplomacy remains the best path forward to protect civilians
and achieve lasting stability in the region.
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