Mariolina Bertini
"Nel 1937 Magritte crea un manifesto dal titolo: Il vero volto di Rex. In primo piano c'è Léon Degrelle, ritratto di profilo. In mano ha uno specchio che occupa la parte superiore del disegno e lo specchio raffigura il volto di Hitler con il ciuffo, i baffetti e uno sguardo cupo. Non si poteva riassumere meglio l'intera storia del movimento rexista dal 1933 al 1945. Il Belgio francofono ha avuto in sorte non uno ma due movimenti fascisti. In apparenza all'inizio c'era un raggruppamento parafascista di estrema destra. Molto presto è comparso anche il suo doppio, con una natura prima fascista poi nazista sempre più netta. Alla fine, l'immagine più o meno nascosta ha preso il posto della realtà".
È interessante scoprire con Giovanni Carpinelli i due volti del leader belga Degrelle (1906-1994). Scrive nella prefazione Claudio Vercelli che la carriera di Degrelle merita di essere studiata "come risposta alla crisi delle democrazie europee degli anni Trenta", ma anche "come espressione della mitologia superomistica contrapposta alla fragilità dell' "individualismo liberale". E soprattutto "come apologia del sé individuale, ducesco, di contro allo sgretolamento della coesione sociale e della solidarietà".
Il libro è bello e molto utile è la prefazione di Claudio Vercelli per capire sia l'importanza delle mitologie di destra studiate a suo tempo da Furio Jesi, sia l'urgenza di studiarle nel momento attuale. Non certo per polemica spicciola con gli avversari politici, ma per comprendere veramente i doppi fondi di un immaginario collettivo in continua trasformazione.
Giovanni Carpinelli, Nascita e destino di un piccolo Hitler. Léon Degrelle e il rexismo,
4 Punte edizioni, Roma 2023
Il volume "Nascita e destino di un piccolo Hitler. Léon Degrelle e il rexismo" di Giovanni Carpinelli costituisce un contributo opportunamente circoscritto alla riflessione storiografica sui fascismi minori del continente europeo. L'autore, già docente di Storia contemporanea presso l'Università di Torino, affronta in poco più di cento pagine una figura controversa e spesso rimossa dalla memoria politica del Novecento: Léon Degrelle, fondatore del movimento rexista, collaborazionista durante l'occupazione tedesca del Belgio e, successivamente, rifugiato politico nella Spagna franchista fino alla sua morte nel 1994.
Il testo presenta un impianto narrativo solido e una struttura analitica ben articolata, pur nella dimensione sintetica. L'approccio biografico non cede alla tentazione del moralismo retrospettivo: Carpinelli ricostruisce con sobrietà la parabola personale e politica di Degrelle, muovendosi con consapevolezza tra dinamiche interne al Belgio degli anni Trenta e più ampi movimenti ideologici europei. L'iniziale adesione dell'autore del Petit Vingtième all'universo culturale dell'Azione cattolica, l'allontanamento dalle gerarchie ecclesiastiche e la fondazione del movimento rexista nel 1935 sono inseriti in un contesto di crisi dei partiti tradizionali e di disaffezione diffusa verso le forme parlamentari della democrazia liberale. Degrelle, benché privo di un solido apparato dottrinario, seppe interpretare — sia pure con tratti marcatamente personalistici — le istanze autoritarie che attraversavano vaste fasce della borghesia belga cattolica, costruendo un modello politico ibrido, a metà tra populismo carismatico e fascismo clericale.
Particolare attenzione è riservata alla sorprendente affermazione elettorale del maggio 1936, quando il Partito Rexista raggiunse l'11,5% dei voti nazionali, ottenendo ventuno seggi alla Camera. Carpinelli analizza tale risultato non come manifestazione di un'egemonia emergente, bensì come esito di un'eccezionale congiuntura politica, non replicabile nel medio periodo. La rapida erosione del consenso rexista, culminata nel fallito tentativo di "marcia su Bruxelles" dell'ottobre dello stesso anno, viene interpretata come un segnale dell'incapacità di Degrelle di consolidare un'organizzazione partitica efficiente, oltre l'impatto mediatico della sua figura. L'autore rileva come, già nel 1937, il progetto rexista fosse di fatto esaurito sul piano della rappresentanza parlamentare, lasciando spazio al protagonismo del re Leopoldo III e a figure come Hendrik de Man e Paul-Henri Spaak, rappresentanti di un socialismo tecnocratico e autoritario, rispettivamente in chiave monarchica e riformista.
Nella parte centrale del volume, Carpinelli affronta il periodo bellico e il passaggio del movimento rexista a un ruolo collaborazionista, con l'arruolamento dei suoi miliziani nella "Legione Vallona", successivamente inquadrata nelle Waffen-SS tedesche. La scelta di Degrelle di combattere sul fronte orientale, giustificata in chiave anticomunista, assume qui un significato di piena adesione ideologica al progetto hitleriano. L'autore documenta con precisione la traiettoria del leader rexista: ferito a Cherkassy nel 1944, decorato personalmente da Hitler con la Croce di Cavaliere della Croce di Ferro, divenne una delle icone propagandistiche del nazionalsocialismo nella sua fase estrema, tanto da alimentare – già nel dopoguerra – la leggenda di un rapporto privilegiato con il Führer, priva di fondamento storiografico.
Uno degli aspetti più rilevanti dell'analisi di Carpinelli riguarda l'auto-narrazione degrelliana nel dopoguerra. Rifugiatosi in Spagna sotto la protezione del regime franchista, Degrelle fu condannato a morte in contumacia in Belgio, ma mantenne per decenni una visibilità pubblica — editoriale, memorialistica, talvolta diplomatica — come voce residuale del neofascismo europeo. Il libro restituisce in modo convincente la natura di questa presenza: non già testimonianza passiva, ma attiva reinvenzione della propria figura attraverso una produzione memorialistica funzionale alla perpetuazione del proprio mito e alla rilegittimazione politica di una sconfitta. Carpinelli evita qui ogni cedimento interpretativo e si attiene a una ricostruzione documentaria sobria, contribuendo in tal modo a disinnescare la persistenza della mistificazione storica.
Dal punto di vista metodologico, il lavoro si segnala per l'efficace equilibrio tra sintesi divulgativa e accuratezza scientifica. L'autore si avvale di una letteratura secondaria selezionata e aggiornata, integrandola con materiali di prima mano e con un apparato critico implicito, che evita appesantimenti testuali ma consente un'agile verifica delle affermazioni.
Sul piano interpretativo, il volume offre una chiave di lettura del rexismo come fenomeno di transizione, al contempo prodotto delle debolezze strutturali della democrazia belga e manifestazione di un più ampio processo di radicalizzazione della destra cattolica europea. Degrelle emerge come figura emblematica della politicizzazione del carisma in contesti di crisi: incapace di strutturare un vero partito, egli operò come "imprenditore politico" dell'estremismo, oscillando tra populismo autoritario e collaborazione con il totalitarismo tedesco.
Il testo di Carpinelli è, in definitiva, un lavoro conciso ma denso, che colma una significativa lacuna nella storiografia italiana sui fascismi periferici e sul collaborazionismo in Belgio. L'equilibrio tra rigore critico e leggibilità ne fa una lettura utile per approfondire l'evoluzione del radicalismo di destra nel contesto belga e il profilo ideologico di una delle sue figure più emblematiche.
14 luglio 2025
La Redazione
https://www.archiviostorico.info/libri-e-riviste/10770-nascita-e-destino-di-un-piccolo-hitler
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