È andata com'è andata in Liguria. È andata come poteva andare. Il campo largo è un dato di fatto. Una nozione statica. Esiste uno schieramento formato da quanti si oppongono alla maggioranza di centrodestra e al governo Meloni. Un dato di fatto non è una proposta, non contiene una promessa, non implica neppure una azione comune. Può anche dar luogo a una avanzata in ordine sparso, senza una idea precisa dello scopo, se non quella di conseguire la vittoria. Il passaggio da una nozione statica a una nozione dinamica non è automatico, non sta nelle cose. Si attua se qualcuno elabora un progetto e lo promuove, riuscendo a coinvolgere un numero sempre più ampio di sostenitori. Un progetto implica l'assunzione di una iniziativa e anche l'apertura di uno scontro, se occorre. Chi si oppone va sconfitto, sconfitto sul campo e non al tavolo di un negoziato interminabile e sfibrante. Già, perché il negoziato non c'è neppure. Ci sono solo gli ultimatum, i veti e le accuse reciproche. Tutto questo perché qualcuno non ha ancora accettato di stare al gioco senza pretendere un trattamento speciale dovuto alla sua presunta autorevolezza o speciale dignità. Intanto il tempo passa, le sconfitte succedono alle sconfitte e la destra sempre più si sente investita di un naturale e duraturo diritto a governare. Da questo gioco affliggente e ripetitivo bisogna uscire ritrovando la strada della battaglia politica e del progetto audace da mettere alla prova. Basta tatticismi, è tempo di passare alle strategie. Senza trascurare la ricerca degli strateghi adatti, beninteso.
Augusto Minzolini, Il fallimento dello schema del 1994
Il Giornale, 29 ottobre 2024
È finita come tre decadi fa. Ma anche se avesse vinto Orlando per onestà intellettuale tutti dovrebbero ammettere che in un mese il centro-destra ha ribaltato la prospettiva di una sconfitta sicura (più o meno come nel '94 sfumò una vittoria che Occhetto pensava di avere in tasca) e già solo questo dimostra la fragilità e l'incompiutezza della strategia della sinistra. Se poi si coniuga la sconfitta di Orlando con il tonfo grillino emerge con clamore l'errore madornale commesso da chi ha accettato dentro il Pd i diktat di Giuseppe Conte. Una sconfitta per il presente e un monito per il futuro perché la vicenda ligure è di fatto la proiezione in piccolo degli equilibri a livello nazionale: il campo largo per essere competitivo, per poter aspirare a vincere, deve mettere insieme - basta leggere i dati dell'ultimo sondaggio «you trend» - tutte le sue anime compresa Italia Viva. E la ragione - come ho scritto e riscritto negli ultimi due mesi prevedendo la vittoria del centro-destra - non riguarda tanto il numero di voti che può portare Renzi, non è importante quel 2-3% che ha in dote, ma la funzione che può svolgere come ultima propaggine di una forza riformista collocata nell'area centrale della geografia politica di questo Paese. Più il campo largo con Schlein, Fratoianni, Bonelli e Conte ha il suo asse spostato a sinistra e più ha bisogno di una copertura, [di un bilanciamento magari anche non del tutto omogeneo] sul lato dell'area moderata. Una funzione che non può essere svolta dal solo «ectoplasma» Calenda, ma che ha bisogno di una presenza ben più pesante magari ingombrante. [...]
Il problema non è il Pd partito dello Ztl, oppure il duello Conte-Grillo. Queste sono puttanate. La questione è che in un sistema bipolare la caccia è all'ultimo voto e normalmente l'ultimo voto è quel pezzo di opinione pubblica che è al centro e che può spostarsi a favore di uno dei due schieramenti determinandone la vittoria. È quel pezzo di elettorato che farà vincere la Harris o Trump, che ha determinato il ritorno dei laburisti in Inghilterra, che ha impedito alla Le Pen di imporsi nelle elezioni politiche in Francia e che in passato in Italia ha premiato Berlusconi o ha permesso al moderato Prodi di battere il Cav per pochi voti.
Per questo parlo di «ebetismo politico» con la presunzione di avere ragione. Dopo trent'anni a sinistra ancora non hanno capito come va il mondo. Credono che gli basti un'inchiesta giudiziaria o un arresto, magari con il Ranucci di turno che prende il posto di Santoro, per assicurarsi la vittoria.
Federico Geremicca, Elly Schlein stecca la prova da leader. Centrosinistra a rischio irrilevanza politica, La Stampa, 29 ottobre 2024
Quante volte, anche noi osservatori, abbiamo liquidato le difficoltà di rapporto nel centrosinistra richiamando un evidente "problema di caratteri"? Figurarsi se non è vero: si fa oggettivamente fatica a immaginare Conte, Renzu e Calenda dalla stessa parte della barricata per più di mezz'ora. Prime donne. Egocentrici. Inaffidabili. L'errore, però, è nel chiuderla qui: circoscrivendo la questione ad un "problema di caratteri" per non vedere l'abisso culturale e programmatico che separa gli ex grillini dagli ex terzopolisti.
Ora arrivano Umbria ed Emilia-Romagna. In primavera toccherà ad altre e importanti regioni, dal Veneto alla Campania. Il tempo vola e di mezzo c'è anche il possibile voto su un paio di referendum. Se il campo largo era solo un miraggio, è venuto il momento di prenderne atto. Perché il rischio dell'irrilevanza politica incombe. Anche se la sconfitta è stata solo per un soffio.
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