venerdì 11 gennaio 2013

Milena Jesenská

Milena Jesenská, nota per la relazione e l'epistolario con Kafka non meno che per l'infelice matrimonio con Ernst Pollak, ha brillato in realtà anche di luce propria. Nata a Praga nel 1896, era figlia di uno degli uomini più facoltosi della città, medico e docente universitario. Ebbe un'educazione progressista, e si distinse per i suoi atteggiamenti anticonformistici. Frequentava gli ambienti letterari e il Caffè Arco, cosa allora inconsueta per una donna.
Si sposò due volte. Il primo matrimonio con Ernst Pollak si rivelò subito infelice: con lui si trasferì a Vienna dove visse anni molto difficili anche sotto l'aspetto economico, adattandosi ai lavori più umili. Il padre infatti aveva osteggiato quel matrimonio e si disinteressava a lei, mentre dal marito subiva frequenti tradimenti. Lì tuttavia iniziò la sua carriera giornalistica, durante la quale Milena collaborò con diversi giornali e riviste (da Vienna inviava i suoi articoli alla Tribuna di Praga, poi a partire dal 1923 al Národní Listy), ed iniziò a tradurre in ceco le opere di Kafka, occasione da cui nacquero la loro corrispondenza ed il loro primo incontro.
Alla separazione dal marito fece seguito il ritorno di Milena a Praga, dove continuò la collaborazione col Národní Listy. Si sposò per la seconda volta con l'architetto e intellettuale Jaromir Krejcár, da cui ebbe una figlia. La difficile gravidanza le causò gravi problemi di salute da cui non si riebbe più del tutto, e che furono la causa della fine del suo matrimonio e del suo lavoro al giornale.
Fu allora che entrò nel Partito Comunista, scrivendo per i suoi giornali - ma prendendone presto le distanze. Nel 1937 iniziò la collaborazione col Pritomnost (Il presente), giornale di tendenze liberali. Il 15 marzo 1939 le truppe tedesche entravano a Praga. Milena, rifiutatasi di lasciare il paese, iniziò a scrivere per i giornali della resistenza e a prestare la sua opera di assistenza a ebrei e fuggitivi. Per questo venne internata nel campo di rieducazione di Ravensbrück (più tardi campo di sterminio) dove morì per un'infezione renale nel 1944.
La figlia divenne nota come poetessa col nome di Jana Cerna.
Una parte degli articoli di Milena sono stati pubblicati nella raccolta dal titolo "Tutto è vita", Guanda 1986.

---------------------------------------------------------
testimonianza di Anna Foa

Leggo Lettera a Milena, non le lettere a Milena di Kafka, ma il libro che la figlia di Milena Jesenská, Jana Černá, ha scritto su sua madre, tradotto ora per la prima volta dal ceco dalle edizioni Forum. Jana aveva undici anni nel 1939 quando sua madre Milena fu arrestata e portata a Ravensbrück, dove sarebbe morta nel 1944. Il libro è una rievocazione dell’immagine materna, una madre a cui Jana, a sua volta scrittrice dalla vita bohème, morta nel 1981, molto assomigliava. Non la ricerca della Milena del campo, che conosciamo dagli scritti di Margarete Buber Neumann, che le fu compagna di prigionia, ma la Milena dei tanti amori, non ultimo quello con Kafka, della vita tumultuosa negli anni fra le due guerre, a Vienna e a Praga, della generosità e della rivolta, della Resistenza antinazista. Ci sono in queste pagine due o tre scritti giornalistici di Milena che sprizzano acume e intelligenza. Uno è sul caffè: il caffè come luogo di incontro tra intellettuali, i caffè della Vienna tra le due guerre, prima che il nazismo spazzasse via tutto, i caffè, i suoi tavoli e i suoi camerieri, e gli scrittori, gli artisti i poeti che vi trascorrevano le giornate a scrivere, a parlare, a pensare.

Franz Kafka su Milena

Sul balcone della pensione Ottoburg di Merano, dove si era recato per un soggiorno di cura, Kafka scrisse, a partire dall'aprile del 1920, le prime lettere a Milena Jesenska-Polak, una giovane traduttrice ceca che aveva conosciuto a Praga. Amici e amiche così la descrivono: «fu prodiga di tutto in misura incredibile: della vita, del denaro, dei sentimenti», «non considerava vergogna avere sentimenti profondi. L'amore era per lei un che di chiaro, di ovvio» e Kafka ne completa il ritratto: «Lei è un fuoco vivo come non ne ho mai visti». Prima di Milena ci furono altre donne nella vita di Kafka, ma nessun'altra riuscì a scandagliare così in profondità l'animo di un uomo costretto all'ascesi non per vocazione o come scelta di un atto eroico, bensì per la sua incapacità di scendere a compromessi. Queste Lettere a Milena sono la cronistoria di un amore complesso, profondo e che già prima di iniziare sembrava destinato a finire.



Nessun commento:

Posta un commento