domenica 13 gennaio 2013

Istantanea di Julia Schucht

                  Mosca, gennaio del 1918, teatro Lefortovo, concerto di Capodanno

All'estremità del palcoscenico si avvicina timida una ragazza con un vestito bianco e nero, un violino
e un dolce viso di fanciulla che chiede alla vita: "Che cosa sei? Cosa nascondi?". Stringe il violino e lentamente, piegando in maniera strana e leggera il braccio avvolto in una manica trasparente solleva l'archetto [...]. Avete mai visto il mare quando è di vetro? Vi rimangono sospese le nubi dimenticate, e vi si riflettono le montagne, la riva e il volo lontano di un gabbiano bianco. Avete mai sentito ottomila persone che trattengono il fiato? Ecco cosa dice il canto di questa ragazza dai capelli corvini, cosa dice da sotto il lungo, infinito archetto. Cosa? Che esistono gioia e amarezza, e un futuro ignoto, velato di filamenti turchini. (Izvestija)

Luca Paulesu, Nino mi chiamo, Feltrinelli, Milano 2012, p. 235


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