sabato 26 gennaio 2013

Hemingway, la guerra e la scrittura




 La notte incominciò la ritirata. I tedeschi e gli austriaci avevano rotto a
nord e scendevano le valli verso Cividale e Udine. Ce ne andammo tutti, in
ordine, fradici e cupi. Scendendo lentamente nel buio sorpassammo truppe
in marcia sotto la pioggia, cannoni, cavalli coi loro traini, muli, camion,
tutto l'esercito. Il disordine non era maggiore che in un'avanzata.
La notte stessa aiutammo ad evacuare gli ospedali da campo che erano
sparsi nei villaggi meno rovinati dell'altipiano, trasportammo i feriti giù a
Plava, sulla riva e nel letto stesso del fiume, e sfaticammo tutto il giorno
seguente, sotto la pioggia, a evacuare gli ospedali e la stazione di
smistamento di Plava. Pioveva sempre, l'armata della Bainsizza
abbandonava l'altipiano sotto la pioggia autunnale e passava il fiume di
dov'erano incominciate in primavera le grandi vittorie. Si arrivò a Gorizia
il giorno dopo a mezzogiorno. Non pioveva più e la città era quasi vuota.
Mentre venivamo su per la strada vedemmo caricare su un camion le
donne del casino dei soldati, erano sette, avevano cappello e soprabito e
tenevano in mano le loro valigette. Due piangevano. Un'altra ci sorrise e
tirò fuori la lingua, la dimenò un poco. Aveva grosse labbra carnose e gli
occhi neri.
Fermai l'ambulanza e andai a parlare alla matrona. Le donne degli ufficiali
erano partite la mattina presto, mi disse. Dirette dove? A Conegliano,
rispose. Il camion si mosse. La ragazza dalle labbra grosse mise fuori
nuovamente la lingua. La matrona salutò con la mano.
Quelle due continuavano a piangere e le altre guardavano con interesse la
città. Risalii sull'ambulanza.
- Saremmo potuti andare con quelle - disse Bonello. - Sarebbe stato un
bel viaggio. -
- Sarà certamente un bel viaggio - risposi.
- Un viaggio del diavolo. -
- Volevo dir questo. -
Imboccammo il viale che portava alla villa.
- Mi piacerebbe d'esserci quando i più in gamba salteranno sul camion. -
- Credi che succederà così? -
- Certo. Non c'è nessuno nella Seconda Armata che non conosca la
"signora". -
Eravamo davanti alla villa.
- La chiamano la Madre Superiora - disse Bonello. - Le ragazze no, ma
lei la conoscono tutti. Devono esser arrivate appena in tempo per la ritirata,
le ragazze. -
- Potranno spassarsela. -
- Oh sì, potranno. Ma mi sarebbe piaciuto una volta tanto scoparle gratis.
Fanno certi prezzi in quella casa. E' il governo che mangia. -
- Porta fuori le vetture e falle vedere ai meccanici - dissi. - Cambia l'olio
e registra il differenziale, fa il pieno e poi va a dormire. -
- Va bene. -
La villa era vuota. Rinaldi era partito con l'ospedale, il maggiore aveva
preso gli altri sulla sua automobile. Sulla finestra c'era un foglio per me.
Caricare sulle ambulanze il materiale ammucchiato all'ingresso e
proseguire per Pordenone. I meccanici erano già partiti. Uscii e ritornai al
garage. Mentre ero là arrivarono le due altre ambulanze. I conducenti
smontarono. Ricominciava a piovere.
- Ho tanto sonno... Da Plava a qui ho rischiato d'addormentarmi tre volte
- raccontò Piani. - Cosa c'è da fare Tenente? -
- Bisogna cambiar l'olio, ingrassare, riempire il serbatoio e poi venire alla
villa a caricare il materiale che hanno lasciato gli altri. -
- E poi partiamo? -
- No, per tre ore si dorme. -
- Sono contento, Cristo, di dormire - disse Bonello. - Non riuscirei a
restare sveglio al volante. -
- Come va la tua macchina Aymo? - chiesi.
- Va bene. -
- Dammi una tuta, ti aiuterò a cambiar l'olio. -
- No Tenente, lasci fare - disse Aymo. - E' un lavoro da nulla. Vada a
fare le sue valige. -
- Ho tutto pronto - dissi. - Vado a portar fuori la roba che hanno lasciato.
Quando siete in ordine venite là con le macchine. -
Arrivarono con le ambulanze davanti alla villa e caricammo il materiale
ammucchiato all'ingresso. Quando non restò più nulla, le tre vetture si
allinearono sotto gli alberi del viale. Pioveva. Entrammo in casa.
- Accendete il fuoco in cucina e asciugatevi i panni - dissi.
- Asciutti o bagnati a me non importa - rispose Piani. - Ho voglia di
dormire. -
- Io vado a dormire nel letto del maggiore - disse Bonello.
- Oh, a me non importa dove - disse Piani.
- Qui ci sono due letti. - Aprii una porta.
- Mi ero sempre domandato cosa c'era qua dentro - disse Bonello.
- Era la stanza della Faccia-di-vecchio-pesce - disse Piani.
- Dormite qui voi due - conclusi, - vi sveglierò io. -
- Se non ci sveglia lei Tenente, ci sveglieranno gli austriaci - disse
Bonello.
- Non dormirò troppo - risposi. - Aymo dov'è? -
- E' andato in cucina. -
- Dormite allora. -
- Io dormirò di sicuro - disse Piani. - E' tutto il giorno che dormo a occhi
aperti. Sento che la testa mi pesa sugli occhi. -
- Togliti gli stivali - disse Bonello. - Sei sul letto della Faccia-divecchio-
pesce. -
- Faccia-di-vecchio-pesce non è niente per me! - Piani si era sdraiato
senza togliersi gli stivali infangati, e non si mosse; rimase com'era, con la
testa appoggiata sul braccio.
Uscii e andai in cucina.
Aymo dopo aver acceso la stufa aveva messo a bollire una pentola d'acqua.
- Ho pensato di fare un po' di pasta asciutta - disse. - Quando ci
sveglieremo avremo fame. -
- Non hai sonno, Barto? -
- Non troppo. Ma appena l'acqua bolle sono a posto. Il fuoco ci penserà
lui a spegnersi. -
- Faresti meglio a dormire subito - dissi. - Potremmo mangiare carne in
scatola e formaggio. -
- La pasta è meglio - disse. - Qualche cosa di caldo farà bene anche a
quei due anarchici. Lei piuttosto vada a dormire, Tenente. -
- Nella stanza del maggiore c'è un letto. -
- Ci dorma lei. -
- No. Io salgo nella mia vecchia stanza. Vuoi bere Bartolomeo? -
- Prima di partire Tenente. Ora non mi farebbe bene. -
- Se fra tre ore ti svegli e non ho chiamato ancora, vieni a chiamarmi tu.
Mi raccomando. -
- Non ho orologio, Tenente. -
- Nella stanza del maggiore ce n'è uno appeso al muro. -
- Va bene. -
Uscii, attraversai la sala da pranzo e l'anticamera e salii le scale, arrivai
nella stanza dove avevo vissuto insieme a Rinaldi. Fuori pioveva. Andai
alla finestra a guardare meglio. Veniva buio. Vidi le tre ambulanze in fila,
sotto gli alberi gocciolanti di pioggia. Faceva freddo. Mi sdraiai sul letto di
Rinaldi e il sonno mi portò via.
Mangiammo in cucina prima di partire. Aymo aveva preparato spaghetti
con cipolle e carne tritata. Ci sedemmo a tavola e bevemmo due bottiglie
del vino che era rimasto nella cantina. Fuori era buio.
Pioveva ancora. Piani era gonfio di sonno.
- Per me è meglio la ritirata che l'avanzata - disse Bonello. - Quando ci si
ritira si beve barbera. -
- Lo bevi adesso. Domani berrai anche acqua del cielo - disse Aymo.
- Domani, a Udine, berremo lo champagne. Quello è il covo degli
imboscati. Sveglia Piani, domani a Udine si beve champagne! -
- Sono sveglio - disse Piani. Si riempì il piatto di spaghetti e di carne. -
Non potevi trovare della salsa di pomodoro Barto? -
- Non ce n'è più - disse Aymo.
- A Udine berremo champagne - ripetè Bonello. Si riempì il bicchiere di
Barbera, rosso e limpido.
- Ha mangiato abbastanza Tenente? - domandò Aymo.
- Sono pieno. Dammi la bottiglia, Bartolomeo. -
- Ne ho una per ciascuno da portar via - disse Aymo.
- Tu non hai dormito? -
- A me non serve di dormir molto. Ho dormito un po'. -
- Domani ci si sdraia sul letto del re - disse Bonello. Era allegro.
- Io dormirò con la regina - insistette. E mi lanciò un'occhiata per vedere
come la prendevo.
- Chiudi il becco - dissi. - Basta un po' di vino e fai subito il matto. -
Fuori pioveva forte. Guardai l'orologio, erano le nove e mezzo.
- E' l'ora di partire - dissi alzandomi.
- Lei, Tenente, con chi vuol viaggiare? - domandò Bonello.
- Con Aymo. Poi verrai tu. Poi Piani. Prenderemo per la strada di
Cormons. -
- Ho paura di addormentarmi - disse Piani.
- Va bene. Allora vengo con te. Poi Bonello, poi Aymo. -
- Così è meglio - sentenziò Piani. - Perchè ho troppo sonno. -
- Guiderò io e tu dormirai. -
- No. Posso guidare benissimo. Solo che ci sia uno che mi sveglia se mi
addormento. -
- Ti terrò sveglio. Spegni le luci Barto. -
- Si potrebbe anche lasciarle accese - disse Bonello. - Non ci servirà mai
più questa casa - .
- C'è un piccolo baule in camera mia - dissi. - Vuoi aiutarmi a portarlo
giù, Piani, per piacere? -
- Ci pensiamo noi - disse Piani. - Vieni, Aldo. - Uscì con Bonello e li
sentii salire le scale.
- Era un bel posto - disse Aymo.
Mise nel sacco due bottiglie di vino e una mezza forma di formaggio.
- Non lo troveremo più un posto come questo. Fin dove si ritireranno
Tenente? -
- Al di là del Tagliamento, pare. L'ospedale e il Comando di settore
vanno a Pordenone. -
- Gorizia è meglio di Pordenone. -
- Non so com'è Pordenone - dissi. - Ci sono solo passato. -
- Non è niente di speciale - disse Aymo.

http://www.ferrucciogianola.com/2013/01/papa-hemingway-ernest.html

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