Hamilton Santià
Durante l'Election Day del 2012, lo staff di Barack Obama pubblicò una foto in cui il Presidente ingannava l'attesa giocando a basket. Una foto che TUTTI gli analisti della comunicazione politica indicano come passaggio 'cruciale'. Una foto che infonde fiducia, trasmette calma, abbassa i toni. Ieri lo staff di Matteo Renzi ha cercato di replicare il modello pubblicando UNA SERIE DI FOTO in cui il segretario del PD gioca alla Playstation con Matteo Orfini, presidente del Partito. Tentativo di emulazione abbastanza palese, ma effetto radicalmente opposto. In sintesi, un grande (forse il primo) FAIL della potentissima macchina da guerra della comunicativa renziana. Prima di tutto per il contesto, Orfini era appena apparso in conferenza stampa con uno stato di calma apparente che non aveva convinto nessuno. I dati che stavano arrivando dalle regioni parlavano di una situazione non certo idilliaca (come dice Daniele Viotti, «abbiamo non vinto»: https://goo.gl/d7Oz46). Di lì a breve Guerini avrebbe parlato alla stampa declamando i ritornelli storici della sinistra che non vince né convince («Abbiamo altri dati» e poi invece no). Inoltre, l'iterazione. Obama ha pubblicato una sola foto. Renzi non una, non due, ma TRE. Tre fotografie di lui e Orfini che giocano alla Playstation. Da un lato l'idea è quella di uno che pensa che il problema non sia suo (e infatti stamattina è volato in Afghanistan lasciando gli altri a prendersi schiaffi); dall'altro questo insistere sulla faccenda sembra un po' quando Kevin Bacon, alla fine di «Animal House», mentre i Delta distruggono la città, urla esasperato alla folla di stare calma, che va tutto bene, mentre la folla l'ha capito perfettamente che non va bene niente. Forse a concentrarci troppo sulla comunicazione politica abbiamo dimenticato che la politica è un'altra cosa.
Filippo Ceccarelli
La playstation della monarchia
la Repubblica, 2 giugno 2015
Le roi s'amuse. Il re si diverte con la playstation della Nazione. Esercizi di monarchia o, se si preferisce rappresentazioni del comando personale all'altezza dei tempi. Il momento è delicato, ma tra un exit poll euna proiezione, il sovrano, o il principe che dir si voglia, è comunque così distaccato dagli avvenimenti che addirittura gioca, nulla può turbarlo.
Ezio Mauro
È ancora forte l'investimento di fiducia nel leader rottamatore, nella convinzione che sia oggi l'unica vera leva di cambiamento per la politica nazionale. Ma il crinale che divide la retorica della rottamazione dalla predicazione dell'antipolitica è sempre stato molto stretto, e coltivando la prima si rischia di annaffiare la seconda. Così, specialmente al Sud, le vittorie del Pd portano il volto di due leader della sinistra populista come Emiliano e De Luca, super-sceriffi abili e diversamente disinvolti, insediati dal voto come potenze sempre più autonome da tutto, dalle regole, dalla distinzione tra destra e sinistra, dal Pd e naturalmente da Renzi. Ce n'è abbastanza per ballare politicamente, altro che fotografarsi davanti alla Playstation dopo la lettura dei risultati, per trasmettere agli elettori un segnale di tranquillità da oratorio, che è invece un segnale del nulla, senza significato e dunque inquietante come tutte le false sicurezze. Bisognava forse pensare, l'altra sera, che c'era un popolo disperso che davanti ai siti e alle tv si interrogava sul destino di questo Paese alla fine di una transizione eterna, e persino sul destino della sinistra, ritenendola lo strumento politico più adatto a gestire la fuoruscita dalla crisi, coniugando opportunità e equità.
Luca Mastrantonio
Renzi gioca alla playstation, tra Totti e Underwood
Corriere della Sera
La PlayStation è diventata nazionalpopolare anche tra gli adulti italiani, non solo tra i ragazzi, nel 2002, quando Francesco Totti raccontò con il suo impareggiabile candore che per allentare la tensione in vista delle partite dei mondiali nippo-coreani, lui e i suoi compagni ci giocavano in albergo. Lo facevano con tanta foga e furia che la consolle alla fine andò in cortocircuito, si fuse, si ruppe: «S’è squagliata», disse Totti (qui), con la sua espressiva icasticità. Tredici anni dopo, l’altro ieri, è diventata virale la foto di Matteo Renzi che gioca alla PlayStation, restando in silenzio stampa sull’esito delle Regionali. In una serie di foto pubblicate dal portavoce del premier, Filippo Sensi, si vede Renzi che gioca alla PlayStation contro Matteo Orfini. Una virtuale partita a calcio tra il premier, tifoso viola, e Orfini, milanista. Renzi, però, non sta semplicemente giocando a calcio con una consolle: come notato sui social da molti fan delle fiction anglo-americane, Renzi sta metaforicamente giocando a House of Cards, la serie di politica assai amata dalle nuove generazioni del Pd, Renzi e Sensi in testa: il protagonista è il democratico, ma spietato, Frank Underwood, interpretato con cruenta intensità da Kevin Spacey.
Underwood, per rilassarsi tra una spregiudicata mossa politica e l’altra, gioca a una specie di Call of Duty, un violentissimo sparatutto per PlayStation (qui una scena). Renzi ovviamente gioca a calcio, siamo in Italia, Paese che ripudia la guerra nella Costituzione, anche se è impegnato su fronti militari, come l’Afghanistan, dove il premier è volato dopo il voto delle Regionali. I commenti alle foto si sono divisi tra chi la considera un gesto simpatico, anti-stress, e chi la legge come un attestato di disinteresse verso i destini del Pd. A livello di comunicazione, ha certo funzionato: tutti ne han parlato, anche se le foto sono impenetrabili come un segnale orario confezionato per i social network. A livello politico? Il Pd un po’ s’è squagliato.
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