Claudio Vercelli
Felicemente bastardo
Dunque è morto. Prematuramente. Nel pieno della sua vita di lettere, parole, viaggi e pensieri. L'ho incontrato diverse volte. Ha presentato almeno un paio dei miei libri, quasi sempre dandomi l'impressione di non averli neanche sfogliati. Poiché se tu gli davi una "parola chiave", lui partiva con i suoi discorsi e non lo fermavi più. Poi a tavola, senza lasciarlo intendere ai commensali, escludeva i cibi che non fossero in accordo con la sua "origine". "Khaled, vuoi del vino?" e lui: "no, grazie, prendo un'aranciata". Era al contempo sincero, a rischio di essere considerato da certuni una sorta di "traditore" di chissà quale causa, non meno che un personaggio pubblico tenacemente egotista. Parlava del mondo, parlava al mondo e poi tornava a sé. Un figlio della mixité, già dalle sue origini familiari, che lo rendevano un ibrido vivente, sentendosi felicemente "bastardo". Per questo, probabilmente, era meno ossificato di altri e coglieva al volo certi disagi, quando glieli comunicavi. Non a caso, per vezzo ma soprattutto per necessità, parlava un italiano francesizzato, nell'inflessione come nella terminologia, quasi a volere rispecchiare la sua origine algerina, a Tlecem, punto di raccordo tra cultura berbera, francofona, araba, islamica e andalusa. A ciò aggiungeva la sensibilità - quasi un innamoramento, che gli derivava dalla famiglia - per la Mitteleuropa e per l'ebraismo. Mi ha sempre dato l'impressione di uno che non si prendesse troppa cura di se stesso. Ad una trascorsa edizione della Biennale Democrazia, a Torino, eravamo correlatori. Ad un certo punto, irritato dalla piega che stava dando al discorso, tutto centrato sui suoi studi, dinanzi a un pubblico foltissimo (si parlava di Islam e democrazia, per alcuni quasi un ossimoro, per altri un interrogativo), dopo avere sudato sette camicie per tenere la barra delle riflessioni sul tema, stavo quasi per mandarlo a stendere. Non l'ho fatto e sono contento così. Almeno non ho rimpianti.
Giovanni Carpinelli
Stereotipi e sorprese nell'immagine viva di Khaled Fouad Allam
Dice Claudio Vercelli che Khaled evitava il vino. A me sembra di ricordare l'ordinazione di un Calvados, alla fine di una cena. Dunia Astrologo confermerà o smentirà. Al di là di questo particolare, un altro episodio resta scolpito nella mia memoria. 16 maggio scorso, sala del Museo diffuso a Torino. La conferenza è finita, ci sono le domande del pubblico. Si alza a un certo punto una signora e chiede a KFA un giudizio su La rabbia e l'orgoglio di Oriana Fallaci. La risposta ha la forma del ricordo. Khaled evoca il suo rapporto con la scrittrice. Si erano parlati a lungo al telefono. Dovevano poi incontrarsi e non se ne fece nulla per la sopravvenuta morte di lei. Secondo KFA quel libro era stato scritto con il corpo, non solo con il cervello, e il corpo era quello di una persona malata di cancro. Interviene allora Mimmo Candito. Si mette in gioco. Tira in ballo il suo, di cancro, una malattia che gli ha già fatto perdere un polmone e che adesso si è ripresentata minacciando il polmone residuo. E precisa subito che questo fatto non ha per nulla alterato le sue convinzioni. KFA interviene di nuovo e fa presente la sua malattia, quella che gli impedisce di camminare bene. E' entrato in sala appoggiandosi a una stampella. Ecco, lui ha un sentimento diverso, per lui la sofferenza fisica influisce sul pensiero. Lancia per finire una frecciata a Candito: "sei calabrese... testardo". Non mi è capitato tanto spesso in circostanze simili di assistere a una scena di tale intensità. Nei giorni successivi l'Istituto Gramsci ha ordinato La rabbia e l'orgoglio, libro che non possedeva.
Guido Caldiron
La morte dello studioso islamico Khaled Fouad Allam
il manifesto, 11 giugno 2015
Il suo sguardo intenso e la sua pronuncia dall’inconfondibile accento francese, insieme a delle considerazioni mai banali, avevano accompagnato fin dalla fine degli anni Novanta l’emergere anche nello spazio mediatico del nostro paese della «questione islamica». Sociologo di origine algerina, era divenuto cittadino italiano, che la partecipazione a numerosi talk-show televisivi aveva reso anche un personaggio pubblico, Khaled Fouad Allam è stato ritrovato senza vita ieri mattina poco dopo mezzogiorno in un albergo a due passi dalla Stazione Termini di Roma; per stabilire le cause del decesso, apparentemente inspiegabili è stata disposta un’autopsia.
Sessant’anni, docente di Sociologia del mondo musulmano e Storia dei paesi islamici all’università di Trieste, [...] autore di numerose pubblicazioni e molto presente con propri interventi anche sulla stampa, Khaled Fouad Allam era stato tra i primi a cimentarsi, affiancando ad un rigoroso lavoro accademico lo spirito del divulgatore, con il difficile compito di spiegare l’Islam e la sua cultura ad un paese troppo spesso abituato ad accontentarsi di stereotipi e luoghi comuni. Nel clima infuocato del dopo-11 settembre aveva prestato il suo volto e le sue parole al tentativo di mantenere aperta una porta alla riflessione e alla complessità delle vicende in atto, pur esprimendo il rigetto e la condanna più ferma nei confronti del fondamentalismo armato. Partendo dall’esperienza vissuta in particolare dall’Algeria fin dalla prima metà degli anni Novanta aveva cercato di descrivere lo sviluppo dell’Islam politico jihadista, senza fare sconti alle responsabilità del mondo occidentale, e dei regimi autoritari della sponda sud del Mediterraneo, ma soprattutto senza sottovalutare la natura specifica e del tutto originale di quanto stava avvenendo.
«Il vero problema — aveva spiegato nel 2002, al momento dell’uscita del suo L’Islam globale (Rizzoli), il suo testo più fortunato poi tradotto nel resto d’Europa — è che sta dilagando in una parte del mondo islamico una cultura della morte, legata sì a delle situazioni molto complesse ma non per questo meno pericolosa. Siamo di fronte allo sviluppo di un nuovo tipo di terrorismo, dove il corpo non ha più alcun significato, anzi diventa uno strumento di distruzione».
In particolare, a proposito dei riferimenti pseudo-religiosi spesso esibiti dagli jihadisti, lo studioso aveva parlato apertamente di «un “dirottamento” semantico del Corano». Umanista convinto e fautore di un approccio laico ma rispettoso al «fatto religioso», insieme alle pubblicazioni accademiche, negli ultimi anni aveva dato alle stampe numerosi testi destinati al grande pubblico, tra cui Lettera a un kamikaze (Rizzoli), La solitudine dell’occidente (Rizzoli) e L’islam spiegato ai leghisti (Piemme), Il jihadista della porta accanto (Piemme). Eletto alla Camera nel 2006 per l’Ulivo, Fouad Allam aveva in seguito aderito al Partito Democratico ed era membro del Partito radicale transnazionale.
BIBLIOGRAFIA
Violenza e sacralità nella dinamica storica dell'islam, in "Politica internazionale", 1988.
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Un esempio di islamologia applicata all'analisi semantica e strutturale dei programmi televisivi, in AAVV, Televisione e islam. Immagini e stereotipi dell'islam nella comunicazione italiana, a cura di Carlo Marletti e con introduzione di Francesco Gabrieli, RAI-Nuova ERI, 1995.
L'islam contemporaneo, in AAVV, Storia delle religioni, vol.III: Le religioni dualiste e l'islam, a cura di Giovanni Filoramo, Laterza, 1995 (2ª edizione aggiornata e ampliata: in L’islam, a cura di G.Filoramo, Laterza, 1999).
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L'islam e L'incontro fra islam ed Europa, in Il mattino d'Europa. Il sigillo della profezia, a cura di Franco Cardini, Editoriale Giorgio Mondadori, 1998.
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Presentazione a: Roger Scruton, L’occidente e gli altri. La globalizzazione e la minaccia terroristica, Vita e Pensiero, Milano, 2004.
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L’uso politico delle paure. Alcune riflessioni trasversali, in “Paradoxa”, gennaio-marzo 2008.
Introduzione alle opere della fotografa iraniana Shirin Neshat, in “Arte contemporanea”, vol.5, febbraio 2008, Electa editrice, Milano.
Introduzione a: Abdelwahab Meddeb, Le controprediche, Cantagalli, Siena, 2009.
Prefazione a: AAVV, Un Hussein alla Casa Bianca, Cosa pensa il mondo arabo di Barack Obama, a cura di Donatella Della Ratta e Augusto Valeriani, Odoya, Bologna, 2009.
(con Mimmo Calopresti), Guida per difendersi dal razzismo. Dalla A alla Z, ed. Giudizio Universale, Torino, 2010.
Non avrai altro Dio al di fuori di me, in Decalogo, numero monografico della rivista “Panta”, a cura di Massimo Donà e Raffaella Toffolo, n.29, 2010, Bompiani, Milano.
Les nouvelles frontières symboliques de l’Europe. Les musulmans d’Italie entre Nord et Sud, in Religions et politique: séparations sous tension, numero monografico della rivista “Esprit”, n.2, febbraio 2011, Parigi.
L’islam spiegato ai leghisti, Piemme, Milano, 2011.
Saggio introduttivo e Conclusioni a: AAVV, Il terzo settore nel mondo arabo, Il Mulino, Bologna, 2012.
Pensare l’economia nell’islam medievale, (introduzione all’opera) e traduzione di: Abu l-‘Abbas ‘Abdallah b.Amad al-‘Ibbiyani, Masa’il al-Samasira (Le questioni relative al mestiere dei sensali), Università di Bari, 2012.
A. Rihani, Il Libro di Khalid, illustrazioni originali di K. Gibran, traduzione e cura di F. Medici, prefazione di P. Branca, postfazione di K.F. Allam, Mesogea, Messina 2014.
Il jihadista della porta accanto. Isis, Occidente, Piemme, Milano 2014.
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