Dylan
Thomas nasce
nel 1914 a Swansea, in Galles, figlio di un professore di inglese
della Grammar School locale (che Dylan frequenta dal 1925 al 1931), e
sin da giovanissimo manifesta una sorprendente inclinazione alla
poesia. Nel ’34 pubblica la prima raccolta di versi, Diciotto
poesie,
che scuotono l’ambiente letterario londinese, sorprendendo critici
e poeti già affermati. Nei suoi versi svela tutto quel mondo poetico
che ha fatto di lui un mito: la nascita, l’amore e la morte, la
natura; un linguaggio magico, a volte oscuro, che fonde la tradizione
dei bardi alla poesia visionaria inglese (si può fare, per esempio,
il nome di Yeats). Nel 1940 escono i racconti autobiografici di
Ritratto
dell’artista da cucciolo e
nel 1946 il libro che lo consacra definitivamente tra i massimi poeti
di lingua anglosassone: Morti
e ingressi.
Dylan
Thomas, sposato con Kathleen (che ne condivise gli
alti e bassi esistenziali, accompagnandolo, tra l'altro, nel tunnel
dell'etilismo durante i periodi di miseria più nera), ebbe tre
figli. E' vissuto tra l’Inghilterra e l’America, barcamenandosi
tra diversi lavori quali il giornalista, lo sceneggiatore,
l’attore. Distrutto dall’alcol, è morto a New York nel
1953.
http://www.apalweb.it/dylan_thomas_scheda.htm
Dai
sospiri
Dai
sospiri nasce qualcosa,
Ma non dolore, questo l’ho
annientato
Prima dell’agonia; lo spirito cresce,
Scorda, e
piange;
Nasce un nonnulla che, gustato, è buono;
Non tutto
poteva deludere;
C’è, grazie a Dio, qualche certezza:
Che
non è amore se non si ama bene,
E questo è vero dopo perpetua
sconfitta.
Dopo siffatta lotta, come il più debole sa,
C’è
di più che il morire;
Lascia i grandi dolori o tampona la
piaga,
Ancora a lungo egli dovrà soffrire,
E non per il
rimpianto di lasciare una donna in attesa
Del suo soldato sporco
di parole
Che spargono un sangue così acre.
Se ciò
bastasse, se ciò bastasse a dar sollievo al male,
Il provare
rimpianto quando quello è perduto
Che mi rendeva felice nel
sole,
Quanto felice il tempo che durava,
Se ambiguità
bastassero e abbondanza di dolci menzogne,
Potrebbero le vacue
parole sostenere tutta la sofferenza
E guarirmi dai mali.
Se
ciò bastasse, osso, tendine, sangue,
Il cervello attorcigliato, i
lombi ben fatti,
Cercando a tastoni la materia sotto la ciotola
del cane,
L’uomo potrebbe guarire dal cimurro.
Ché tutto
quello che qui va dato, io l’offro:
Briciole, stalla, e cavezza.
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Out of the sighs a little comes,
But not of grief, for I have knocked down that
Before the agony; the spirit grows,
Forgets, and cries;
A little
comes, is tasted and found good;
All could not disappoint;
There
must, be praised, some certainty,
If not of loving well, then
not,
And that is true after perpetual defeat.
After such
fighting as the weakest know,
There's more than dying;
Lose the
great pains or stuff the wound,
He'll ache too long
Through no
regret of leaving woman waiting
For her soldier stained with spilt
words
That spill such acrid blood.
Were that enough, enough
to ease the pain,
Feeling regret when this is wasted
That made
me happy in the sun,
How much was happy while it lasted,
Were
vagueness enough and the sweet lies plenty,
The hollow words could
bear all suffering
And cure me of ills.
Were that enough,
bone, blood, and sinew,
The twisted brain, the fair-formed
loin,
Groping for matter under the dog's plate,
Man should be
cured of distemper.
For all there is to give I offer:
Crumbs,
barn, and halter.
1930-32 Notebook
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Nelle
sue liriche quasi sempre in versi e strofe tradizionali, sembra
prevalere una nota dolente con vaghe risonanze cosmiche, in cui è
agevole avvertire le caratteristiche del temperamento celtico.
Insidiata da un continuo pericolo di disintegrazione, priva di ogni
nesso logico, con una resa fantastica non sempre adeguata alla
ricchezza delle immagini e con una posizione sostanzialmente polemica
alla sua radice, l'opera poetica del Thomas ha nondimeno possibilità
di sbocco ed esercita certamente una fortissima influenza sulla
poesia britannica contemporanea. (Salvatore Rosati, Treccani 1949)