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Anna Cognetta (pianoforte), Bianca Barsanti (soprano), Le Donne di Mozart: immaginario femminile attraverso le sue opere, Pisa, 23 settembre 2013 |
Natalia Aspesi
Donne e amore così fa Mozart
Don Giovanni chi? Ecco le vere libertine
Leonetta Bentivoglio e Lidia Bramani ribaltano i falsi miti sul compositore e rileggono in chiave femminile i suoi capolavori Le autrici mandano in rovina la favola bacchettona del Grande seduttore Fiordiligi e Dorabella infrangono un tabù il tradimento non è più per soli uomini.
la Repubblica, 13 ottobre 2014

L’opera va in scena per la prima volta a Vienna nel gennaio 1790. Meno di due anni dopo, nel dicembre 1791, Mozart morirà di malattia, a 35 anni. In tutta la sua breve vita ha sempre amato le donne e rispettato il loro bisogno di libertà, come racconta nelle sue lettere: le sue amiche erano donne colte, poetesse, scrittrici, cantanti, protofemministe, ed era stato lui a spingere la sorella Nannerl a studiare e comporre. Amò moltissimo la moglie Constanze spesso vilipesa e incompresa dagli studiosi, come del resto Mozart, nel cui teatro per esempio Henri Ghéon rilevò «la paura per l’amore, il disprezzo per l’amore e la sofferenza per l’amore». Il che non appare nelle lettere a sua moglie, a cui scrive ciò che sogna di fare «con l’amabile culetto degno di baci» e le suggerisce di preparare «il nido bello e caro» per accogliere degnamente «il pargolino».
Don Giovanni, e mandare in rovina la favola dell’eroe positivo «che ha incantato l’Ottocento, imbonito il Novecento» e ci ha manipolato nel 2000, «suscitando l’ammirazione di bacchettoni e sovversivi».
Mozart non ama il dongiovannismo, che spesso critica nelle sue lettere e neppure Don Giovanni, a cui nell’opera riserva una sola aria, essendo per le altre due travestito da Leporello. Mentre per il fedele don Ottavio, meraviglioso monogamo, Mozart riserva pagine di bellezza indimenticabile. «Quel che le incresce Morte mi dà», canta Ottavio e scrivono le esperte autrici che tutto sanno della musica, e riescono a farcela sentire, «la tonalità si scurisce, flauto e fagotto raddoppiano i violini, mimando i sospiri dell’amante. Gli archi tremolati esprimono la rabbia di Ottavio, mentre il disegno discendente dell’oboe, ripetuto per moto ascendente del fagotto, suggerisce il tormento».
Mozart, studiato oggi da due donne, rivela la sua sapienza di ogni forma d’amore, forse vissuta, forse solo intravista negli altri, e accolta con curiosità e spregiudicatezza. Per esempio, la disparità generazionale, nelle Nozze di Figaro , l’adolescente Cherubino circuito dalla giovanissima Barbarina a sua volta circuita dal maturo Conte, mentre la Contessa è attirata da Cherubino, e l’anziana Marcellina vuole sposare il gagliardo Figaro, innamorato della coetanea Susanna che lo ricambia ma è corteggiata dal Conte; fino a quando si scoprirà che Figaro è il figlio di Marcellina e tutto andrà a posto. La signora anziana e vogliosa viene quasi sempre attaccata dagli studiosi del teatro mozartiano, come “un errore”, mentre è a lei che viene affidato il compito di un manifesto antimisogino. «Sol noi povere femmine Che tanto amiamo questi uomini, Trattate siam dai perfidi Ognor con crudeltà». Le idee libertarie di Mozart vengono collegate a romanzi e film degli ultimi anni, e per esempio per il diritto alla sessualità delle donne anziane si citano Mario Vargas Llosa (Elogio della matrigna), Abraham Yehoshua (Ritorno dall’India ) e il celebre film di Hal Ashby Harold e Maude.
Il nuovo Mozart di cui Leonetta Bentivoglio e Lidia Bramani sono vistosamente innamorate, fa dimenticare soprattutto quel bambinone ridanciano dell’Amadeus di Milos Forman (1984). Il suo ‘700 non è quello della Rivoluzione Francese, ma piuttosto quello della cultura massonica, di cui fanno parte anche i suoi importanti amici come il protosocialista Ziegenhagen e (probabilmente) anche il medico gesuita Mesmer inventore del magnetismo animale. Mozart era feroce con i privilegi degli aristocratici, ma era contrario alla spiccia loro eliminazione come in Francia, e pensava che la nobiltà aveva il dovere di mantenere i suoi patrimoni per metterli al servizio della società. Era colto, amava la scienza, la letteratura, il teatro, la nascente psicologia, la filosofia e gli studi giuridici, era cattolico, anticlericale, pacifista, animalista, molto tollerante. Era quindi, come ci racconta E Susanna non vien, un uomo del futuro, il meglio dell’oggi.
Le due autrici sembrano non voler mai abbandonare le partiture e i versi della trilogia, «una miniera sterminata e ipnotica». Eccole scandagliare quello dei romanzi, dei film e della fiction, quello dei musicologi e dei letterati, quello dei direttori d’orchestra, dei registi, dei costumisti, quello che i suoi milioni di appassionati si immaginano ogni volta che ascoltano una sua composizione o assistono a una sua opera. Adesso due signore di grande sapienza non solo musicale e di piacevole scrittura, ribaltano le idee più diffuse sulla personalità e la genialità del grande compositore, ma anche il senso dei suoi personaggi, che sono raccontati attraverso la lettura senza fine della sua trilogia italiana, scritta assieme al poeta e librettista Lorenzo Da Ponte, e arricchita dallo studio della sua corrispondenza, della sua biblioteca, di quanto hanno scritto i suoi e i nostri contemporanei.
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