Canto l'arme pietose e 'l capitano
che 'l gran sepolcro liberò di Cristo.
Molto egli oprò co 'l senno e con la mano,
molto soffrì nel glorioso acquisto;
e in van l'Inferno vi s'oppose, e in vano
s'armò d'Asia e di Libia il popol misto.
Il ciel gli diè favore, e sotto ai santi
segni ridusse i suoi compagni erranti
Benedetto Landriscina
“Canto
l’arme pietose e ‘l capitano/ che ‘l gran sepolcro liberò di
Cristo.” riprende il primo verso dell’Eneide: “L’armi canto
e’l valor del grand’eroe che/ pria da Troia, per destino, ai
liti/ d’Italia e di Lavinio errando venne”. Ma prima di Tasso,
Ariosto aveva già ripreso i versi virgiliani: “Le donne, i
cavalier, l’arme, gli amori,/ le cortesie, l’audaci imprese io
canto/ che...”. E’ evidente la somiglianza dei termini e della
struttura. In confronto con Virgilio Tasso riprende “l’arme ...e
‘l capitano” e “canto” (in Virgilio “Arma virumque cano”).
In rapporto con Ariosto Tasso “copia” “l’arme ...canto”. Ma
ci sono delle differenze. Virgilio esordisce con “l’armi” e
dicendo di voler cantare l’armi e il valore dei grandi eroi.
Ariosto esegue una enumerazione dei temi ( il tema delle armi che
appartiene il ciclo di Carlo Magno e il tema dell’amore proprio del
ciclo di re Artù) lasciando il verbo canto alla fine del secondo
verso. Questo evidenzia come la materia trattata sia più importante
della sua attività di poeta declamatore. Tasso invece esordisce
proprio con il verbo “canto” e ciò presuppone la maggiore
importanza del cantare. La materia appare quasi in secondo piano,
l’accento diventa più importante dell’oggetto.
L’azione
viene accostata alla dimensione soggettiva, morale e psicologica
della sofferenza nel momento in cui egli pone in posizione rilevata
(inizio verso) scrive: “molto egli oprò co ‘l senno e con la
mano”- “molto soffrì nel glorioso acquisto;”. A questa
antitesi se ne aggiunge un’altra: “Inferno” “ciel”. Tasso
introduce i temi della Liberata ma allo stesso tempo ne dilata il
campo: la sfera umana spazia nell’ultraterreno con numerose
implicazioni religiose e l’introduzione del “meraviglioso
cristiano” che tanta parte avrà nell’opera.
L’opera
rivela così delle antitesi e soprattutto lo scontro tra codici
diversi in tre ambiti distinti. La Liberata tende a configurarsi come
un processo di riduzione dal vario all’uno, dal discorde al corale,
dalla dispersione alla concentrazione che si svolge su 3 distinti
livelli: la condanna eterna degli angeli ribelli alla legge divina,
la sconfitta degli infedeli da parte dei crociati, la riconduzione
sotto i santi segni dei compagni erranti sotto l’imperio di
Goffredo. Ma allo stesso tempo si stabiliscono altri contrasti: il
Ciel contro l’Inferno, le armi pietose contro il popolo misto, il
capitano contro i compagni erranti.
Alla
fine della prima ottava Tasso dice: “e sotto i santi segni ridusse
i suoi compagni erranti”. Il tema dell’errare è un tema
ariostesco e ancor prima virgiliano. L’errare che per Virgilio (“e
quanto errò, quanto sofferse”) era un semplice vagare, per Tasso
esso diventa un termine dalla valenza doppia: non solo vagare ma
anche nel senso di commettere errori, di deviare dalla morale. Dunque
si uniscono il motivo del vagare fisico dell’allontanarsi dal
proprio compito e anche errare morale, una colpa. Erranti era stato
riferito ai cavalieri della tradizione precedente: essi andavano in
cerca di nuove avventure.
http://www.webalice.it/benedettolandriscina/Commento_proemio_Gerusalemme_Liberata.htm
Si veda F.
Fortini, Dialoghi col Tasso, Bollati Boringhieri, Torino
1999
"Impia arma"
è in Aen. VI, 612-13 e XII, 31... Ma si può dire che anche
l'ossimoro tassesco ha un'auctoritas altrettanto solenne cui
fare riferimento: Livio [IX libro, cap. I, 10]... la citazione di
Livio nel Principe di Machiavelli diventa:
perché quella
guerra è giusta che l'è necessaria, e quelle armi sono pietose,
dove non si spera in altro che in elle. ("L'arme pietose",
pp. 25-31).
A Machiavelli non
accenna Franco Tommasi nel suo commento alla Gerusalemme
Liberata, BUR 2009, p. 53.
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