giovedì 26 settembre 2024

Montagne e colline di Van Gogh

Campo di grano con sfondo di montagne (1889)

 
Le piccole Alpi. Montagne a Saint-Rémy (1889)

Vincent, nel corso della degenza all'ospedale Saint-Paul-de-Mausole a Saint-Rémy in Provenza, scrisse come solito al fratello Théo confessandogli che dipingere la natura del posto all'aperto gli dava la sensazione di migliorare il suo stato mentale. Nelle lettere inoltre Vincent menzionò spesso Montagne a Saint-Rémy che gli ricordava il libro Le Sens de la vie di Edouard Rod. Da questo testo prese spunto per interpretare a suo modo, e con maggiore espressività la montagna. Van Gogh era infatti consapevole che ritrarre e interpretare la natura era un’attività terapeutica e irrinunciabile per lui. Invece, la realtà metropolitana, con la sua vita caotica e i suoi intrecci mondani, generava ansia al pittore che, come Gauguin, fuggì da Parigi alla ricerca di un mondo integro e semplice.

Un prato tra le montagne (1889)

Van Gogh è forse il più noto tra i pittori del suo tempo ed è spesso associato a paesaggi di pianura, a una distesa di campi sotto il sole, a una chiesa di villaggio, a un ponte in mezzo alla pianura, a una notte stellata sul Rodano, per non parlare dei girasoli e di una stanza con la sedia di paglia. Ci sono anche i ritratti, quadri di una rara intensità. Le colline e le montagne, invece, giungono inaspettate. Per un pittore olandese erano un fatto esotico più ancora della luce solare sulle messi distese nei campi. 

Federico Giannini  Ilaria Baratta, Finestre sull'Arte 

Non v’è dubbio che, alla base della fortuna critica del grande Vincent van Gogh (Zundert, 1853 - Auvers-sur-Oise, 1890), sia possibile collocare, tra gli altri, il contributo apportato dallo storico dell’arte Roger Fry (Londra, 1866 - 1934), che si può annoverare tra coloro che hanno consentito l’ingresso del nome del grande pittore olandese (nei confronti del quale, com’è universalmente noto, la sorte non fu certo benevola fin tanto che fu in vita) nella storia dell’arte. Uno dei meriti di Roger Fry sta nell’aver pienamente colto l’essenza del rapporto tra van Gogh e la natura: nell’articolo con cui, nel 1922, lo studioso inglese operò una sorta di canonizzazione dell’artista (letteralmente: “era un folle, ma era anche un santo”, scrisse Fry, perché “tra tutti i subbugli della sua vita interiore, l’unico impulso supremo e dominante era una passione d’amore universale”), viene formulata a chiare lettere la posizione critica che, di fatto, ha posto van Gogh tra i grandi del XIX secolo. Fry, in particolare, sottolinea il fatto che le immagini dipinte da van Gogh scaturiscano da un approccio al mondo esteriore ch’è diverso rispetto a quello che caratterizzava gran parte dei pittori suoi contemporanei, e che muoveva da un’emozione tutta interiore: in altri termini, i suoi dipinti erano, per utilizzare le parole di Fry, “pure espressioni di sé”, e nessun altro artista era riuscito meglio di van Gogh a “illustrare così pienamente la propria anima”. Tra i momenti più felici della carriera di van Gogh, Fry individuava la prima fase del suo soggiorno ad Arles (tanto da definire il 1888 un annus mirabilis per il pittore di Zundert), e poneva l’accento sull’approccio di van Gogh nei confronti della natura, rimarcando le differenze che lo separavano da Paul Cézanne: riferendosi a un dipinto come La casa gialla di Arles (conservato al Van Gogh Museum di Amsterdam, raffigura l’abitazione dove van Gogh risiedette per qualche tempo in affitto durante la sua permanenza nella città della Camargue), lo storico dell’arte notava come l’artista avesse saturato il cielo per donargli un blu che poco aveva a che vedere con quello dei cieli mediterranei ma che intendeva proporre un’immagine più intensa, drammatica, “quasi minacciosa” (al contrario dei paesaggi di Cézanne che, invece, ispiravano contemplazione e riflessione). “L’interesse dell’artista”, affermava Fry, “era interamente catturato dal drammatico conflitto tra le case e il cielo, e il resto era poco più che un’introduzione a questo tema”.

https://machiave.blogspot.com/2021/11/la-montagna-sainte-victoire.html


 

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