Paul Klee, Angelus Novus (1920) |
Il 26 settembre di 84 anni fa, dopo un avventuroso tentativo di fuga dalla Francia occupata, moriva suicida alla frontiera spagnola Walter Benjamin (1892-1940). Scrittore e saggista di sconvolgente profondità, aveva abbandonato la Germania all'avvento del nazismo, per poi stabilirsi in Francia, a Parigi. Essendo ebreo per nascita si era venuto a trovare in una situazione di grave pericolo dopo che, nel giugno 1940, il paese era caduto sotto il controllo delle autorità germaniche. Tra la fine del 1939 e il maggio del 1940 aveva scritto le Tesi di filosofia della storia, il suo ultimo lavoro: una sorta di testamento spirituale.
TESI DI FILOSOFIA DELLA STORIA
1 - Si dice che ci fosse un automa costruito in modo tale da rispondere, ad ogni mossa di un giocatore di scacchi, con una contromossa che gli assicurava la vittoria. Un fantoccio in veste da turco, con una pipa in bocca, sedeva di fronte alla scacchiera, poggiata su un'ampia tavola. Un sistema di specchi suscitava l'illusione che questa tavola fosse trasparente da tutte le parti. In realtà c'era accoccolato un nano gobbo, che era un asso nel gioco degli scacchi e che guidava per mezzo di fili la mano del burattino. Qualcosa di simile a questo apparecchio si può immaginare nella filosofia. Vincere deve sempre il fantoccio chiamato "materialismo storico". Esso può farcela senz'altro con chiunque se prende al suo servizio la teologia, che oggi, com'è noto, è piccola e brutta, e che non deve farsi scorgere da nessuno.
9.- "La mia ala è pronta al volo,
ritorno volentieri indietro,
poiché restassi pur tempo vitale,
avrei poca fortuna"
(Gerhard Scholem, Il saluto dell'angelo)
C'è un quadro di Klee che s'intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L'angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l'infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta.
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