mercoledì 25 giugno 2025

Lea Massari


Alberto Crespi

Lea Massari, forte e indomabile: i film memorabili da “I promessi sposi” a “Una vita difficile”


la Repubblica, 25 giugno 2025


Lea Massari era romana “de Roma”, nata nel 1933 nel quartiere di Monteverde vecchio, ma aveva il Lago di Como nel destino. Le due immagini che la fissano per sempre nella memoria degli spettatori cine-televisivi sono entrambe legate a quel ramo del lago narrato da Manzoni. Nella prima impugna un ferro da stiro: siamo a Lenno, in realtà sull’altro ramo del lago, e infuria la guerra. Alberto Sordi è un partigiano che chiede aiuto alla proprietaria di un albergo (altra splendida attrice: Lina Volonghi) e viene subito catturato da un nazista. Questi lo porta in giardino per fucilarlo, ma lì c’è la figlia della padrona (Lea, appunto) intenta a stirare. L’espressione di Sordi che, spalle al tedesco, non sente arrivare la raffica mortale, si gira, lo vede a terra e poi guarda lei e le dice: “Ma che l’hai ammazzato? Col ferro da stiro?”, è indimenticabile; ma lo è altrettanto la scelta di lei, che vede quell’uomo barbuto, lo nasconde e decide che il suo destino è al suo fianco. È un film enorme, Una vita difficile di Dino Risi (1961): scritto da Rodolfo Sonego che vi mise tanta della sua vita di partigiano e di scrittore bohémien, è la commedia che assieme a C’eravamo tanto amati meglio racconta l’Italia del dopoguerra con i suoi eroismi e i suoi compromessi, e nel film Lea Massari è, letteralmente, l’Italia come lo è Stefania Sandrelli nel film di Scola: divisa fra il desiderio di benessere e la fede nell’ideologia, amata e imbrogliata dagli uomini che nella commedia, è triste dirlo ma è così, conducono sempre il gioco.

Nella seconda immagine (1967) Lea Massari è vestita da suora: è una formidabile Monaca di Monza nello sceneggiato I promessi sposi di Sandro Bolchi, che incatenò gli italiani alla tv facendo entrare Manzoni in tutte le case. C’era un cast pazzesco: Nino Castelnuovo e l’incantevole Paola Pitagora erano Renzo e Lucia, poi c’erano Massimo Girotti, Tino Carraro, Salvo Randone, Lilla Brignone… ma quando Lucia si rifugiava in convento, e incontrava Gertrude, costei aveva il volto – sì, si vedeva solo il volto – di Lea Massari e come suol dirsi si portava via il film, o lo sceneggiato, fate voi: oggi diremmo “la serie”. Con lei la famosa frase “la sventurata rispose” acquistava un senso nuovo, moderno: Gertrude era, sì, una “sventurata” pure lei maltrattata dagli uomini e dalla storia, ma anche una donna volitiva con un’incancellabile espressione di sfida contro il destino.

E Lea Massari era così: era una donna forte, un’attrice indomabile che spesso i registi avevano difficoltà a gestire. Mario Monicelli le diede il suo primo ruolo in Proibito (1954), aveva 21 anni. Il film non era una commedia, bensì un dramma rusticano tratto da un romanzo di Grazia Deledda. Lea Massari teneva testa a due mostri sacri come Amedeo Nazzari e Mel Ferrer. Monicelli raccontava che era bravissima, la più brava di tutte, ma non l’avrebbe più chiamata perché lui voleva interpreti (sia donne sia uomini) che non discutessero nemmeno una virgola dei copioni e Lea, invece, discuteva eccome. È il vero motivo per cui la sua carriera cinematografica è meno ricca di quanto avrebbe meritato. In Francia, però, la adoravano: alcuni dei suoi ruoli migliori sono d’Oltralpe. L’amante di SautetLa corsa della lepre attraverso i campi di Clément, Il ribelle di Algeri di Cavalier (accanto a Delon, come pure in La prima notte di quiete di Zurlini) e soprattutto lo “scandaloso” Le Souffle au coeur di Malle, un magnifico ruolo da protagonista che però, affrontando il tema dell’incesto, le costa in Italia un’assurda denuncia per corruzione di minorenne.

Il pubblico italiano, comunque, si abitua ad accoglierla in casa: e qui, dopo Manzoni, viene in soccorso il gigante dei giganti, Lev Tolstoj. Nel ’69 è Grušenka in I fratelli Karamazov, ancora di Bolchi: un ruolo stupendo, una donna sensuale e perduta. E ripensando a quel cast, di nuovo formidabile (Umberto Orsini, Corrado Pani, Salvo Randone, Carla Gravina, Sergio Tofano, Carlo Simoni, Antonio Salines…), viene da ringraziare quella Rai che dava ruoli importanti a magnifici attori di teatro che il cinema, invece, snobbava. Poi nel ’74 arriva il ruolo supremo, quello che al cinema è stato fatto ben due volte da Greta Garbo: Anna Karenina, sempre di Bolchi. Quando un’attrice è stata Anna Karenina forse non ha più nulla da chiedere al mondo, e infatti – anni dopo – Lea Massari fa una scelta non lontana da quella della Garbo: sparisce, si rifugia in una casa in campagna, a quanto dicono, popolata da decine di gatti e chiude i rapporti con lo show-business. Una delle sue ultime apparizioni è in un film bello e dimenticato sul terrorismo, Segreti segreti di Giuseppe Bertolucci. Siamo nel 1985. Quarant’anni fa.

Due ultime curiosità. Si chiamava in realtà Anna Maria Massatani. Le cronache dicono che lo pseudonimo viene da Leo Massari, un suo fidanzato morto prematuramente. In Una vita difficile, il suo ruolo forse più bello, è doppiata: da Rita Savagnone, una fuoriclasse del doppiaggio che in quegli anni dava sempre la voce a Claudia Cardinale, e a volte a Stefania Sandrelli e a Sophia Loren (nei film americani). Lea Massari è morta una settimana prima di compiere 92 anni (era del 30 giugno) e speriamo se ne sia andata serenamente, ma una cosa è certa: al nostro cinema avrebbe potuto dare molto, molto di più.

2 commenti:

  1. Il film di Malle è tratto dall'omonimo romanzo di Pierre Drieu La Rochelle?

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  2. Grazie, Roberto, così mi hai fatto scoprire un errore nel testo. "Fuoco fatuo" di Malle è tratto dall'omonimo romanzo di Drieu, ma tra gli attori Lea Massari non c'è. Il film di Malle sul tema dell'incesto con Lea Massari protagonista è "Il soffio al cuore".

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