Nel campo degli studi storici esistono di fatto due tipologie di libri: le grandi monografie e le sintesi ad ampio raggio. Se le prime talvolta dischiudono nuovi orizzonti, grazie al materiale documentario inedito, le seconde sono spesso meri esercizi compilativi. Non è il caso, però, di questo limpido profilo della Resistenza italiana tracciato da Emilio Gentile, il nostro maggior esperto di fascismo.
Un lavoro da segnalare per lo stile accattivante, la concisione (una dote niente affatto scontata), le immagini e le mappe dettagliate e, ultimo ma non ultimo, l’allure interpretativa. L’autore, infatti, non si è limitato a condensare in poche decine di pagine l’essenziale sull’argomento, dando spazio soprattutto alle fonti coeve come i diari di grandi intellettuali (da Croce a Calamandrei sino al giovanissimo Vittorio Bachelet), ma ha ripercorso i venti mesi compresi fra l’armistizio dell’8 settembre 1943 e la Liberazione del 25 aprile 1945 alla luce delle letture e riflessioni di una vita.
1 la morte della patria
Spicca, innanzitutto, il problema storico dell’Italia come nazione difficile, un tema che Gentile ha approfondito nel corso degli anni sulla scia di George Mosse, Renzo De Felice e Rosario Romeo. Se è indubbio, osserva l’autore, che la fuga del re il 9 settembre 1943 provocò «il rapido sgretolamento dello Stato nazionale, fondato ottantadue anni prima», è anche vero che l’armistizio non segnò affatto «la morte della patria», come affermerà il giurista Salvatore Satta in un suggestivo pamphlet, De profundis, pubblicato nel 1948 e riscoperto da Adelphi nel 1980. Al contrario, sostiene Gentile, il destino del Paese divenne un faro per le forze politiche aderenti alla Resistenza, il cui obiettivo comune era appunto «la riconquista dell’unità e dell’indipendenza nazionale, per costruire un’Italia libera e democratica». Insomma, morì lo Stato fascista, e rinacque la patria italiana.
2 il volontariato
Veniamo così al secondo punto, ossia alla Resistenza, giudicata «il più grande fenomeno di volontarismo nella storia italiana». Quasi un miracolo, considerata la «secolare inerzia» nella quale s’era sempre crogiolato il nostro popolo, come appuntava sul proprio diario un giovane gappista, Franco Calamandrei, figlio di Piero. Una minoranza significativa di italiani, per la prima volta nella storia, non solo si riscattò dalla nomea di «popolo fiacco» e «profondamente corrotto» (sic Giaime Pintor), ma cercò anche di superare ogni spirito di fazione, in nome d’un fine superiore.
Le divergenze e le contrapposizioni che avevano diviso sin dagli anni 30 i vari filoni dell’antifascismo furono quasi d’incanto messe da parte. Per questo la nascita del Comitato di Liberazione Nazionale, costituito da partiti rivoluzionari (comunisti, socialisti, azionisti) e moderati (cattolici, liberali e demolaburisti), rappresentò «un fatto assolutamente straordinario», mai più replicato nella nostra storia. Il risultato, a conflitto concluso, sarà una Costituzione scritta dagli italiani e non imposta dai vincitori, come accadrà in Germania.
3 la posta in gioco
Infine, la posta in gioco. Da un lato, sottolinea Gentile, le potenze dell’Asse non puntavano solo alle conquiste territoriali, ma intendevano «distruggere in tutta Europa la democrazia, le libertà civili e politiche, i principi e i valori dell’uguaglianza umana, per imporre su tutto il Continente un ordine imperiale, totalitario, razzista, antisemita». Dall’altro c’era un fronte ideologicamente variegato, ma unito dalla comune opposizione a questo programma.
Certo, Gentile non trascura gli eccidi compiuti da alcuni partigiani non solo contro i fascisti, ma contro gli stessi antifascisti, l’ostilità nutrita da una parte della popolazione verso la Resistenza (documentata in una lunga relazione stesa alla fine del ’44 dall’azionista Giorgio Agosti), la presenza di una vasta «zona grigia» che preferì rimanere alla finestra. E tuttavia, secondo lui, concentrarsi su questi singoli aspetti rischia di far perdere di vista il quadro d’insieme, che è quello di uno scontro totale fra valori non negoziabili. Del resto, in che mondo vivremmo se avessero vinto Hitler e Mussolini?
Emilio Gentile, La Resistenza. Atlante storico, Rizzoli, pagg. 190, € 29,90


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