lunedì 23 giugno 2025

La lingua come una maschera





La montagna magica

da  | Mar 23, 2016 | Nuovi Argomenti

... E dunque, nell’ultima notte di Carnevale, quando il sovvertimento dei ruoli è lecito, seppur momentaneamente, indossando una maschera, durante una festa organizzata dai pazienti del sanatorio – ci troviamo alla fine del quinto capitolo – Hans, rivolge per la prima volta la parola a madame Chauchat, dopo sette mesi di soli sguardi. E sarà questo il dialogo che prelude all’unico momento di passione del giovanotto con la bella e sinuosa slava, dopo il quale, sorprendentemente, Castorp tornerà ad assumere il suo atteggiamento rinunciatario, come se niente fosse accaduto tra di loro.

«Devi sapere che per me è come un sogno – le dice – stare seduto qui insieme a te… comme un rêve singulièrement profond, car il faut dormir très profondément pour rêver comme cela».

Con uno scarto geniale, Mann ha cominciato a far parlare Hans non nella sua lingua, il tedesco, ma in francese, come se il personaggio per addentrarsi nei pericolosi territori dell’eros avesse bisogno di un lasciapassare che lo liberasse da qualsiasi remora, e gli procurasse la necessaria, audace libertà. E tutta la conversazione tra i due avviene in questa lingua straniera, in una zona franca, per così dire, dando all’intera scena un tono effettivamente onirico. Non sorprende dunque che Hans Castorp confessi di avere l’impressione di sognare. Per Hans, infatti, parlare in francese è come «parlare senza parlare», senza responsabilità, o, per l’appunto, «come parliamo in sogno». Ed è in questo sogno «particolarmente profondo» che finalmente riesce a dichiarare il suo amore, dapprima in maniera spontanea e passionale – «ti amo, ti ho amata sempre, perché sei il “tu” della mia vita, il mio sogno, la mia sorte, la mia voglia, il mio eterno desiderio» – e poi, sempre in francese, la lingua del sogno, dopo aver celebrato «i luoghi deliziosi del corpo umano» e la festa immensa delle carezze, lanciandosi nella più originale e fisica e ricercata dichiarazione mai pronunciata: «Sì, mio Dio, lasciami sentire l’odore della pelle della tua rotula, sotto la quale l’ingegnosa capsula articolare secerne il suo olio scivoloso. Lasciami toccare devotamente con la bocca l’arteria femorale che batte sul davanti della tua coscia e che si divide, più in basso, nelle due arterie della tibia! Lasciami respirare l’esalazione dei tuoi pori ed esplorare la tua peluria, immagine umana d’acqua e albumina, destinata all’anatomia della tomba, e lasciami morire, con le mie labbra sulle tue».

Hans Castorp non avrebbe mai potuto dire queste frasi nella sua lingua. Ha avuto bisogno di un velo, come il lenzuolo che copre i volti degli amanti di Magritte. Perché per essere liberi di amare davvero abbiamo sempre bisogno di nasconderci dietro qualcosa, che sia un velo, una maschera, una lingua straniera. Ma soprattutto perché, come dice madame Chauchat a un certo punto del suo onirico dialogo in francese con Hans Castorp, tra i lustrini e le maschere del Carnevale, «è più morale perdersi e perfino lasciarsi distruggere, che conservarsi».

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Chat Gpt

nel romanzo La montagna incantata Hans Castorp e Clavdia Chauchat si baciano?
ChatGPT ha detto:

Nel romanzo La montagna incantata (Der Zauberberg) di Thomas Mann, Hans Castorp e Clavdia Chauchat non si baciano esplicitamente in una scena reale. Tuttavia, ci sono momenti carichi di tensione erotica e affettiva tra i due, e un'importante scena onirica in cui Hans sogna un'unione con Clavdia.

Più precisamente:

  • Non c'è un bacio esplicito nella realtà del sanatorio. Il rapporto tra Hans e Clavdia resta ambiguo, intellettuale e fortemente idealizzato, tipico del tono simbolico e metafisico del romanzo.

  • Nel capitolo del Carnevale ("Walpurgisnacht"), i due hanno un momento di maggiore vicinanza, durante una festa mascherata. In quel contesto ambiguo e notturno, si avvicinano molto, e si intuisce che possano aver avuto un contatto fisico, ma Mann non descrive mai un bacio in modo diretto e realistico.

  • Inoltre, Hans sogna Clavdia in una delle sue visioni febbrili e oniriche. In questo sogno, il desiderio represso si esprime in modo più libero, ma anche lì l’unione non è rappresentata in modo realistico o erotico nel senso convenzionale.

In sintesi: no, non si baciano davvero nel senso letterale, ma il romanzo è denso di desiderio, simbolismo e ambiguità. Thomas Mann lascia volutamente il loro rapporto in una zona sospesa tra realtà, sogno e sublimazione.

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