lunedì 23 novembre 2015
Donna felicemente sposata
Renato Minore
Erica Jong e il suo nuovo romanzo: «La vecchiaia è il tabù di oggi»
Il Messaggero, 21 novembre 2015
Sono passati più di quarant’anni, la zipless fuck è ora un sito di appuntamenti on-line, zipless.com. Lo contatta spesso Vanessa, l’eroina del nuovo romanzo di Erica Jong “Donna felicemente sposata cerca uomo felicemente sposato” (Bompiani), nella copertina una cerniera lampo chiusa che invece (è storia nota) era pronta, prontissima ad aprirsi in quella statunitense di “Paura di volare” nel 1973, il romanzo che ha resa famosa, quasi trenta milioni di copie vendute nel mondo.
Vanessa è una sessantenne ancora molto vitale che però, arrivata alla sua età, si trova di fronte al pensiero della morte che si avvicina. I genitori novantenni se ne stanno andando, il marito di molti anni più grande di lei, è stato colpito da aneurisma.
Lei allora cerca incontri casuali via web che non la soddisfano molto, come ben sa la sua amica fidata Isadora Wing, la protagonista di “Paura di volare” che nel frattempo è diventata molto saggia e piena di consigli. La Jong, che è a Roma per presentare il libro (sabato sarà a Bookcity a Milano) dice di sentirsi «sempre felice quando le donne dicono che la lettura di "Ho paura di volare" le ha aiutate a cercare i loro sogni, a renderle in grado di parlare in modo più sincero dei loro sentimenti e capaci di esigere onestà e sincerità dai loro partner».
Ma ora il quadro è profondamente mutato e la sua Vanessa, con dietro il controcanto di Isadora sorniona e piena di buon senso e di esperienza, è l’immagine coraggiosa, piena di humour e ferocemente onesta, di una donna matura del ventunesimo secolo. Ama la vita e ama sentirsi amata, non rinnega il suo passato e pensa che il futuro in fondo sia una carta ancora da giocare.
Lei ha detto che “Paura di volare” la segue ovunque. Non si è sentita oppressa dall’essere sempre così strettamente associata allo sfacciato immaginario del suo alter ego, Isadora, che torna anche, con un espediente narrativo, anche in quest’ultimo romanzo?
«Mi sono spesso bloccata nei dieci anni, dieci lunghissimi anni in cui l’ho scritto. Invidio gli scrittori che non si fermano mai. Non sono una di loro. Ho dovuto ricorrere all’ipnosi per liberarmi dall’impasse. Poi ho trovato la voce di Vanessa, una donna non più giovane con gli anni dei suoi successi come attrice alle spalle. Che ha i genitori anziani che moriranno, una figlia incinta da accompagnare alle visite mediche, un marito con i suoi problemi di età, con i suoi deludenti incontri sessuali via web. Isadora compare ancora quasi come un cammeo».
"Paura di volare" ha colpito i lettori con la sua rappresentazione franca della sessualità e per l'indipendenza della sua protagonista, "Paura di morire" (questo il titolo originario del romanzo) affronta ora un altro tabù ancora persistente, anche se abbastanza oscurato, defilato. Il sesso tra anziani.
«Alle donne non è permesso avere passioni dopo i sessanta. Devono farsi da parte sia nella vita privata che pubblica. Molte donne adulte sentono di non aver più un posto nella società. Ma l’indifferenza alla sessualità è un’infermità, è la perdita di un senso. E’ un sentimento che rende ciechi ai bisogni, ai dolori, alle gioie Se hai vent'anni cerchi l'avventura con lo sconosciuto. Le persone più mature invece cercano emozioni, legami, qualcuno con cui parlare, che abbia il tuo stesso senso dell'umorismo, che abbia letto i tuoi stessi libri, che ami gli stessi spettacoli».
Che cosa pensa del fatto che il titolo, “Paura di morire”, è cambiato nell’edizione italiana? La morte fa paura anche a nominarla, allontana il lettore?
«Il titolo originale del romanzo era "Happily Married Woman" (Donna felicemente sposata). Ovviamente, era inteso in senso ironico, c’era una certa leggerezza ironica senza rinunziare alla profondità dello sguardo sciolta nelle storie raccontate nel romanzo. Ho sempre amato Isaac Bashevis Singer, esperto nel far ridere e piangere simultaneamente. La cosa sorprendente degli scrittori ebrei è come sanno vedere la tristezza e l’umorismo simultaneamente. Poi "Paura di morire" è diventato il sottotitolo e infine è diventato il titolo. Non sono in grado però di valutare l’impatto dell’opzione italiana: conosco l’Italia, ma non tanto da comprendere la sua società e capire che effetto ha un titolo invece di un altro».
“Paura di volare” nel 1973, “Paura dei cinquanta” la sua autobiografia del 1993, ora "Paura di morire". C’è una sua paura che ricorre attraverso gli anni e oggi qual è la sua più grande paura?
«Il volo è una metafora della libertà. Penso che al giorno d'oggi abbiamo paura della solitudine. Abbiamo paura di quello che lasceremo ai nostri figli in un mondo che stiamo distruggendo. Penso ai miei nipoti, ai problemi ambientali, ai ghiacciai che si stanno sciogliendo e sono preoccupata perché abbiamo solo quest'unico pianeta e non ne stiamo avendo cura».
“Paura di volare” diventa presto un film per la regia di Muccino. Dopo tanti anni ci saranno le immagini di quella storia che l’ha resa un’icona del femminismo e della scoperta di sé. Non è un po’ tardi, come vede l’idea?
«Un libro e un film non osservano il mondo nello stesso modo. Ma io condivido, amo la visione che ha del cinema Muccino. Lui, con Johanna Cross, ha scritto una bellissima sceneggiatura, divertentissima, tutta da leggere. Ha fatto la storia, il ritratto di una generazione, quella dei baby boomers, mai intenzionati a invecchiare, con il diritto al sesso, al successo, a tutto».
°°°
Paola Mazzocchin
Quarant'anni dopo "Paura di volare", Erica Jong torna a destare le coscienze con un altro argomento tabù: la paura di morire, esorcizzata attraverso la ricerca di avventure erotiche online: incontri senza un vero contatto umano, con uomini che una "donna felicemente sposata" spera di poter usare per tornare giovane a sessant'anni, quando il corpo inizia a cedere all'incombere del tempo, ma si rifiuta ancora di rinunciare al desiderio, nonostante tutto intorno cominci a perire.
Dalla liberazione del corpo femminile alla liberazione dell'essere umano dalle sue pretese di immortalità e di eterna giovinezza, un libro di cui avevamo bisogno.
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