Alberto Asor Rosa
Machiavelli
Da Borgia a Gramsci ecco perché sono tutti figli del “Principe”
La Treccani pubblica un’enciclopedia in tre volumi per raccontare il pensiero del grande “Segretario”
la Repubblica, 23 aprile 2015
NEL 2013 Il Principe di Niccolò Machiavelli ha compiuto cinquecento
anni. Le vicende relative all’ideazione e composizione di questa
colossale operetta sono sostanzialmente note. Machiavelli, fedele
servitore della Repubblica fiorentina quale Segretario della seconda
cancelleria, nel 1512, al ritorno dei Medici in Firenze, viene
allontanato dai suoi incarichi e, anzi, per un sospetto di congiura,
imprigionato e sottoposto a tortura. Liberato, si ritira in un suo
possedimento presso San Casciano, detto l’Albergaccio.
E lì, secondo le congetture più attendibili, compone Il Principe, quasi
certamente fra il luglio e il dicembre del 1513 (ne dà notizia lui
stesso in una famosa, splendida lettera a uno dei pochi amici
superstiti, il diplomatico Francesco Vettori, ambasciatore di Firenze
presso il Pontefice). Quasi a segnalare con un atto di operoso
risarcimento il cinquecentenario dell’operetta, è apparsa, un anno
appena dopo la scadenza, un’imponente Enciclopedia machiavelliana ,
presso il benemerito Istituto dell’Enciclopedia italiana, a cura di due
dei massimi machiavellisti contemporanei, Gennaro Sasso e Giorgio
Inglese. L’opera è in tre volumi, di cui il terzo raccoglie i principali
testi di Niccolò, introdotto da una Breve storia di Machiavelli e delle
sue opere di Gennaro Sasso.
La vera e propria «enciclopedia » occupa dunque i primi due volumi
dell’opera. Confesso in esordio che è sempre molto difficile giudicare
uno strumento scientifico come quello di natura enciclopedica. In primo
luogo, perché non se ne può pretendere su due piedi dal modesto
recensore una lettura e conoscenza completa; in secondo, perché per sua
natura una enciclopedia fortemente «autoriale» come questa (dove, cioè,
ogni singola voce ha un autore diverso, e ognuno con una sua propria, e
assai consistente, caratterizzazione scientifica) è sottoposta agli
inevitabili sbalzi di dottrina e di scrittura, che tale procedura
comporta.
Una lettura il più possibile attenta mi porta però a concludere che con
questa Enciclopedia machiavelliana siamo di fronte ad un’opera di grande
completezza e di enorme perizia: sicché, oltre a essere uno strumento
indispensabile per chiunque voglia accostarsi per la prima o seconda
volta allo studio del Segretario, può diventare (e forse ancora di più)
un ausilio di grande momento anche per chi ne pratichi lo studio da
anni, in Italia e fuori d’Italia.
Io penso che le virtù, maggiori o minori, di una «enciclopedia» si
misurino soprattutto dall’ampiezza e ricchezza dei lemmi presentati. E
in quest’opera c’è da sbizzarrirsi, e talvolta da entusiasmarsi. Cerco
di dare un’idea di tale «vocabolario». Oltre a tutti i titoli delle
opere di Machiavelli (alla sommità delle quali si collocano due
splendidi saggi: Il Principe di Gian Mario Anselmi e i Discorsi sopra la
prima Deca di Tito Livio di Gennaro Sasso), noi troviamo: i grandi
fatti storici relativi (es., la battaglia di Agnadello); i grandi
personaggi storici relativi (Massimiliano d’Asburgo, Cesare Borgia,
Leone X, Carlo V, Carlo VIII, Giampaolo Baglioni, ecc. ecc.); i temi
ricorrenti («antichi e moderni», «grandi e popolo»); gli aspetti
fondamentali del lessico («apparire», «imitazione», «ruina », «virtù»,
«fortuna», ecc. ecc.); i prosecutori, in qualche modo (Bodin, Bacon,
Spinoza); i grandi studiosi e interpreti (Harrington, Hegel, De Sanctis,
Mosca, Pareto, ovviamente Gramsci, ecc. ecc.); i grandi personaggi del passato e del presente con cui
Machiavelli abbia avuto a che fare oppure che abbiano avuto a che fare
con lui (Aristotele, Agostino, Alighieri, Boccaccio, ecc. ecc.); le
città che in un qualsiasi modo abbiano attraversato la sua vita (Atene,
Bologna, Arezzo, Imola, ovviamente Firenze, ecc. ecc.); le zone di
diffusione del machiavellismo nel mondo (Inghilterra, Francia, America
latina, ecc. ecc.).
Se poi si aggiunge che in coda al secondo volume troviamo quattro saggi
di sintesi di gran valore: Vita e opere ( Giorgio Inglese), Lingua (
Giovanna Frosini), Stile ( Giuseppe Patota), Iconografia (Alessandro
Campi), si avrà un’idea più precisa della ricchezza di suggestioni e
motivi, che l’opera presenta. Siccome sono ben consapevole di quanto sia
fastidioso, e per giunta inane, puntare il dito sulle eventuali
assenze, potrei, e forse dovrei, rinunciare a parlarne. Una, tuttavia,
vorrei esprimerla. E in seguito aggiungerei non una lacuna, ma una mia
curiosità non soddisfatta.
Confesso di non capire perché fra i molti pensatori politici qui
richiamati e convenientemente illustrati non figuri Hobbes. Ammesso che
richiami diretti non vi siano (e io questo non sono in grado di dirlo),
ho sempre pensato che fra Il Principe e il Leviatano corra una segreta
corrispondenza, forse una implicita a profonda vocazione analogica:
quella che consiste nell’affermare l’esigenza imprescindibile del potere
assoluto quando ogn’altro potere si è dimostrato impotente e vano.
Forse su questo si poteva fare un ragionamento.
La curiosità è questa. Anche in questo caso ho sempre pensato che nel
comunismo terzinternazionalista, ovvero nel leninstalinismo, ad onta
delle negazioni e scomuniche ufficiali, scorresse una potente
suggestione machiavelliana (meglio: machiavellica): la «ragion di
Stato», il primato indiscutibile del Partito, la supremazia
inattaccabile e indiscussa del Segretario-Principe, ecc. ecc.. Questa
curiosità non è colmata dalla voce Russia (Mark Youssin), che vi
accenna, ma in maniera troppo sintetica. D’altra parte, se la bella voce
Gramsci (Guido Liguori), soddisfa, per quanto riguarda il versante
teoretico della questione, il versante più specificamente italiano,
(resta da chiedersi se una componente machiavelliana (machiavellica) non
entri decisamente anche nella delineazione della togliattiana «via
italiana al socialismo». Questo, bene o male, è il «moderno Principe»,
che noi abbiamo conosciuto (con i suoi limiti e i suoi difetti, lo
sappiamo fin troppo bene, ma anche con una sua sapiente commistione di
forza e di consenso). Ma è del tutto evidente che con questo entriamo
senza riserva in un altro ambito.
I LIBRI L’ Enciclopedia Machiavelliana edita dallaTreccani è in tre volumi,ogni volume comprende 780 pagine
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