mercoledì 1 aprile 2015

Di chiarezza ci sarebbe bisogno, il successo della divulgazione

Elisabetta Ambrosi
Ci vuole un fisico bestiale per vincere la sfida in libreria
Il libro di Carlo Rovelli ha venduto 160mila copie ed è da settimane in cima alle classifiche
È solo merito dell’autore o abbiamo cominciato a interessarci alla scienza?

il Fatto 1 aprile 2015

Anche in casa Adelphi gli animi sono ancora increduli: 160.000 (e il numero è in crescita costante) sono le copie che ha finora venduto il libro di Carlo Rovelli, Sette brevi lezioni di fisica, ormai stabilmente in classifica da settimane: ottanta pagine che raccontano in maniera limpida, affascinante e concisa la Teoria della relatività generale di Einstein, la meccanica quantistica, l’architettura dell’universo, le particelle elementari, la gravità quantistica, i buchi neri, infine il modo in cui noi possiamo pensarci nel mondo descritto dalla fisica. “Non nascondo che vedere il libro di Rovelli un po’ sopra Stephen King e un po’ sotto le Cinquanta sfumature fa una certa impressione”, racconta Matteo Codignola di Adelphi, ricordando l’analoga fortuna editoriale del saggio Sei pezzi facili del fisico Richard Feynman.
“QUELLO di Rovelli è un libro emozionante e divertente che comunica a chi legge la sensazione che chiunque può avvicinarsi al mondo della scienza, in genere considerato impervio. Ma il successo di un libro è sempre imprevedibile, anche se va detto che l’Italia è un mercato particolare, dove libri importanti – penso a un autore come Thomas Bernhard – si vendono più che nel paese di origine”. “Una rondine non fa primavera, ma già il fatto che ci poniamo la domanda sul perché questo libro sta avendo tanto successo dovrebbe farci riflettere”, spiega Massimo Bucciantini, storico della scienza all’Università di Siena, autore di libri su Galileo e Keplero e di recente di un saggio sulla storia della statua di Giordano Bruno (Campo dei Fiori. Storia di un monumento maledetto, Einaudi). Lui un’idea chiara delle ragioni di questo piccolo exploit editoriale se l’è fatta e ci aiuta a capire di più. “In primo luogo si tratta di un’operazione editoriale intelligente, a partire dal titolo e in particolare dall’aggettivo ‘brevi’, che fa capire che si tratta di un libro per chi la scienza non la conosce per nulla o quasi. In questo modo il lettore digiuno di fisica viene messo a proprio agio. Il secondo motivo è che a differenza di tanti intellettuali aristocratici l’autore si mette in gioco con un’operazione intelligente di divulgazione. Ben vengano libri così, che spiegano con chiarezza e intelligenza concetti non così semplici. Vorrei ricordare che sono molti i Nobel che una volta smessa la ricerca si dedicano, appunto, alla diffusione e divulgazione scientifica. Il terzo motivo per cui questo libro è importante, e vende, è che declina la scienza non separandola dalla cultura: da noi ancora vige l’idea che la scienza sia solo calcolo, misurazione”.
Ma non basta: ci sono poi anche ulteriori motivazioni che spiegano i motivi del successo di questo piccolo saggio. “È un libro di segno inverso rispetto alla retorica avvocatesca e tribunalizia di questo paese che pervade anche i programmi scolastici e anzi mi piacerebbe leggere un analogo di economia e politica”, continua Bucciantini. “L’altro aspetto vincente del saggio è che in un momento caotico mette in ordine le idee seguendo la chiave della semplicità, e forse un altro motivo per cui si vende è che c’è un grande bisogno di idee chiare e distinte. Infine, è un libro che non ha nessun finalismo, sostiene che la scienza e la fede debbano restare separate e anzi il finale è all’insegna di Lucrezio”.
MOLTO PIÙ scettico, casi editoriali a parte, sulla fortuna della scienza e della divulgazione scientifica nel nostro paese è il pedagogista Benedetto Vertecchi, che pure ha apprezzato il libro di Rovelli. “Non credo che il fatto che un libro abbia successo consenta di fare inferenze sull’impatto che ha davvero nella cultura della popolazione. 160 mila copie sono tante, ma se facciamo un confronto, ad esempio, con il numero di persone che leggono gli oroscopi è facile capire che la cultura scientifica sta messa proprio male. Insomma, va benissimo che ci siano libri che aprano la prospettiva, ma quella occidentale sta diventando una cultura antiscientifica perché si accontenta di pseudoscienza che non richiede alcun pensiero o dimostrazione.
Pensiamo alle infinite medicine alternative che non dimostrano nulla o alle infinite ricette di migliorismo sociale cui non corrisponde alcuna analisi storica: insomma sembra interessare di più il magico che non la capacità di argomentazione e la conoscenza per cause di aristotelica memoria. Altrimenti non ci chiederemmo perché, se andiamo nelle università, troviamo uno studente di fisica per decine di studenti di facoltà di musica o spettacolo”.

LO SCIENZIATO Carlo Rovelli, 58 anni, è uno dei fondatori della gravità quantistica
SETTE BREVI LEZIONI DI FISICA di Carlo Rovelli. Adelphi, pagg. 88, € 10,00

Stephanie Kirchgaessner
Italian physicist's book on Einstein's relativity theory becomes surprise hit
Sette Brevi Lezioni di Fisica (Seven Brief Lessons in Physics), by Carlo Rovelli, promoted alongside Fifty Shades of Grey in Italian bookstores
The Guardian, 26 March 2015

A book explaining Einstein’s theory of general relativity seems an unlikely contender for a bestseller. But in Italy, Sette Brevi Lezioni di Fisica (Seven Brief Lessons in Physics), written by a physicist who spends most of his time grappling with the unsolved problem of quantum gravity, took many by surprise recently when it became the highest selling book for two straight months, sharing shelf space in bookstores with Cinquanta Sfumature di Grigio (Fifty Shades of Grey).
The book’s success – it has sold 140,000 copies in six months – has left its author, 58-year-old Carlo Rovelli, “a bit overwhelmed”.
“It has gone much, much beyond the readership that I imagined,” he told the Guardian. “I think that what people like is that it is relatively simple, but there’s a lot of poetry in it – in the sense of trying to show the beauty of nature.”
The book, published by Adelphi in Italy, is as straightforward as its title implies. Rovelli explains scientific theories and concepts that were discovered in the 20th century, including quantum mechanics and black holes. He also describes the problems that have yet to be solved in the 21st century.
In his explanation of the most “beautiful theory” – Einstein’s theory of general relativity – Rovelli writes of space curving, bending and stretching all around us. “I recount the emotion I went through as a student when I started visualising it, and suddenly things started to make sense, like the Earth going around the sun,” he said.
Rovelli believes that sales of the book – which will be published in English by Penguin later this year or early next year, as well as in many other languages – have benefited from the popularity of recent science-themed films such as The Theory of Everything, about Stephen Hawking, and Interstellar.

Rovelli said science had often been viewed with suspicion in Italy because of the influence of the Catholic church, and more broadly in Europe because of “leftwing” arguments that suggest that knowledge based on the study of humanities – philosophy, art, and literature – is superior to scientific knowledge.
“I am from that generation that, when I was a kid, there was much more fascination and much less fear about science. I think people are tired of science-bashing,” he said. “Science is beautiful. It is just knowledge.”
No one form of knowledge – humanistic or scientific – trumps another, he argued. “There is a continuum, there is no contradiction.
“If I read Dostoevsky, I learn more about humans. If I read Einstein, I learn more about nature.”
Rovelli, who lives in Marseille, started writing 10 years ago and said most of his time working on the slim blue book was spent editing, not writing. “One of the reasons the book is short is because I kept correcting and making things shorter. I took away the parts that were boring, not interesting. I think it is important – the way things are written,” he said.
But even if Rovelli’s aim was to make science accessible, he said he could not escape the obvious difficulty of the topics at hand: “I try not to cheat. When it is complicated, I say it is complicated.”
The physicist is getting inundated with calls from publishers asking “what’s next?”. But he is not interested in writing again, for now. “My dream has been to make steps toward a solution to quantum gravity. That is what I want to do. I am a scientist,” he said.

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