Dorothea Lange (Hoboken 26/5/1895 - San
Francisco11/10/1965) fotografa
statunitense.
http://www.zavagli.it/dorothea_lange111.htm
Figlia di seconda generazione di immigrati tedeschi, nacque
il 26 maggio 1895 ad Hoboken (New Jersey). Alla nascita fu chiamata Dorothea
Margaretta Nutzhorn. Rinunciò a questo cognome dopo che il padre abbandonò la
famiglia, quando Dorothea aveva appena 12 anni, ed assunse quello della madre.
Fu questo il secondo dei due eventi altamente traumatici che caratterizzarono
la sua infanzia. Il primo fu causato dalla poliomielite che la colpì quando
aveva 7 anni. La malattia le causò un indebolimento permanente alla gamba
destra che la costrinse a zoppicare per tutta la vita. Della sua menomazione,
Dorothea disse: "... mi ha formato,
mi ha guidato, mi ha istruito, mi ha aiutato e mi ha umiliato...".
Dorothea Lange reagì al suo handicap con estrema
motivazione, studiando fotografia a New York con Clarence White e collaborando
con diversi studi, come quello, celebre, di Arnold Genthe.
Nel 1918 si spostò a San Francisco, aprendo un suo studio
personale e diventando parte integrante della vita della città, fino alla
morte. Proprio lì dove Genthe aveva costruito il suo successo, prima di
spostarsi a New York, Dorothea Lange consolidò il suo futuro: sposò il pittore
Maynard Dixon ed ebbe due figli, Daniel
e John. Nel frattempo, complice il clima sociale di assoluto interesse
documentaristico, andò per le strade a immortalare la misera realtà dei
quartieri disagiati, aderendo formalmente al movimento della "Straight
Photography".
La sua capillare opera di ricognizione tra disoccupati e
senzatetto della California suscitò le immediate attenzioni della Rural
Resettlment Administration, organismo federale di monitoraggio della crisi
destinata, in seguito, a diventare l'FSA (Farm Security Administration).
Dorothea svolse una impressionante attività documentaristica del grande
movimento migratorio dei disperati che si dirigevano verso la California.
Questa esperienza dovrà marcarla per il resto della sua vita. I ritratti da lei
fatti durante questo periodo rivelano una profonda comprensione, compassione e
sensibilità… verso il genere umano. Le
foto scattate tra il 1935 e il 1939, sono il ritratto disperato delle misere
condizioni di vita degli immigrati, dei
braccianti e degli operai. Il 1935 fu anche l'anno in cui Dorothea divorziò da
Dixon, sposando l'economista e docente universitario Paul Schuster Taylor.
Taylor divenne l'uomo-chiave della sua attività professionale: ai reportage
fotografici della moglie, Taylor contribuì con interviste, raccolte di dati e
analisi statistiche.
Alcuni scatti di Dorothea Lange, grazie alla frequente
pubblicazione dei suoi lavori nelle riviste dell'epoca, diventarono molto
famosi. Su tutte, The Migrant mother, che tutt'oggi viene considerata un'icona
della storia della fotografia: il soggetto è Florence Owens Thompson, una donna
di 32 anni, madre di sette figli, immortalata nei pressi di un campo di piselli
in California (il titolo originale, infatti, è Destitute Pea Picker).
Profonda conoscitrice della pittura della Nuova Oggettività
tedesca, dei suoi temi e dei suoi tagli visivi, essa fu sempre molto attenta a
tutte le fasi del proprio lavoro, corredandolo con note, interviste,
impressioni e suggerimenti circa il taglio finale dell'immagine e la sua
impaginazione, un'impaginazione fatta per piccoli blocchi che ricorda da vicino
alcune famose sequenze dei film di Ejzenstein.
Secondo A.C. Quintavalle "... La Lange impagina i suoi
pezzi secondo una tradizione precisa, rifiuta un tempo 'continuo' al di fuori
delle fotografie e di cui queste sarebbero o vorrebbero presentarsi come
'ritaglio'; ogni fotografia per lei è una sintesi".
Come accade per molti scrittori americani suoi contemporanei
- vedi Faulkner, Hemingway, o Dos Passos, per citare solo alcuni dei nomi più
famosi - nel suo lavoro si ritrova un tessuto narrativo che scorre
continuamente spezzato da storie particolari, messe a fuoco in modo drammatico,
tese a formare così un racconto ove la trama si evidenzia attraverso questi
frammenti, mentre il discorso unitario quasi scompare o diventa lo sfondo di
una sequenza simile a quella di un film.
Non a caso molte delle sue immagini sembrano foto di scena
del film Furore (tratto dal famoso romanzo di Steinbeck, The Grapes of
Wrath); in realtà sono stati prima lo
scrittore e poi il regista John Ford che, per loro stessa ammissione, si sono
ispirati nel loro lavoro alle fotografie della Lange.
Le sue immagini crude ed estremamente realistiche, ed in
quanto tali rivoluzionarie, si attirarono spesso gli strali della censura
americana ed i suoi servizi sull'internamento dei cittadini statunitensi di
origine giapponese dopo Pearl Harbor furono sequestrati e tolti dalla
circolazione (le foto sono oggi disponibilipresso i National Archives sul
website della Still Photographs Division.
Dal punto di vista delle scelte tematiche la Lange è la meno
specializzata tra i fotografi della FSA. Ogni argomento può far parte della sua
narrazione: il suo obiettivo è ritrarre i personaggi in senso antropologico,
come figure significanti, considerandole in modo totalizzante e creando così
una visione epica che ci trasmette i segni di un sistema e di una mitologia
(quella del viaggio, dell'exodus).
Nel 1947 collaborò alla nascita dell'agenzia Magnum e nel
1952 fu tra i fondatori della rivista Aperture.
A causa delle cattive condizioni di salute in cui versò
negli ultimi anni di vita, la sua attività subì una brusca battuta d'arresto.
Morì a 70 anni, l'11 ottobre 1965, per un cancro all'esofago. Lasciò il marito
Paul Taylor, due figli, tre figliastri e numerosi nipoti.
Nel 1972 il Whitney Museum ha usato 27 fotografie di
Dorothea Lange in una mostra dal titolo "Ordine Esecutivo 9066". La
mostra era dedicata all'internamento dei giapponesi, che vivevano negli
USA, durante la seconda guerra mondiale.
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