Così una
figura a rischio di evaporazione può riacquistare un ruolo. Non per
reprimere i desideri, ma per guidarli. Andando oltre Lacan, come
sostiene lo psicoanalista Massimo Recalcati.
MILANO. Dopo Le
correzioni, nel nuovo romanzone di Franzen, Libertà, torna, tra gli
altri, il tema della famiglia. Ma, nell'epoca della massima mutazione
dei legami, Cosa resta del padre? È la domanda, e il titolo, dell'ultimo
libro dello psicoanalista Massimo Recalcati. Che, riprendendo Jacques
Lacan, muove da una constatazione: il padre sta evaporando. Non
spaventatevi. Tra gli innumerevoli meriti degli scritti di Recalcati c'è
anche quello di condurre a un alto grado d'intellegibilità il pensiero
lacaniano - come noto, tra i più impervi nel Novecento.
Partiamo dall'evaporazione.
"È la dissoluzione del Padre-normativo, garante, del Padre-Dio.
Dissoluzione che non ha certo origini recenti, ma che oggi va ripensata.
Senza nostalgie. E alla luce di nuove urgenze".
Per esempio?
"La tendenza a un godimento senza limiti. Il tramonto del Padre come
Legge coincide col trionfo capitalistico dell'oggetto. L'oggetto-merce
diventa una promessa sempre più potente di soddisfazione e, al tempo
stesso, una vacuità che genera solo pseudomancanze. Una volta una
paziente mi ha detto: "Vado al supermercato a vedere quel che mi
manca"".
Dal regno del Padre a quello del Papi.
"In Berlusconi
coabitano un ideale retorico, pubblicitario, di famiglia tradizionale, e
un sottosuolo pullulante di oggetti. Tecnicamente siamo in presenza di
un godimento incestuoso".
...
Anche contro queste derive, lei tesse nel libro un elogio, scomodo, dell'intolleranza.
"Sì, ma non è una manovra di restaurazione del Padre-Legge, del
Padre-Padrone, insomma quello il cui mestiere è dire sempre No! Questa è
una nostalgia impossibile, che caratterizza tutte le ortodossie e i
fondamentalismi. Mentre la funzione paterna autentica è quella di
stabilire un limite attraverso la donazione. Un padre non si limita a
frenare il godimento, ma autorizza anche al desiderio".
Lei insiste sul valore della Testimonianza. Nella quale il Padre non si pone però come modello di condotta.
"Freud diceva che educare è un mestiere impossibile. Il padre migliore è
quello che si fa carico di questa impossibilità. Non detiene risposte
sul significato ultimo del vivere e del morire. Ma custodisce questo
vuoto di sapere. Un genitore (e nel libro parlo, in senso largo, di
funzione paterna, al di là dei legami di sangue o di genere) non
dovrebbe trasmettere qual è il senso del mondo, ma dire che al mondo si
può conferire un senso".
...
Ricostruire dai ruderi del Padre.
"In Lacan l'insistenza sulla funzione simbolica del padre rischia di
disincarnarlo. Il mio tentativo è di ripensarlo dai piedi. La funzione
paterna deve incarnarsi in qualcosa: una persona, un'esperienza
decisiva, un incontro, un libro, un atto...".
Ciò detto, il libro si conclude con una separazione.
"Nel legame familiare la necessità dell'appartenenza dovrebbe favorire e
non inibire l'allontanamento. Non c'è ritrovamento di sé senza
separazione, strappo, sradicamento".
D'altro canto, nell'epoca in
cui i genitori pedalano per il successo della prole, lei tesse un
secondo elogio scomodo: quello del fallimento.
"Sartre diceva che
se i genitori hanno dei progetti per i loro figli, i figli avranno dei
destini quasi mai felici. La giovinezza dovrebbe essere l'epoca del
fallimento, o diciamo il tempo in cui il fallimento è consentito. Non
c'è formazione senza fallimento".
Da un lato le famiglie irreali
di pubblicità, show, fiction, dall'altro quelle, splatter, della cronaca
nera. Da Cogne ad Avetrana. "In famiglia la violenza esplode spesso
quando c'è assenza di conflitto. Mentre la conflittualità civilizza la
violenza ristabilendo la differenza tra generazioni. Prenda le ultime
contestazioni contro la riforma Gelmini: seppur circoscritte, le
violenze sono esplose quando gli studenti si sono sentiti inascoltati,
non riconosciuti in quanto aventi diritto a un conflitto dialettico".
Un
altro elogio del libro è dedicato al conflitto. Benché lei parta da una
frase con cui, affrontando il grande Parricidio culturale del '68,
Lacan frenava, dicendo: va bene liberarsi del Padre, ma a condizione di
servirsene. Insomma, non gettate il babbo con l'acqua sporca.
"È
l'assunzione dell'eredità. L'idea che abbiamo giocoforza un debito con
l'Altro e che dobbiamo riconoscerlo. Che qualcosa della tradizione
dev'essere salvato. Altrimenti a trionfare è davvero il totalitarismo
degli oggetti, il Far West del godimento. Per oltrepassare il Padre,
bisogna riconoscere il debito che abbiamo con lui".
L'iconoclastia tout court rema contro l'emancipazione.
"Per la psicoanalisi l'odio non libera. Ma vincola. Lascia incatenati alla persona o alla cosa odiata, per l'eternità".
http://ilmiolibro.kataweb.it/booknews_dettaglio_recensione.asp?id_contenuto=3722594
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