Gros, 1794 |
Delacroix, 1830 |
Cambon, 1848 |
Ange-Louis Janet, 1848 |
Steinlen, 1900 |
...l’Italia [...] non è la sola a rappresentarsi come corpo di donna. Altrettanto fanno la Francia con la celebre Marianne, la Germania con la donna omonima, la Gran Bretagna con la Britannia, l’Irlanda con l’Anima Celtica, la Spagna con l’ Esperia, per non parlare poi del modo in cui questa personificazione della nazione al femminile si riproduce nei nuovi stati di continenti noneuropei, dall’Argentina in avanti. Ognuna di queste figure si caratterizza per una storia e un corredo diattributi iconografici particolari, ma tutte accomu-nate dall’essere donne, e tutte grosso modo “nate” nello stesso contesto storico-politico.
Qual è
dunque questo contesto? In primo luogo, esso
coincide con il progressivo e inesorabile svanire dell’aura che circonda le
dinastiemonarchiche europee e il loro funzionamento simbolico. A mano a mano che tale aura si disfa, i
popolisentono l’esigenza di sostituire la personificazione monarchica
della nazione (attraverso il corpo del re o della regina) con una
rappresentazione che, pur facendo a meno del riferimento diretto a questoo
quell’individuo al potere, incarni nondimeno la nazione, la renda visibile e
amabile non solo comeentità statuale ma anche come soggetto vivente. Di qui la scelta di attribuire un generico corpo di
donna alle nuove nazioni della modernità post-monarchica.
In secondo
luogo, tale contesto storico-politicocoincide con l’ondata socio-culturale che
condussealla formazione degli stati
nazionali europei. È infatti con il diffondersi e il consolidarsi
dell’equivalenza fra stati e nazioni che
queste ultime vengono vieppiù rappresentate, anche nei francobolli, come
corpifemminili. Sostenere che tale scelta sia cagionataunicamente dal genere
femminile del nome di moltenazioni europee sarebbe grossolano, tanto più chequesta strategia rappresentativa interessa anche nazioni,
come quella britannica, le cui lingue non attribuiscono un genere ai
nomi. Al contrario, per comprendere le ragioni di questa personificazione femminile della nazione bisogna partire
dal suo “lettore modello”, come suggerirebbe
la semiotica di Umberto Eco, vale a dire dal suodestinatario ideale. E chi sono
i “lettori modello”,o meglio gli “spettatori modello” di queste donneche
dall’inizio dell’Ottocento in poi incarnano lanazione sui francobolli, sulle
monete, negli stemmi,nelle statue, eccetera? Vi sono diversi modi di
rispondere a tali domande. Un’ipotesi
interessante è stata avanzata da Joan Landes in un saggio dedicato
all’iconografia della Francia rivoluzionaria:
“La nazione
è un’istituzione avida — economicamente, fisicamente, ed emotivamente— le
cui richieste sono talvolta note per superare tutte le altre, addirittura
fino alla morte. Io sostengo che l’iconografia femminile della nazione
abbia incoraggiato i cittadini nelle loro passioni politiche
produttive, e cheil corpo della nazione abbia contribuito a
consolidare attaccamenti passionali al suolo natio e alla patria.”
In altre
parole, la raffigurazione della nazione come corpo di donna invita alla creazione
di un vincolo affettivo fra il cittadino e la nazione stessa,fatto da cui
si deduce che lo “spettatore ideale” di questa strategia rappresentativa, anche
nel caso dei
francobolli, non è di genere neutro, ma unospettatore essenzialmente maschio. È
infatti il cittadino maschio che la visualizzazione della nazione in
corpo di donna individua come destinatario; un destinatario che, a seconda delle
circostanze e delle specifiche rappresentazioni, vedrà nel corpo femminile della
nazione quello di una madre cui essere teneramente grati, quello di
un’amante cui esserefedelmente devoti, quello di una sorella per cui essere
tenacemente protettivi, quello di una figlia per cui essere incondizionatamente
provvidi, e così via. Insomma, se il meccanismo che erotizza la nazione
attribuendole un corpo femminile è identico per tutte le iconografie dei nascenti
stati-nazione dell’Ottocento, in ciascun caso tale meccanismo si coniuga secondo esigenze e sensibilità
particolari, già indagate dagli storici. Il francese Maurice Agulhon, sommo esperto di Marianne, ha dimostrato che questo simbolo
femminile della Francia repubblicana doveva, sì, incitare i cittadini
all’attaccamento passionale nei confronti della nuova entità statuale, ma
doveva altresì evitare di presentarsi come vessillo di una femminilità
dall’erotismo eccessivamente sofisticato, ricollegabile agli eccessi monarchici.
Ne scaturì l’immagine di una Marianne
amabile ma sostanzialmente popolana, anti-aristocratica sin dalla scelta
del nome.
Massimo Leone
http://www.academia.edu
5457342011_E_di_scena_lItalia_vicende_storiche_e_semantiche_dellItalia_turrita
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5457342011_E_di_scena_lItalia_vicende_storiche_e_semantiche_dellItalia_turrita
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