Il nome dell'abbazia viene fatto risalire a Sant'Antimo di Arezzo, che fu martirizzato in queste campagne nel 352. Qui venne edificato un piccolo oratorio, nei pressi di una villa romana, la cui esistenza è provata da numerosi reperti in marmo e pietra riusati per costruire il monastero come il bassorilievo con la cornucopia sul lato nord del campanile o alcune colonne nella cripta.
Altre ipotesi fanno risalire il nome del complesso al Sacerdote Antimo, che visse e fu martirizzato nei pressi di Napoli. Un'altra leggenda narra che Papa Adriano I avrebbe consegnato le reliqui del santo a Carlo Magno che le donò all'abbazia nell'atto di fondazione.
Dalle origine leggendarie si siviluppa una potente abbazia benedettina arricchita dalle donazioni dei carolingi, di Berengario II e di Adalberto. L'abate di Sant'Antimo si fregia del titolo di Conte Palatino, ovvero consigliere del Sacro Romano Impero. Documenti papali e imperiali attestano la potenza dell'abbazia che nel medioevo arriva ad avere sotto la sua giurisdizione 38 chiese, numerosi castelli, poderi, mulini e monasteri dal grossetano al pistoiese passando per Siena e Firenze. Il possedimento principale della comunità era il vicino castello di Montalcino ove aveva residenza il Priore. Nel 1118 il Conte Bernardo degli Ardengheschi attraverso una serie di accordi, cede i suoi averi all'abbazia; l'importante atto di donazione è inciso sui gradini dell’altare maggiore. In quel periodo, sotto la guida dell’abate Guidone, la chiesa viene ampliata per assumere l'aspetto che ancora oggi vediamo. L'ispirazione del progetto fu tratta dalla grande abbazia benedettina di Cluny in Francia. Per realizzarla l'abate richiese proprio l’intervento di architetti transalpini.
Tutte le funzioni vengono cantate in gregoriano e in originale lingua latina.
Sénanque |
Sylvacane |
Thoronet |
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