La prima volta che ho avuto tra le mani “Nino mi chiamo” sono rimasta affascinata dalla delicatezza e dalla leggerezza con le quali Luca affronta il personaggio Gramsci, tirandolo giù dal piedistallo sul quale decenni di una certa storiografia lo avevano incollato. Ecco allora che Gramsci diventa Nino, gracile figuretta dai capelli arruffati e dagli occhialetti tondi che, con un piglio molto intellettuale ma molto poco intellettualistico, riflette sulle grandi “quistioni” della vita e si esprime con un linguaggio quanto mai ironico anche su temi di attualità.
Non è da tutti avere il coraggio di entrare nella tana del lupo dell’iconografia consolidata di grandi personaggi come Gramsci. Quella di Paulesu, avrebbe potuto essere un’operazione del tutto fallimentare, banale e irriverente. Invece il risultato è stato uno sguardo affettuoso ma anche rispettoso di quello che è stato sì un grande politico, ma anche un uomo (o un bambino) che si trova a dover affrontare questo “mondo grande e terribile”: insomma per insegnarci a non avere paura del lupo-Gramsci, Luca ha tirato fuori dalla tana il cucciolo-Nino. Era da tempo che si sentiva il bisogno (o almeno lo sentivo io) di una formula comunicativa così fresca ed essenziale senza per questo rinunciare al rigore che l’affrontare un tale personaggio richiede. Complimenti Luca e auguri Nino: continuate così che siete sulla strada giusta.
Tiziana Ferrero
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