Claudio Vercelli, Il negazionismo. Storia di
una menzogna, Laterza 2013, (collana Storia e società), 224 p.,
acquistabile dal 24 gennaio
«Il negazionismo è un piccolo
universo autoreferenziato, per alcuni aspetti quasi un genere letterario
a sé, che non viene scalfito dalla ragione poiché ha una sua ragione
che riposa sulla negazione»: soprattutto è un fenomeno carsico, perché a
intervalli più o meno regolari, si
ripresenta con inquietante costanza negando l’evidenza dello sterminio
degli ebrei e, con esso, delle condotte criminali assunte dalla Germania
nazista. La «totalità della menzogna non sta nelle singole affermazioni
ma nel loro utilizzo in sequenza, all’interno di un universo di
significati che è menzognero poiché perviene a negare la realtà dei
fatti. Il negazionismo, sul piano dei concetti, non è propriamente
un’ideologia compiuta così come, sul versante di coloro che lo
professano e lo condividono, non costituisce una setta, anche se molte
delle sue manifestazioni e dei comportamenti di coloro che si
riconoscono in esso farebbero pensare altrimenti. Si tratta piuttosto di
un atteggiamento mentale che si traduce in un modo di essere nei
confronti del passato. Al giorno d’oggi, si presenta come il prodotto
della stratificazione e dell’interazione di tre elementi: il
neofascismo, il radicalismo di alcuni piccoli gruppi della sinistra più
estrema e il viscerale antisionismo militante delle frange islamiste».
Claudio Vercelli ricostruisce storicamente il fenomeno negazionista, ne
descrive i protagonisti e gli ideologi e racconta la mappa concettuale
che dalla fine della guerra a oggi ne ha segnato l’evoluzione.
Questa è la segnalazione uscita su Cipmo (Centro italiano per la pace in
Medio Oriente). Sullo stesso tema il quotidiano Avvenire pubblica
nell'edizione cartacea di oggi un'intervista al nostro amico Claudio. Di lui nel blog trovate due brevi pezzi di bravura, Una mattina di Capodanno a Torino e Un pendolare piccolo piccolo.
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