Fenesta ca lucive e mo nun luce...
sign'è ca nénna mia stace malata...
S'affaccia la surella e mme lu dice:
Nennélla toja è morta e s'è atterrata...
Chiagneva sempe ca durmeva sola,
mo dorme co' li muorte accompagnata...
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Finestra che splendevi, adesso sei spenta…
È un segno che la piccina mia è ammalata….
S’affaccia la sorella e me lo dice:
“La piccolina tua è morta e sotterrata…
Piangeva sempre perché dormiva da sola,
ora dorme dai morti accompagnata
È
una romanza di autore anonimo, il testo è in Osco-Napoletano, di una
bellezza unica, preromantica, formata da cinque sestine in
endecasillabi, in rima alternata. La musica è di prima qualità, ricorda
la Scuola Napoletana di fine 1700, composta da un allievo di Nicolò
Zingarelli, Maestro del Conservatorio di San Pietro a Maiella,
attribuita a Vincenzo Bellini. Il soggetto è ancora attuale
“nell’essenza”, anche se, vista in senso “letterale”, sembra una storia
lontana nel tempo. E’ stata scritta da un cantastorie, forse il
protagonista stesso, a metà 1500, narrata da due personaggi,
l’innamorato che ritorna e la sorella che racconta la triste morte della
“Nennella" http://www.ilportaledelsud.org/fenesta.htm
*Pasolini la utilizzò tre volte: in Accattone, nel Decameron e nei Racconti di Canterbury
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