I
MILANESI che ripuliscono i muri imbrattati dagli ottusi devastatori con il
Rolex al polso. I milanesi che sfilano in modo civile.
RIEMPIENDO vie e piazze, per marcare il loro rifiuto della violenza. È una scena che ne richiama altre del nostro passato. Un tempo si chiamava «maggioranza silenziosa » e, si diceva, era un fenomeno di destra. Un fenomeno che rimandava a sua volta all’esempio primario, la grande sfilata gollista sui Campi Elisi, che nel ‘68 pose fine al maggio parigino.Altri tempi, altre situazioni. I “black bloc” di oggi non rappresentano nessuno, pur essendo una pericolosa minaccia. La destra italiana è spappolata e semmai è il “partito della nazione” di Renzi che tende a identificarsi con i milanesi in strada. La domanda è appunto questa: sta nascendo davvero un partito e un leader in grado di dar voce alla volontà di ripresa del paese? Oppure gli incendi e le distruzioni di Milano sono il simbolo negativo di una caduta senza fine, di un corto circuito che la retorica politica e le promesse povere di contenuto non sono in grado di frenare? (Stefano Folli)
RIEMPIENDO vie e piazze, per marcare il loro rifiuto della violenza. È una scena che ne richiama altre del nostro passato. Un tempo si chiamava «maggioranza silenziosa » e, si diceva, era un fenomeno di destra. Un fenomeno che rimandava a sua volta all’esempio primario, la grande sfilata gollista sui Campi Elisi, che nel ‘68 pose fine al maggio parigino.Altri tempi, altre situazioni. I “black bloc” di oggi non rappresentano nessuno, pur essendo una pericolosa minaccia. La destra italiana è spappolata e semmai è il “partito della nazione” di Renzi che tende a identificarsi con i milanesi in strada. La domanda è appunto questa: sta nascendo davvero un partito e un leader in grado di dar voce alla volontà di ripresa del paese? Oppure gli incendi e le distruzioni di Milano sono il simbolo negativo di una caduta senza fine, di un corto circuito che la retorica politica e le promesse povere di contenuto non sono in grado di frenare? (Stefano Folli)
LE MIE DOMANDE SUL CORTEO DI MILANO
Emanuele Macaluso
Ieri sera a “Otto e Mezzo” (La7) Lilli Gruber, ai fini di
discutere su quel che era successo a Milano nel corso della manifestazione
organizzata dai “NoExpo” (ma chi sono?), ha invitato Armando Forgione,
direttore del Servizio “Ordine pubblico” del Viminale e tre giornalisti, Gianni
Barbacetto de “Il Fatto”, Beppe Severgnini del “Corriere” e Mario Sechi de “Il
Foglio”. La discussione si può riassumere con pochissime parole: è stato
evitato il peggio. Penosa conclusione. Io qualche esperienza di cortei,
manifestazioni, scioperi, occupazione di terre e di fabbriche ce l’ho. Mi sono
occupato dei funerali di Togliatti, nel 1964, ai quali parteciparono un milione
di persone (dirigevo, allora, la sezione organizzazione del Pci).
Ora i tempi sono cambiati: la polizia non è più quella di Scelba
e di Tambroni e i carabinieri non sono più quelli del generale De Lorenzo. È
vero ed è giusto quel che è stato detto e ridetto a “Otto e Mezzo”: oggi in
Italia le libertà democratiche consentite dalla Costituzione, compresa quella
di manifestare, sono più rispettate. Ma chi organizza una manifestazione, a mio
avviso, porta anche la responsabilità del suo svolgimento.
Chi erano gli organizzatori di Milano? Perché hanno consentito o
tollerato l’ingresso nel corteo di noti violenti, senza intervenire e senza
rivolgersi nemmeno alla polizia? Si trattava forse di “compagni che sbagliano”?
È stato detto che 500 black bloc, dico 500 e non 50 o appena 5, si sono
infilati nel corteo ma nessuno ha fiatato. Mi chiedo ancora: se ci si può introdurre
con facilità in un corteo come mai la polizia non ha pensato di infilarci una
cinquantina di agenti, magari vestiti alla maniera dei black bloc, in modo da
intervenire e consentire ai colleghi di agire tempestivamente per arrestare i
violenti? Il fatto che su 500 eversori ne siano stati arrestati soltanto 6 dopo
le devastazioni è il meno peggio? C’è da riflettere, anche perché i fatti sono
talmente gravi da aver creato un caso nazionale e internazionale, oscurando il
grande evento dell’Expo.
(2 maggio 2015)
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