Boule, Henriette Liberge, era "bionda, grassottella e semplice". Istintiva e fedele. |
Mademoiselle Vague [Cécile Bois] "non era bella nel senso abituale della parola, ma piacente". La freschezza, l'intelligenza: "ponderata, equilibrata, spontanea e riflessiva" (Maigret hésite) |
Elena Guicciardi
Machismo e sogno piccolo-borghese: Simenon e le donne
la Repubblica, 5 maggio 1985
PARIGI
- Perfettamente rimesso, almeno in apparenza, dopo il grave intervento
chirurgico subìto quest' inverno, Georges Simenon ha ritrovato la sua
"casetta rosa" - un padiglione del diciottesimo secolo alla periferia di
Losanna -, la sua compagna Teresa, le sue pipe, le sue abitudini da
pensionato. Il 13 febbraio scorso ha compiuto ottantadue anni. "Adoro la
vita", dice, "e non temo la morte; comunque, preferisco morire il più
tardi possibile". Tuttavia ha preso le sue disposizioni testamentarie.
Non vuole che nessuno, nemmeno i figli, siano avvertiti della sua morte;
vuole essere cremato e le sue ceneri dovranno essere disperse in
giardino accanto a un cedro secolare, dove già furono sparse quelle
della figlia Marie-Jo, che si suicidò a soli venticinque anni. Simenon è
un vero camaleonte (non a caso Fenton Bresler ha intitolato la
biografia che gli ha dedicato The Mystery Georges Simenon, ora tradotto
in Francia da Bollard col titolo L'énigme Georges Simenon). Nella sua
vita ha incarnato successivamente molti personaggi. Il bohémien, che
frequenta il Montparnasse degli "anni folli" in cui lo scrittore precoce
(aveva pubblicato il suo primo romanzo a diciassette anni e poi ne
aveva sfornati a decine, firmandoli con diversi pseudonimi: Georges Sim,
Gum Gut, Plick et Plock, Poum et Zette, Georges d' Isly, Germain d'
Antibes e via dicendo) ottiene i suoi primi successi. Il giornalista che
fa più volte il giro del mondo. Il cowboy del periodo americano
(1945-1956). Il romanziere affermato, che può permettersi di essere
arrogante con gli editori, ai quali strappa contratti favolosi. Il
miliardario, a cui il successo dà un po' alla testa, che frequenta il
tout-Paris, ha un tavolo riservato da "Maxim' s", ordina i vestiti a
Londra e si fa venire dagli Stati Uniti una Chrysler Imperial
appositamente carrozzata per lui, compra appartamenti, ville, castelli e
abbazie in rovina (abiterà successivamente in trentatrè dimore), mobili
preziosi, cani, cavalli. Il seduttore irresistibile. Il padre di
famiglia affettuoso. Ed oggi, il vecchio saggio. Bisogna vedere però che
cosa si nasconde dietro l'apparente serenità del saggio. A prima vista,
Simenon sembra aver avuto tutto dalla vita: il talento, la fortuna, le
donne, la fama. A trent' anni è già un autore adulato, che deve la sua
celebrità al popolarissimo personaggio di Maigret. [...] Un monumento alla sua creatura in Olanda, un
"Centro di studi Georges Simenon" all' università di Liegi, suo luogo di
nascita, ed anche una strada che porta il suo nome nella stessa città:
sono onori che pochi scrittori hanno conosciuto in vita (fra questi
pochi pensiamo a Victor Hugo, che ha altri punti in comune col
romanziere belga: il "machismo" e la prodigiosa fecondità e facilità di
scrittura).
[...] Il 18
settembre 1972, Simenon si chiude per l' ultima volta nel suo studio,
osservando il consueto rituale. Sulla busta verga una sola parola:
"Victor", il nome del nuovo protagonista. Poi resta immobile per tre ore
a fissare la busta, incapace di aggiungervi altro. Capisce allora che
la sua immaginazione è diventata sterile. L' indomani Simenon decide di
cambiar vita. Non scriverà più romanzi. Abbandona la sua villa da
miliardario di Epalinges, vende i mobili, le sue cinque automobili,
congeda gli undici domestici. "Dopo aver vissuto per cinquantacinque
anni nella pelle dei miei personaggi", dichiara, "voglio vivere la mia
vita: mi sento libero, felice, perfettamente sereno". Questa serenità
sarà però turbata molto presto. Da un lato, Simenon non riesce a
rinunciare del tutto alla scrittura, e si mette a dettare i suoi ricordi
al magnetofono: ne riempirà ventun volumi. Quell' eterno rimuginare su
se stesso e su episodi anche banali irrita la critica: dopo la
pubblicazione del dodicesimo volume, Angelo Rinaldi afferma sull'Express
che Simenon ha raggiunto "il grado zero della scrittura" (solo il
grosso volume dei Mémoires intimes, diventerà un best-seller per il suo
sapore scandalistico). All'amarezza per la disaffezione di una critica
che lo aveva tanto incensato, si aggiunge il peso di molti drammi
familiari. La sola donna di cui Simenon è stato veramente innamorato è
la canadese Denise, la sua seconda moglie, chiamata D nei suoi libri.
Invecchiando la donna è diventata alcolizzata e semifolle, e il loro
amore si è tramutato in feroce odio reciproco, che sarà messo in piazza e
avrà strascichi giudiziari. Nel suo libro autobiografico Un oiseau pour
le chat, Denise descrive il marito come un uomo orribilmente
presuntuoso, egocentrico e ubriacone. A sua volta, nelle sue "Memorie",
Simenon la descrive come una puttana, pur compiacendosi nel sottolineare
che era stato proprio lui a incoraggiare gli istinti puttaneschi di lei
(la porta in un bordello, la fa partecipare a giochi erotici con un
terzo partner, un giorno esige che si faccia servire a tavola dal
domestico dopo essersi denudata il seno).
Queste sordide vicende
coniugali dovevano precipitare la tragica fine di Marie-Jo, che si
uccise con un colpo di pistola il 20 maggio 1978, dopo aver già tentato
sei volte il suicidio. Marie-Jo era una ragazza molto intelligente e
sensibile: lo testimoniano le sue lettere e i suoi scritti. Fin da
bambina era legata al padre da un forsennato amore incestuoso: a nove
anni gli aveva chiesto di regalarle un anello nuziale, da cui non si
separerà mai. Era troppo fragile per sopportare le scenate dei genitori,
come pure l'ambigua situazione creata da Simenon, che ostentatamente
andava a letto con la cameriera italiana Teresa - la sua attuale
compagna ufficiale -, pur mantenendola nella posizione subordinata di
domestica. Marie-Jo era gelosa di Teresa. Per questo il padre la trattò
da "nemica". Per questo la figlia che lo adorava si suicidò. Numerosi
psichiatri e psicologi si sono interessati al "caso Simenon",
chiedendosi come mai quest'uomo che aveva avuto tutto dalla vita abbia
poi rovinato le proprie "chances", contribuendo alla distruzione della
sua famiglia. Sono giunti alla conclusione che Simenon è uno schizoide
e, dal punto di vista psicologico, un immaturo. Il suo comportamento
sessuale è assai rivelatore: molte volte Simenon si è vantato di aver
posseduto "diecimila donne", o addirittura "decine di migliaia".
All'epoca del suo primo matrimonio con Règine Renchon, da lui
ribattezzata Tigy, assicura di aver tradito la moglie ogni giorno con
almeno tre donne diverse. Aveva una predilezione spiccata per gli amori
venali e ancillari. Coltivava anche il sogno dell'harem: costrinse la
puritana Tigy a convivere con Boule, una servetta normanna, diventata la
sua concubina preferita, e poi con D. Quando Tigy ottenne finalmente la
separazione, fra le clausole del divorzio lui le impose l' obbligo di
vivere fino alla maggiore età del loro figlio Marc entro un raggio di
otto chilometri dalla propria casa e negli anni del suo matrimonio con
D., Simenon esercitò un "droit de cuissage" sistematico su tutte le
segretarie e le domestiche, prima che Teresa conquistasse un posto
privilegiato. La spudoratezza con cui egli rivela nei suoi scritti come
sedusse Tigy senza amarla, come "conobbe l' estasi" con D. fin dal primo
incontro, come prese Teresa, in piedi, in mezzo a due porte, rivelano
la sua mentalità di "macho" e ci rendono quest' uomo sgradevole, anche
se per altri aspetti può risultare simpatico. "Nelle sue opere", afferma
il professor Becker, "la sessualità è sempre descritta con la spietata
crudeltà della visione adolescenziale".
Se su questo piano, Simenon non è
mai giunto all'età adulta e non ha mai conosciuto le gioie di un amore
totale, il motivo va ricercato nei rapporti difficili con sua madre, una
donna austera, che non lo amava: ed è per questo che Lettera a mia
madre, scritta quando la donna era morta da tre anni, riveste un
particolare interesse. Ci sono pochi personaggi femminili nei romanzi di
Simenon. Curiosamente, il solo che spicca è quello della moglie del
commissario Maigret, una brava donna, esclusivamente devota al marito,
che lo attende a qualsiasi ora della notte per riscaldargli il pasto e
infilargli le pantofole. Questa donna, che è l' antitesi delle
"diecimila" a cui Simenon pretende di aver dato vittoriosamente la
caccia, incarna un suo segreto ideale di vita semplice,
piccolo-borghese; e forse in Teresa, con la quale lo scrittore vive da
oltre vent' anni e che lo assiste con l' amore di una madre e lo zelo di
un' infermiera, Simenon ha trovato, nella tarda vecchiaia, la
realizzazione del suo sogno piccolo-borghese.
---------------------------------------------------------------------------------
Certo
per la donna in Simenon il ruolo più congeniale è essere la femmina di
un maschio. Però i personaggi femminili nei Maigret hanno spesso una
grande importanza. Sono a volte un elemento distruttivo. In altri
casi prevale l'immagine positiva, almeno stando alla prima
impressione, della giovane paffuta, che lascia intravedere le forme
sotto la camicetta, o della madre sana e appagata nella sua esuberanza. Nel caso di una figura come Félicie (Félicie est là, in italiano La ragazza di Maigret) vi è nel commissario rispetto e perfino devozione verso la donna che sa dar prova di carattere nella fedeltà all'uomo della sua vita. (Giovanni Carpinelli)
La madre con il bambino: Aline (Katia Tchenko) nella Chiusa n.1 |
http://www.trussel.com/maig/jouannyf.htm
Nessun commento:
Posta un commento